“Io, rapinata in treno del mio iPhone: nessuno mi ha aiutata”

Linea Verona-Bologna, studentessa derubata: “Quel telefono acquistato con tanti sacrifici dai miei genitori”. I testimoni: “Nessuno è venuto in soccorso”

Bologna, 14 gennaio 2023 –  Sono le 21 circa. Sul treno regionale veloce 3847 che da Verona va a Bologna salgono passeggeri e tra questi numerosi ragazzi di colore. A ogni fermata direzione Bologna se ne aggiungono altri. Una ragazza si sente troppo osservata e si sposta. Un’altra, Rebecca Panté 24 anni, residente nella provincia di Messina, studentessa di Economia a Trento, ha il suo Iphone appeso con una corda al collo.

Rebecca Panté
Rebecca Panté

Il treno si ferma a Ostiglia attorno alle 21,40. Un ragazzo di colore di circa vent’anni sale. E’alto, di corporatura snella, indossa un lungo giubbotto blu e una tuta, la cui gamba destra è segnata da due bande, di colore chiaro, poco sopra il piede. Cammina nervosamente su e giù.

Improvvisamente afferra l’iPhone che è al collo di Rebecca, la strattona, la scaraventa sul sedile, la cordicella tiene ma alla fine si schianta, la ragazza nel frattempo strilla disperata e chiede aiuto, ma il giovane corre fuori dal treno, inseguito fino alla porta da alcuni testimoni che chiamano a gran voce polizia, controllore e capotreno. Ma non c’è nessuno.

Un testimone telefona il 113 e a quel punto si dilegua anche la decina di ragazzi di colore che stazionavano nel vagone.

Al 113 risponde un agente. Chiede di attendere. La telefonata resta in attesa per 5 minuti e 44 secondi, con una segreteria che alterna l’italiano allo spagnolo. A quel punto il testimone che ha chiamato chiude.

C’è da consolare la ragazza, sotto choc e disperata: “No, non è possibile – dice Rebecca – quell’iPhone è frutto dei risparmi dei miei genitori che hanno fatto enormi sacrifici per comprarmelo, l’hanno pagato 1600 euro, chissà ora quando potrò riaverlo, ma mi dispiace per loro, so io cosa hanno faticato per accontentarmi. E ora come farò, devo arrivare fino in Sicilia e non ho più il mio telefono, non se lo merita la mia famiglia quello che è accaduto”.

Passa il tempo e nessuno si vede. Il vagone è in balia di se stesso, con la ragazza fuori di sé per l’accaduto e due testimoni che cercano di consolarla: “Da quando sono salito sul treno non ho visto né controllore, né un agente di polizia ferroviaria. Questo treno è in mano a questi ragazzi che possono fare ciò che vogliono. Avrebbero potuto fare del male a quella ragazza e anche a noi, ci sentiamo in balia di questa gente, guardi là - e indica la successiva stazione più vicina a Bologna - ci sono solo loro in giro e approfittano dei più deboli”, dice Danilo Lippa di Bologna .

“Quello che è accaduto è sconcertante - aggiunge Giuseppe Petruscelli, cuoco di Lecce che lavora in un ristorante a Limone del Garda – non tanto e non solo per quello che hanno fatto o avrebbero potuto fare a quella povera ragazza, rapinandola di un cellulare che i genitori le avevano comprato con tanti sacrifici, ma anche perché siamo rimasti a lungo sul treno senza aiuto, senza che nessuno sia venuto in nostro soccorso”.

A una seconda chiamata alla Polizia, alla stazione di Mirandola, effettuata alle 21,55, risponde un centralinista annunciando che il testimone sarà richiamato e questo avviene nove minuti dopo, alle 22,04, con lo stesso testimone che non può rispondere.

Dopo circa trenta minuti arriva il controllore del treno, sconsolato: “Cosa possiamo fare? Sono solo, ho sentito gridare qualcuno ma non avevo capito bene, e dovevo far partire il treno”.

Il Regionale arriva a Bologna in attesa della coincidenza. Altri ragazzi di colore si aggirano attorno alle persone, alcuni bivaccano nei gradini che portano ai binari. La Polizia ferroviaria controlla ma il numero degli agenti è chiaramente insufficiente per osservare i vari piani. Un agente della polizia privata si sfoga: “Vi sorprendete di quello che è accaduto? Noi no, siamo pochi, e tutto il sistema ormai è critico, la situazione è degenerata forse in modo irrimediabile, come ci liberiamo di questa gente? Li ammanettiamo, poi tornano. Facciamo quello che possiamo, ma, ad esempio, noi siamo ridotti alla metà di quello che eravamo”.

L’Intercity notte per Lecce parte stracolmo alle una del mattino, dopo un ritardo di un'ora e mezza, niente rispetto al ritardo di altri treni fino a cinque ore, provocato da persone investite in più tratte.

A bordo diversi agenti della Polizia ferroviaria controllano i vagoni. Una signora, giunti vicino a Pesaro, li chiama: “Aiuto, mi hanno rubato i documenti”.