Nuovo Dpcm Draghi: quando esce, l'ipotesi. Partita tra rigoristi e aperturisti

Terminata la riunione dei ministri sullo stato della pandemia. Miozzo (Cts): "Aspettiamo i dati di venerdì". L'Emilia Romagna invoca la svolta sulle riaperture, allo studio revisioni dei protocolli di sicurezza

Nuovo Dpcm, il coordinatore del Cts Miozzo a Palazzo Chigi (Foto Ansa)

Nuovo Dpcm, il coordinatore del Cts Miozzo a Palazzo Chigi (Foto Ansa)

Bologna, 23 febbraio 2021 – Due ore di vertice a Palazzo Chigi per cominciare a dare forma al nuovo Dpcm, il primo firmato da Draghi. Alla riunione, convocata d'urgenza dal premier, hanno partecipato i vertici del Comitato tecnico-scientifico e alcuni ministri, uno per ogni forza di maggioranza. Dopo una prima parte con i tecnici, la riunione è proseguita solo tra il premier e i ministri.

Ci sono Roberto Speranza, Maria Stella Gelmini, Stefano Patuanelli, Giancarlo Giorgetti, Dario Franceschini e Elena Bonetti. Presenti anche gli esperti Franco Locatelli, Agostino Miozzo e Silvio Brusaferro. Si tratta, viene spiegato, di una riunione operativa sulla situazione della pandemia. L'intenzione, secondo diverse fonti di governo, sarebbe quella di varare con largo anticipo, già nei prossimi giorni, il nuovo provvedimento destinato a rinnovare le misure anti contagio del Dpcm. Domani il ministro della salute Speranza svolgerà in Parlamento le sue comunicazioni, per una interlocuzione tra Governo e Camere sul provvedimento.

Punto della situazione su dati e numeri, ma non si è parlato del tema delle riaperture: lo dice Agostino Miozzo del Cts lasciando palazzo Chigi. "Non abbiamo parlato di riaperture, se ne parlerà in un'altra occasione. Venerdì ci sarà una nuova fotografia della situazione e poi vedremo". "Abbiamo rappresentato al presidente Draghi i dati e i numeri. Dal punto di vista scientifico noi siamo prudenti, ma non abbiamo descritto una situazione di catastrofe imminente". Ma Draghi è aperturista o rigorista? "Ascolta e ci ha ascoltati con attenzione".

La partita tra 'rigoristi' e 'aperturisti'

L'indicazione del Cts sarebbe comunque quella di una sostanziale conferma dell'impianto del Dpcm in scadenza, senza via libera, ad esempio, per la riapertura di palestre e piscine. La stessa linea che è caldeggiata in primo luogo da Speranza, che domani riferirà prima al Senato e poi alla Camera sulla pandemia. Per il ministro, infatti, non è il momento di "abbassare la guardia" perchè i dati non lo consentono e le varianti destano preoccupazione. Una linea, quella del rigore, che non vede però tutti d'accordo. Matteo Salvini e la Lega chiedono un allentamento. Stamani il leader del Carroccio è stato a colloquio con Draghi, affrontando proprio questo tema. Salvini vuole "interventi mirati ma senza lockdown" con aperture "dove possibile". "Non parlo a nome di Draghi, non mi permetto, ma sul ritorno alla vita, dove la situazione lo permetta, siamo sulla stessa linea", ha assicurato alla fine. Questa posizione, comunque, non è solo della Lega. Anche Stefano Patuanelli, ministro dell'Agricoltura M5s, lavora a un "protocollo per consentire alla ristorazione la ripartenza" e Stefano Bonaccini, governatore Dem dell'Emilia-Romagna e presidente della Conferenza delle Regioni chiede "dove ce lo si può permettere, nelle prossime settimane o nei prossimi mesi, con capienze ridotte, via via riaprire cinema e teatri". Con queste differenze sul tavolo, trovare un accordo non sarà semplice, ma Draghi vuole fare in fretta. Per il premier non si deve più ripetere quanto avvenuto con lo stop alla riapertura degli impianti sciistici, giunto a poche ore dal via. Dunque dopo l'intervento di Speranza saranno recepite le indicazioni del Parlamento, il governo ascolterà le Regioni e il Cts, per arrivare alla firma 4-5 giorni prima della scadenza del 5 marzo.

Aperture, l'Emilia Romagna invoca la svolta

Lotta dura al Covid-19 laddove i contagi sono di più e l'intensità del virus è maggiore, ma maggiore elasticità nelle aree meno colpite. E' questa, in accordo con le considerazioni sulle possibili aperture serali dei ristoranti in zona gialla espresse dal governatore Stefano Bonaccini, la linea da seguire secondo Andrea Corsini, assessore al Turismo e al Commercio della Regione Emilia-Romagna. Tenendo sempre presente, ha però ricordato il numero uno di viale Aldo Moro, che “occorre buon senso per aiutare i settori che sono nel dramma” ma che “devono essere gli scienziati a fare gli scenari rispetto ai quali deciderà la politica”.

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In attesa della scadenza del Dpcm in vigore fino al prossimo 5 marzo e nel pieno delle riflessioni che porteranno alla stesura di un nuovo provvedimento, Corsini opta per venire incontro, almeno parzialmente, alle esigenze espresse da “migliaia e migliaia di operatori economici e dei servizi” che “hanno bisogno di nuovo ossigeno”.

Parliamo, nello specifico, di titolari e dipendenti di “bar e ristoranti, piscine e palestre” ma anche di “luoghi della cultura”, sulla cui disponibilità a “collaborare per adeguare gli spazi e formare il personale rispetto alle regole da seguire possiamo contare”. L'obiettivo della Regione, accanto all'intensificazione della lotta alla pandemia e alle nuove varianti virali da perseguire “dove necessario, anche attraverso misure ancora più stringenti”, è, dunque, “creare le condizioni perché bar e ristoranti, piscine, palestre e attività sportive, i luoghi della cultura e dello spettacolo possano riprendere la loro attività in maniera maggiore e continuativa rispetto ad oggi, dove le condizioni epidemiologiche lo consentano”.

Sul tema, ricorda ancora Corsini, “abbiamo aperto un tavolo di confronto con le associazioni del commercio e degli esercenti”, con il fine di concordare possibili revisioni “dei protocolli di sicurezza condivisi nei mesi scorsi”. Rendendoli più rigorosi, “proprio perché garantire condizioni di massima sicurezza resta la priorità, nell'ottica di consentire aperture serali, non solo a mezzogiorno, nella ristorazione, e lezioni e attività individuali in palestre e piscine, dove la frequenza potrebbe essere ancor più controllata”.

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