MANUEL SPADAZZI
Marco Pantani

Tre indagini, stesso verdetto: Marco Pantani non è stato ucciso

L’ipotesi di reato di omicidio volontario non ha trovato riscontri, nonostante i nuovi testimoni che non erano mai stati ascoltati nelle indagini precedenti. Il ciclista è morto per farmaci e cocaina

Il ritrovamento del corpo di Marco Pantani al Residence Le Rose di Rimini

Il ritrovamento del corpo di Marco Pantani al Residence Le Rose di Rimini

La nuova indagine sulla morte di Marco Pantani, la terza dalla scomparsa del campione di Cesenatico, avvenuta il 14 febbraio 2004 nella stanza D5 dell’hotel Le Rose a Rimini, è conclusa. E va verso l’archiviazione. Secondo la Procura di Rimini, che è tornata a investigare sulla tragedia in seguito all’inchiesta della commissione antimafia, Pantani non è stato ucciso. L’ipotesi di reato di omicidio volontario non ha trovato riscontri.

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I nuovi testimoni

In questa nuova indagine, coordinatore dal procuratore capo Elisabetta Melotti e dal sostituto procuratore Luca Bertuzzi, sono state sentite una ventina di persone. Molte di loro non erano mai state interrogate nelle indagini precedenti. A fare i loro nomi è stata Tonina Belletti, madre di Pantani, nei colloqui con la Procura e nelle memorie consegnate agli inquirenti dagli avvocati della famiglia del Pirata, Fiorenzo e Alberto Alessi. Tra le persone ascoltate anche Mario, il tassista di Cesenatico che aveva rivelato al programma Le iene di aver portato due ragazze (due ballerine che lavoravano nei locali della Riviera) da Pantani all’hotel Le Rose, la mattina in cui morì. Interrogato dagli inquirenti, il tassista nel suo racconto ha evidenziato lacune e contraddizioni. Ed è stato smentito da una delle due donne (l’altra è morta), che ha negato di aver mai avuto contatti con Pantani. Anche le versioni fornite da altri, sentiti in quanto persone informate sui fatti, si sono rivelate lacunose e spesso basate sul sentito dire. Nessuno di loro era lì il giorno in cui Pantani morì. La Procura ha interrogato anche un investigatore privato che, a mamma Tonina, aveva detto di aver rivelazioni eclatanti per lei. L’uomo poi ha ammesso di essersi inventato tutto per ottenere soldi dalla famiglia Pantani, che poi l’ha denunciato: l’indagine nei suoi confronti è stata archiviata perché nel frattempo è morto.

Morto per i farmaci e la cocaina

Le conclusioni a cui è approdata la Procura sono le stesse delle due precedenti indagini. Marco Pantani è morto per insufficienza cardiaca causata da una massiccia dose di farmaci antidepressivi e cocaina, assunti volontariamente. L’orario della morte, stando alle perizie eseguite, va collocato tra le 11,15 e le 12,45. Il corpo senza vita del Pirata è stato trovato la sera del 14 febbraio 2004 intorno alle 20,30. Durante la giornata più volte Pantani aveva telefonato alla reception, lamentandosi di persone che gli davano fastidio. Ma quando l’addetta alla reception e l’addetta alle pulizie sono salite al quinto piano per capire la situazione, Pantani non ha mai aperto loro la porta. Quando è stato trovato morto, la sua stanza era chiusa dall’interno e con mobili posti davanti alla porta (sempre all’interno) per bloccarla. C’erano dei mobili spostati e in disordine, ma nessuno di essi risultò danneggiato.

Le rivelazioni di Miradossa

Per la Procura Pantani non è stato ucciso. Nonostante i dubbi sollevati dalla relazione finale del 2022 della commissione antimafia, che invitava a fare "piena luce sugli avvenimenti". Gli inquirenti hanno riascoltato anche Fabio Miradossa, lo spacciatore condannato (insieme con Ciro Veneruso) per aver portato la cocaina a Pantani. In commissione antimafia e a Le iene Miradossa disse che il Pirata era stato ucciso, sottolineando il fatto che non erano mai stati ritrovati i 20mila euro che Pantani avrebbe avuto con sé nella stanza dell’hotel Le Rose. Ma secondo la Procura di Rimini non ci sono elementi né possibili sospettati per l’ipotesi di omicidio.