Mercoledì 24 Aprile 2024

Quadri trafugati, ultimo scandalo Rai. Sparite anche tele di Monet e Guttuso

I carabinieri indagano sulle opere d’arte scomparse dalle sedi della tv. E gli arredi di design sono finiti all’asta

L’opera 'La domenica della buona gente' di Renato Guttuso

L’opera 'La domenica della buona gente' di Renato Guttuso

In Rai, si sa, le tradizioni sono importanti e si tramandano sempre con grande attenzione. Anche quella – molto poco lodevole – di rubare dipinti di grande pregio e valore, molti ospitati all’ottavo piano di viale Mazzini, il ’piano nobile’ dove hanno sede gli uffici dei vertici. E dove possono avere accesso solo i dipendenti come quello che, ormai negli anni Settanta e ora in pensione, sostituì con una copia il famoso Architettura del toscano Ottone Rosai e rivendette l’originale a 25 milioni di lire dell’epoca; rintracciato, ha ammesso candidamente il furto, consapevole che il reato e l’aggravante (la ricettazione) sono prescritti.

Ora però, nel solco di questa ‘nobile’ tradizione, qualcuno ci ha preso gusto – e non da ieri – causando una perdita milionaria alla tv pubblica. Si parla di 120 opere d’arte originali tra quadri, sculture e oggetti di vario tipo che componevano un patrimonio di circa 1.500 pezzi fatti sparire non solo nella sede centrale romana della Rai ma anche in diverse sedi regionali. Indagano i Carabinieri del nucleo Tutela del patrimonio culturale sotto la guida del pm Francesco Marinaro che, a quanto sembra, avrebbe circoscritto il perimetro puntando sempre su alcuni dipendenti infedeli dell’azienda pubblica, anche se al momento non ci sarebbero riscontri oggettivi né persone indagate.

Anche perché non è facile ricostruire movimenti e altro su un arco temporale che parte almeno dal 1996 ma che, nel tempo, ha visto sparire dai luoghi deputati a ospitarli anche 4 miniature, alcune in bronzo e altre in argento, del celebre Cavallo dello scultore Francesco Messina in scala ridotta, la famosa statua del ‘cavallo morente’ simbolo della Rai per eccellenza.

Ma mancano all’appello anche l’opera Vita nei Campi di Giorgio De Chirico e la Domenica della buona gente di Renato Guttuso, entrambe di valore "inestimabile" secondo gli esperti, un dipinto a olio di Felice Casorati intitolato Il deputato di Bombignac. Tempo fa, la Rai ha nominato un comitato tecnico scientifico (di cui fanno parte, solo per fare qualche nome, anche Vittorio Sgarbi, Oliviero Toscani e Achille Bonito Oliva) per tutelare un patrimonio che vale circa 100 milioni di euro, con l’obiettivo di catalogare le opere. Non sono solo dipinti, ma anche litografie, arazzi, sculture. "Con un lavoro certosino — ha spiegato Nicola Sinisi, il direttore dei Beni artistici della Rai — abbiamo iniziato a mettere al riparo il grande patrimonio" della tv di Stato a cui mancano però all’appello molte opere.

L’allarme è scattato nel marzo scorso, quando proprio in viale Mazzini era caduto in terra quello che avrebbe dovuto essere Architettura di Rosai e si sono accorti che si trattava di una copia. "È la stessa Rai ad aver fatto emergere i furti in azienda nell’arco di più anni – ha commentato ieri il presidente Rai, Marcello Foa –. La scoperta è avvenuta grazie a un’inchiesta interna, da me avviata non appena avuta la percezione di un possibile problema. Una volta conclusa, abbiamo subito sporto denuncia".

"Bene l’apertura dell’inchiesta sui beni culturali – gli ha fatto eco il commissario di Fd’I in Vigilanza Rai, Federico Mollicone –, presenteremo un quesito in Vigilanza per chiedere chiarezza sul numero di beni in possesso della Rai e quali siano stati perduti". "Mi stupisce sapere che abbiano rubato un centinaio di opere d’arte dentro la Rai – chiude Piero Angela, 92 anni di cui circa 70 trascorsi tra le mura della tv pubblica –. Certo, il ‘vizio’ di accaparrarsi un oggetto artistico presumibilmente di grande valore è sempre esistito, ovunque, sia per realizzare un guadagno illecito dalla vendita, sia per il semplice gusto di esporlo in casa o nella propria villa privata: del resto, ci sono tanti musei, anche di prestigio, che espongono al pubblico opere arrivate lì perché acquistate da mani illegali".