Michele Merlo, l’inchiesta sulla morte fa rotta verso verso Vicenza

La perizia medico-legale non ravvisa responsabilità dei medici bolognesi, ma punta su due visite effettuate in precedenza in Veneto per sintomi sospetti

Michele Merlo, in arte Mike Bird, è morto il 6 giugno all’ospedale Maggiore

Michele Merlo, in arte Mike Bird, è morto il 6 giugno all’ospedale Maggiore

Bologna, 20 novembre 2021 - Lividi ed ematomi sempre più grandi su gambe e cosce, per questo Michele Merlo, il cantante scomparso il 6 giugno al Maggiore dopo quattro giorni di agonia, si sarebbe rivolto a due medici di altrettanti punti sanitari di Rosà e Cittadella. E proprio su quelle visite ora si accende la luce della Procura di Vicenza che, nei giorni scorsi, ha ricevuto gli atti dell’inchiesta, per competenza territoriale, dai colleghi di Bologna, dove l’attività oggi – da quanto trapela – è conclusa.

Aggiornamento Michele Merlo, quella foto choc nella mail ai medici

L’autopsia. Emorragia cerebrale in connessione causale con la leucemia fulminante. Eccolo il motivo della morte di ’Mike Bird’, il cantante vicentino e volto noto del talent Amici di Maria De Filippi, effettuata alla fine della primavera scorsa da Matteo Tudini, il medico legale nominato dal pm Elena Caruso insieme ad Antonio Cuneo, direttore dell’Ematologia del Sant’Anna di Cona (Ferrara). "E ora – spiegò all’epoca l’avvocato Marco Antonio Dal Ben per la famiglia Merlo – si cercherà di capire se qualcuno avrebbe potuto diagnosticare il problema prima dell’intervento del 118, ma soprattutto in occasione dell’arrivo di Michele all’ospedale di Vergato".

Il 2 giugno con mal di testa, febbre superiore ai 38 – come denuncerà la famiglia dell’artista nell’esposto che portò all’inchiesta contro ignoti per omicidio colposo –, sangue al naso, un grosso ematona alla gamba. Dal Ps dell’ospedale lo indirizzarono al medico di guardia. L’Audit interno all’Ausl "evidenziò alcune criticità sotto il profilo organizzativo rispetto all’ospedale di Vergato, ma non di particolare gravità, confermando l’adeguatezza dei processi clinici e assistenziali". Il 3 Michele finì al Maggiore dopo l’intervento del 118 a casa della fidanzata, a Luminasio di Marzabotto, il 6 il suo cuore smise di battere. Secondo i risultati dell’autopsia, depositata nei giorni scorsi, gli interventi ’bolognesi’ sarebbero stati tutti a norma. Ovvero, i sanitari non avrebbero potuto fare nulla per modificare il decorso della malattia che porterà alla morte di Mike.

Le visite. Da referti e documenti sequestrati dagli inquirenti, ecco però emergere qualche stranezza legata a due visite effettuate in Veneto due settimane prima della tragedia. "Una a Rivà – spiega oggi l’avvocato Dal Ben – e una a Cittadella". Consulti medici che Michele aveva richiesto per strani malesseri, ma sopratt utto per via di alcuni ematomi agli arti inferiori. Proprio per questo ora i magistrati felsinei hanno ’girato’ l’intera documentazione ai colleghi veneti i quali saranno chiamati a fare luce su quegli accertamenti. "La famiglia – continua il legale – non cerca ad ogni costo un colpevole ma un accertamento vero su che cosa è accaduto e ha portato alla morte".