Nuovo divorzio riforma Cartabia: meno di un anno per dirsi addio. Cosa cambia dal primo marzo

L’obiettivo è di snellire e velocizzare le pratiche per arrivare all’addio definitivo in tempi rapidi. Ma persistono dubbi sulla fattibilità dell’iter perché mancano gli organici nei tribunali

Bologna, 1 marzo 2023 - Scatta il nuovo divorzio e, dirsi definitivamente addio, da oggi, mercoledì 1 marzo 2023, dovrebbe diventare decisamente più veloce. Dodici mesi (o forse anche meno) rispetto ai tempi infinitamente lunghi che duravano anni. 

Entra in vigore oggi, infatti, la riforma del diritto di famiglia, voluta dall’ex ministra della Giustizia del governo Draghi Marta Cartabia e anticipata di quattro mesi dal governo Meloni (la data inizialmente prevista era il 30 giugno 2023).

L’obiettivo della riforma Cartabia è quello di accorciare notevolmente i tempi sul divorzio (introdotto in Italia nel 1970), così che per marito e moglie si possa passare dagli attuali tre anni (circa) a meno di uno.

Riforma Cartabia:: nuove regole per il divorzio
Riforma Cartabia:: nuove regole per il divorzio

Nuovo divorzio: i punti della riforma Cartabia

Rito unico

Il primo cambiamento previsto dalla riforma è che con un unico atto si potrà chiedere separazione e divorzio giudiziale, ovvero anche quando non c'è accordo tra i coniugi sulle condizioni da adottare. Non ci saranno quindi più due fasi: prima davanti al presidente e poi davanti al giudice istruttore.

Un aspetto innovativo della riforma è che l'atto dovrà essere completo di tutti gli aspetti sin dall'inizio. Al momento della presentazione, infatti, dovranno essere presentati sia i documenti che riguardano la situazione patrimoniale degli ultimi tre anni, reddito da lavoro, beni posseduti come immobili, veicoli, quote sociali, estratti conto bancari e finanziari, e l' eventuale richiesta per il mantenimento e per l'affidamento dei figli.

Udienza entro 90 giorni

Sarà inoltre obbligatorio depositare un ‘piano genitoriale’ in cui vengono dettagliati tutti gli impegni quotidiani e le attività svolte dai figli minori. L'udienza del giudice dovrà essere convocata entro 90 giorni dal deposito del ricorso. Per ottenere il divorzio la sentenza parziale di separazione dovrà essere passata in giudicato.

‘Non convivenza’ ininterrotta

Altro requisito necessario è che la 'non convivenza’ sia ininterrotta. La competenza territoriale sarà in primis quella di residenza dei figli, altrimenti del ricorrente.

L'altro elemento di novità è che i figli saranno sempre ascoltati per i provvedimenti che li riguardano, anche i minori di 12 anni. ll giudice potrà sanzionare il genitore che non ottemperi agli impegni del piano genitoriale accolto, sia per le regole di affidamento e di visita, e potrà farlo anche nel caso di omissioni relative alla sua situazione patrimoniale per non pagare il dovuto.

Contributo di mantenimento

Il provvedimento del giudice sarà subito completo e nella prima udienza di comparizione potrà emettere provvedimenti provvisori sul contributo di mantenimento e sull'affidamento dei minori. Nei casi, infine, di violenza domestica la legge Cartabia prevede una corsia preferenziale.

Un tribunale ad hoc

La riforma istituisce il tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie: tribunali circondariali e, quale organo centrale, un tribunale distrettuale. I tribunali per i minorenni non sono soppressi, ma vengono trasformati in queste nuove articolazioni, per valorizzare le loro specializzazioni. Questa parte della riforma entrerà in vigore nell'ottobre 2024.

L’avvocato matrimonialista: “Mancano i giudici”

A fronte dell'entrata in vigore delle nuove norme per divorzio e separazione, sorgono però dubbi su quanto, nella prassi, si potranno accorciare veramente i tempi delle pratiche. Lo afferma Pompilia Rossi, avvocato matrimonialista e docente di diritto di famiglia all'Università Luiss.

“Se ci fosse la possibilità di rispettare i tempi previsti dalla legge Cartabia noi avvocati saremmo felicissimi – spiega la professoressa -, ma abbiamo molti dubbi. Manca l'organico dei magistrati togati, manca l'organico amministrativo, abbiamo un numero di contenzioso tale che non credo che in 90 giorni si possa fissare la prima udienza e l'altro elemento di preoccupazione è che nei giudizi di separazione e divorzio è tutto anticipato alla prima udienza. In precedenza con il primo atto cercavamo di tenere aperta la possibilità di un accordo. Non scrivere tutto nel primo atto significa non mettere in evidenza le negatività dell'altro, le sue carenze genitoriali, lasciare aperta la possibilità di una soluzione consensuale che è poi la finalità di tutti gli avvocati familiaristi”.