Nuovo Dpcm, Emilia Romagna in bilico fra zona arancione e verde

Decreto firmato nella notte, regioni divise in tre zone a seconda del rischio di contagio, ma per la mappa bisognerà attendere i dati Iss

Nuovo Dpcm, il ministro della Salute Roberto Speranza con il governatore Stefano Bonaccini

Nuovo Dpcm, il ministro della Salute Roberto Speranza con il governatore Stefano Bonaccini

Bologna, 4 novembre 2020 - L’unica certezza, per ora in Emilia-Romagna, è il coprifuoco nazionale. Il nuovo Dpcm è stato firmato dal premier Conte che ha resistito all'ultimo pressing delle Regioni e, a tarda notte, ha firmato il decreto che istituisce un regime di chiusure differenziate a seconda della fascia di rischio contagio alla quale appartiene una Regione. Ma per stabilire la mappa delle zone di contagio bisognerà attendere altre 24 ore, visto che si farà sulla base dei dati Iss di oggi.

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Il decreto è stato firmato dopo ore di incontro fra il Governo e le Regioni. Stefano Bonaccini guida per ore, con forza, la videoconferenza. Cuffia e videocamera, nonostante la ‘gestione’ del Covid che l’ha colpito. Ma il colore della nostra regione, arancione o verde, resta in bilico. 

Se verde, in Emilia-Romagna ci sarà ‘solo’ il coprifuoco e altre limitazioni eventualmente decise da viale Aldo Moro; se arancione, saranno prese decisioni drastiche. Leggi la chiusura dei locali se non per l’asporto e le consegne a domicilio e il divieto di spostamento dal comune di residenza se non per motivi di lavoro, salute o urgenza e necessità. In una parola: un lockdown.

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Il rimpiattino è violento e inizia al mattino. Cauto ottimismo, poi la situazione s’ingarbuglia: il Governo pare collocare nella zona ‘arancione’ tutti i territori in cui il fattore di rischio è compatibile con lo ‘scenario 3’: Rt (il ‘famoso’ indice di replicazione) tra 1,25 e 1,5 (in regione siamo di poco sotto 1,5) e una "trasmissibilità sostenuta e diffusa con rischi di tenuta del sistema sanitario nel medio periodo". La sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa invita però alla calma ed esclude scenari di chiusura totale per la nostra regione.

Alle 19, però, sui cellulari di politici e dirigenti emiliani viene ribadita la sentenza dell’Istituto superiore di sanità: l’Emilia-Romagna è classificata arancione, dunque, nel linguaggio sanitario, con valutazione "del rischio moderata con alta probabilità di progressione".

Ma nel linguaggio di tutti i giorni questo cosa significherebbe? Chiusure di attività come bar, pasticcerie, gelaterie e ristoranti per tutta la giornata (escluse mense e catering continuativo), con la possibilità della consegna a domicilio "nel rispetto delle norme igienico sanitarie sia per l’attività di confezionamento che di trasporto", e fino alle 22, della ristorazione "con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze". Inoltre, divieto per i cittadini di "ogni spostamento con mezzi di trasporto pubblici o privati, in un comune diverso da quello di residenza, domicilio o abitazione, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi e non disponibili in tale comune". Ergo? Autocertificazione.

Alle 20.30, però, un nuovo scenario: il Governo avrebbe individuato 5 zone rosse, 6 arancioni e 8 ‘migliori’. Fra queste ultime, l’Emilia-Romagna: significherebbe, almeno per una settimana, colore verde e non arancione.

Finisce poi l’incontro fra Governo e Regioni, ma il quadro non si chiarisce, anche se l’indirizzo del Ministero della Salute sarebbe quello – per ora – di non aggravare in maniera netta le misure anti-virus in Emilia. A notte inoltrata, la riserva sul colore e dunque sui provvedimenti non è ancora sciolta. E anche eventuali mini zone rosse (come nel Modenese, dove i casi sono in forte salita) per ora attenderanno.

Se l’Emilia-Romagna dovesse finire arancione, sarebbe una decisione pesante, sia per l’aspetto politico (Bonaccini ha lottato come un leone contro le chiusure indiscriminate) sia per quello organizzativo. Non solo, ieri il governatore ha chiesto "misure omogenee" e un confronto fra Ministero e Regioni per "l’analisi dei dati per la classificazione dellee regioni". Il nostro sistema sanitario è probabilmente quello che meglio sta reggendo all’urto del Coronavirus, tanto da aver convinto il Governo a creare sulla via Emilia l’hub nazionale per la terapia intensiva. E i casi gravi hanno un indice di occupazione sotto la soglia psicologica del 30% (27%). Ecco perché l’arancione, in Emilia-Romagna, non è il nuovo nero. L’arancio non sta bene con tutto.

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