Mafia nelle Marche, affari con spaccio di droga e appalti

Dal monitoraggio della Dia emerge che la regione non è immune dai blitz affaristici dei malavitosi, ecco dove

Il porto di Ancona, uno dei punti sensibili per le infiltrazioni mafiose

Il porto di Ancona, uno dei punti sensibili per le infiltrazioni mafiose

Ancona, 20 gennaio 2020 - I tentacoli della mafia si allungano fino alle Marche, dove l'organizzazione criminosa fa affari con lo spaccio di droga e le infiltrazioni negli appalti. Sono i responsi del monitoraggio effettuato dalla Dia relativo al primo semestre del 2019, da cui, appunto, emerge che la regione non è immune dai blitz affaristici dei malavitosi. Fortunatamente non ci sarebbe radicamento sul territorio, ma il sistema produttivo regionale "potrebbe attrarre gli interessi delle organizzazioni criminali, specie per riciclare e reinvestire capitali illeciti", anche grazie alla posizione geografica, che ha nel porto di Ancona un "punto di approdo per i trasporti marittimi delle merci provenienti dall'area balcanica, affiancandosi ad altri scali del sud".

Lo scalo marittimo, in buona sostanza, come crocevia di stupefacenti, tabacchi lavorati esteri, merce ricettata e contraffatta. Per la Dia, le presenze di affiliati sono comunque occasionali: un riferimento é "a soggetti vicini a clan di 'ndrangheta, in particolare ai crotonesi Grande Aracri", e a "rilevate presenze criminali calabresi" in particolare a San Benedetto del Tronto tramite alcune figure riconducibili alla 'ndrangheta del catanzarese. Nella provincia di Macerata, così come nell'area di Fermo, sarebbero state notate persone riconducibili a cosche del crotonese, mentre nel Pesarese soggetti vicini ai clan reggini. Un settore di interesse per le mafie, come succede in altre regioni italiane, viene individuato nella gestione del ciclo dei rifiuti, al momento interessato "da fenomeni di criminalità locale".

Per la Dia, c'è un altro settore che appare esposto alle infiltrazioni mafiose: gli appalti pubblici, soprattutto "quelli connessi all'esecuzione delle attività di ricostruzione dei centri abitati colpiti dal sisma del 2016". Nel report c'è spazio anche per le mafie straniere, con particolare riferimento allo spaccio di sostanze stupefacenti, la cui gestione si trova attualmente nelle mani "soprattutto dei gruppi di origine africana". In particolare, nella zona di Fermo operano soggetti di origine marocchina, mentre in provincia di Macerata, "risultano attivi gruppi di tunisini e nigeriani, ma anche pakistani e albanesi".