"Covid: Marche in zona gialla dal 4 dicembre. Rt ancora giù"

L’indice va sotto 1, ma rimane alta la pressione sulle terapie intensive. L'annuncio del presidente Acquaroli: "Mi ha chiamato il ministro Speranza"

Il grafico dei ricoveri nelle Marche

Il grafico dei ricoveri nelle Marche

Ancona, 27 novembre 2020 - "Mi ha appena chiamato il ministro Speranza per confermarmi l'andamento molto positivo dell'indice Rt anche nella scorsa settimana. Se questi dati verranno confermati anche nella settimana in corso, e dai risultati parziali che abbiamo questa sembra essere la tendenza, dal giorno 4 dicembre la nostra regione dovrebbe tornare in zona gialla". Parola di governatore. Il presidente della Regione Marche dà l'annuncio con un post su Facebook.

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"Il ministro - aggiunge - mi ha anche preannunciato che l'ordinanza in scadenza oggi sarà prorogata fino al 3 dicembre, poiché i 14 giorni per cambiare fascia non vanno considerati dal giorno in cui l'ordinanza è stata emessa, ma dal giorno in cui si registra il primo risultato positivo". E conclude con un augurio: "Conto nelle prossime ore di potervi dare un altro importante aggiornamento".

Il post di Acquaroli

Dunque, cala l’indice Rt, l’indice di trasmissione del contagio, sceso venerdì scorso a 1,17 ma destinato con ogni probabilità a scendere ancora intorno a 1 o forse anche sotto nel report dell’Istituto Superiore di Sanità, atteso per la giornata di oggi. E migliora anche la percentuale dei positivi sul totale delle persone testate, l’indice che misura meglio la diffusione del virus poiché non risente delle oscillazioni nel numero dei tamponi analizzati, sceso ieri al 24,5%, pari a 519 casi sui 2115 test esaminati per le nuove diagnosi. Di queste, 102 sono riferite a Pesaro e Urbino. Stabile, seppur tragica, la situazione dei decessi, ormai ferma da una settimana a 10-11 vittime giornaliere.

Ciò che purtroppo preoccupa sono almeno due elementi: la nostra insufficiente capacità diagnostica, che ci pone al terz’ultimo posto in Italia, e la pressione sugli ospedali. La questione-tamponi sta togliendo il sonno all’assessore Saltamartini che si è trovato in mezzo alla guerra che si è scatenata sugli approvvigionamenti. La Regione ne aveva chiesti 254mila al commissario Arcuri, ne stanno arrivando solo poche migliaia e col contagocce. Nel frattempo è andata deserta la gara che l’Asur ha bandito per 400mila dispositivi molecolari, perché la Protezione civile ne ha fatto man bassa ordinandone 10 milioni di pezzi. Allora si sta cercando di aggirare l’ostacolo aumentando le diagnosi fino al 50 per cento, e anche oltre, ricorrendo ai test sierologici da eseguire in farmacia, ma soprattutto utilizzando i test antigenici strumentali e i tamponi rapidi.

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Tanto per avere un’idea, ai 2500-2700 tamponi processati ogni settimana nell’Area Vasta 1 potrebbero facilmente aggiungersi altre mille-millecinquecento diagnosi ricavate con questi dispositivi facilmente reperibili sul mercato. L’altro ostacolo che si frappone tra le Marche e il giallo del «via libera» alle attività economiche, scolastiche, sportive sono i ricoveri oltre-soglia nelle Terapie intensive, occupate da pazienti Covid al 46% rispetto al limite di sicurezza del 30 (dati Agenas): per rientrare nei parametri dovremmo avere una regressione di 3 posti letto al giorno nei prossimi dieci giorni. Anche gli altri reparti non critici sono in affanno registrando il 47% dei letti occupati, quando la soglia di sicurezza è del 40. Un dato che si spiega con una degenza in uscita ancora troppo bassa (solo 42 dimessi ieri) e un utilizzo ancora limitato delle strutture territoriali che ieri ospitavano appena 200 pazienti avviati alla guarigione (51 a Galantara e 47 a Macerata Feltria).

Un trend che ha l’effetto di sottrarre spazio alle altre patologie: a Marche Nord, sui 592 letti disponibili tra Pesaro e Fano, solo 310 sono rimasti per le cure ordinarie. Insomma, a frenare la nostra promozione nel club delle zone gialle potrebbe essere proprio il dato che risente maggiormente delle politiche sanitarie regionali degli ultimi anni e del colpevole ritardo con cui abbiamo approntato il sistema sanitario per la seconda ondata epidemica.