I doveri dei migranti

Sandro Rogari

Sandro Rogari

Roma, 21 settembre 2015 - Fino a ieri gli immigrati erano persone in cerca di lavoro. La loro immissione nella comunità nazionale è stata governata prima dalla legge Turco-Napolitano, poi dalla Bossi-Fini e successive revisioni e aggiornamenti. La legge è stata talora aggirata con fasulle dichiarazioni di asilo politico, ma i casi erano circoscritti. Comunque, la norma è pensata per quel tipo di immigrato. Ora lo scenario è cambiato nei numeri e nella composizione. La grande maggioranza degli immigrati chiede asilo politico per fuggire da situazioni di guerra civile: è un diritto tutelato dalla Costituzione italiana e dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo. Quindi il fai da te all’italiana non è più ammissibile. La questione va affrontata con uno strumento legislativo che definisca i percorsi di ricezione e quelli di integrazione, dall’arrivo a quando questi immigrati saranno maturi per una piena cittadinanza. È bene quindi chiarire subito cosa s’intende per multiculturalismo e ciò che non può essere. Non può essere chiusura degli immigrati in recinti culturali e linguistici impermeabili alla cultura e alla lingua del Paese nel quale chiedono asilo.

E NON può essere ignoranza della storia e mancato rispetto delle regole che governano la comunità nazionale che per l’immigrato è speranza di libertà e di riscatto dalla paura. Sono gli immigrati che scelgono l’Italia a proprio beneficio, non gli italiani che scelgono gli immigrati. Va da sé che il rispetto della religione, della lingua e della cultura delle comunità degli immigrati, senza distinzione di origine e di colore della pelle, è principio sacrosanto. Ma un disposto legislativo ad hoc è necessario perché al diritto di asilo politico siano collegati i doveri degli immigrati che restano nel nostro Paese e siano forniti gli strumenti perché questi obblighi siano rispettati. 

 DA ITALIANI sappiamo bene che tanti dei nostri bisnonni sbarcati a Ellis Island avevano il sogno di ottenere la cittadinanza degli Stati Uniti. Ma chi voleva diventare americano doveva parlare un buon inglese, conoscere la Costituzione degli Stati Uniti e saper sciorinare  la sequela dei presidenti americani. Poi ognuno si teneva la propria religione e la propria identità perché la somma dei diversi fa la nazione americana. Dobbiamo far nostra la lezione.

sandrorogari@alice.it