Vaccini Italia: la macchina non decolla. Pesa la debacle di AstraZeneca

Il target delle 500mila dosi al giorno centrato solo quattro volte. Con questo ritmo slitta a settembre l’immunizzazione del 70% degli italiani

L'andamento della campagna vaccinale

L'andamento della campagna vaccinale

La campagna vaccinale in Italia non riesce a raggiungere le 500mila dosi al giorno – il target fissato dal generale Figliuolo – che sono state superate solo quattro volte: il 29 e il 30 aprile, oltre al 6 e 7 maggio. Un’eccezione, non la regola. La media mobile settimanale era ieri di 460.873 somministrazioni, dopo essere scesa da 453mila (mercoledì della scorsa settimana) a 450mila (giovedì). Anche il dato domenicale (373 contro 368mila dosi) è sostanzialmente lo stesso negli ultimi 7 giorni. Sostanzialmente è uno stallo. Che preoccupa chi si aspettava di puntare alle 600mila dosi e oltre. A questo ritmo ci vorrebbero 4 mesi e 8 giorni per coprire il 70% della popolazione. L’obiettivo sarebbe raggiunto il 15 settembre 2021 contro la previsione del governo che parla di agosto. Non ci siamo. Il problema, più che la mancanza di dosi, sono le percentuali di somministrazione nonostante un dato generale abbastanza buono (l’88% dei sieri ricevuti è stato iniettato).

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Il fatto è che le performance di AstraZeneca (solo il 78% di dosi disponibili somministrato), ma anche di Moderna (un sorprendentemente scarso 74%) e Johnson&Johnson (che fa appena il 51%) sono ben più basse della media. Benissimo, invece, le somministrazioni del gettonatissimo vaccino PfizerBiontech che è al 95%. Ma questo si sapeva: tutti lo vogliono, specialmente nelle regioni come il Lazio dove la scelta del vaccino è possibile. Gli italiani che hanno ricevuto almeno una dose sono, ad oggi, il 28,08% (16.747.147) dell’intera popolazione. Le persone completamente vaccinate, quindi anche con il richiamo, sono quasi 7,5 milioni, cioè il 12,52%.

All’ufficio del Commissario straordinario non sono preoccupati, sostengono che "rispetto al target dal lunedì al sabato siamo sotto di meno del 3%" e che "a maggio sono giunte sinora 5 milioni di dosi, alle quali se ne aggiungeranno questa settimana altre 3 milioni e poi nella seconda parte del mese altre 12, per un totale di 20 milioni". Ma il fatto che le Regioni vadano in ordine sparso non aiuta.

È il caso della vaccinazione per i cinquantenni, annunciata da Figliuolo per ieri, ma che in realtà è partita a metà e spesso solo per alcune classi. In Veneto le prenotazioni per i cinquantenni sono scattate venerdì scorso. In Piemonte, dal 4 maggio possono prenotarsi i cittadini della fascia 55-59 anni. Nel Lazio si è iniziato il 30 aprile per i 59-58 enni e per la fascia 54-55 anni si è aperto sabato scorso. La Lombardia è partita ieri per tutti i 50-59 anni. In Emilia Romagna le prenotazioni sono aperte solo per i 55-59enni. Nelle Marche si dovrebbe partire giovedì per i 50-59 enni. In ritardo la Toscana, che cerca di recuperare: da oggi sarà possibile vaccinare i 59 e i 58enni. Ancora peggio l’Umbria, che dovrebbe iniziare le prenotazioni per i cinquantenni a metà maggio, per vaccinarli a giugno.

In non pochi territori poi le dosi scarseggiano. Ieri c’è stata la chiusura dei due più grandi centri vaccinali di Napoli che durerà fino a domani. E a Potenza le vaccinazioni con Pfizer e Moderna oggi sono sospese per un giorno. Le Regioni spingono per avere più fiale. "Stiamo andando avanti a scartamento ridotto", si lamenta il governatore del Veneto, Luca Zaia. "Se avessimo più vaccini – concorda il governatore della Lombardia, Attilio Fontana – potremmo chiudere la campagna anticipatamente". Se le avessimo e se somministrassimo quelle che abbiamo.

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