Nuovo vaccino covid, l'esperto: funziona e gli studi proseguono

L'immonologo Andrea Cossarizza spiega come terremo a bada anche le nuove varianti e rinnova l'appello: "Subito il booster ai fragili"

Modena, 26 luglio 2022 - L'appello dei medici che si moltiplica è: fare subito la quarta dose del vaccino covid agli over 80 e alle categorie fragili. Sebbene il picco della nuova ondata sia finalmente alle spalle e tutti gli indicatori segnino (finalmente) il segno meno, l'autonno è alle porte. E i moltissimi casi di reinfezione che si sono verificati in queste ultime settimane sono certamente dovute anche ai tanti mesi trascorsi dalla terza dose, a cui la maggior parte della popolazione si è sottoposta tra dicembre e gennaio scorsi.

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Ora l'attesa è tutta proiettata all'arrivo del nuovo vaccino covid, studiati apposta per essere maggiormenti efficaci contro la variante Omicron, ora del tutto prevalente in Italia e nel resto del mondo. Andrea Cossarizza, immunologo e professore ordinario dell'università di Modena e Reggio, fa il punto della situazione.

Professor Cossarizza, quanto è importante procedere con la quarta dose?

"La quarta dose è molto importante per le persone che devono essere protette più degli altri, e con questo intendo chi non ha un sistema immunitario perfettamente funzionante, cioè le persone fragili.  A queste appartengono i pazienti che fanno chemioterapia, terapie immunosoppressive, che hanno avuto seri problemi di salute, che sono obesi, oppure quelle che hanno un'età avanzata, diciamo sopra i 75-80 anni. Ma il sistema immunitario può iniziare ad involvere e a non funzionare benissimo molto tempo prima degli 80 anni - si pensi ad esempio all’età di insorgenza delle malattie autoimmuni, tipicamente intorno ai 40-50 anni - per cui vengono invitate a vaccinarsi anche gli ultrasessantenni, sia per fornire loro una maggiore protezione, sia per rallentare al massimo la diffusione del virus".

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In che modo il vaccino sarà in grado di 'combattere' le varianti?

"I vaccini permettono di produrre anticorpi contro la proteina spike del virus, ma anche di innescare una reazione di riconoscimento della stessa proteina da parte dei linfociti T. Bisogna ricordare che il sistema immunitario usa una strategia molto efficace, messa a punto nel corso dell’evoluzione, grazie alla quale in ogni risposta immune vengono riconosciute parti diverse della stessa molecola. Questo viene fatto sia dalle cellule che producono anticorpi, sia dai linfociti T che le aiutano. Questo fa sì che, anche se alcune parti - quelle che mutano - della proteina spike possono scappare dal riconoscimento immunitario, le altre parti - quelle più stabili - non riescono a farlo. In questo modo la risposta al vaccino permette di tenere sotto controllo le varianti, impedendo loro se non di infettarci, almeno di non provocare la malattia grave".

Sono in corso ulteriori studi? 

"Certamente sì, ed infatti ci sono molti gruppi che cercano di produrre vaccini capaci di attivare nello stesso momento sia una efficace produzione di anticorpi, sia una maggiore attività di diversi tipi di linfociti T".

I vaccini saranno modificati in base alle varianti in circolazione? 

"Sono già stati studiati vaccini bivalenti, ossia prodotti che mettono insieme il vaccino originale (quello contro il primo virus, quello di Wuhan) con un vaccino che riconosce la variante Omicron. Questo doppio vaccino attiva le cellule di memoria prodotte nelle precedenti vaccinazioni, che aiutano anche le nuove cellule che devono riconoscere e combattere Omicron. E’ una strategia molto raffinata, che, almeno nei trials clinici, ha dato ottimi risultati".