Regione Emilia Romagna, per la sanità 183 milioni di investimenti

Terapie intensive, pronto soccorso, stutture mobili e assunzioni: ecco come ci prepariamo alla seconda ondata covid e alla prossime pandemie

I pronto soccorso devono essere ripensati

I pronto soccorso devono essere ripensati

Bologna, 17 giugno 2020 – Un piano di investimenti da 183 milioni di euro (33,3 per le terapie intensive, 44,4 per quelle semi-intensive, 15 per i pronti soccorso, 2,3 per le nuove ambulanze e 88 per il personale sanitario), perché la sanità regionale non debba mai più affrontare le difficoltà che ha attraversato negli ultimi mesi. E' questo, con un'applicazione delle misure contenute nel decreto governativo 34 già a regime nonostante la deadline fosse fissata a dicembre 2020, lo sforzo messo in campo dalla Regione Emilia-Romagna, per scongiurare la possibile recrudescenza del Covid e fare fronte alla diffusione futura di nuove pandemie.

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Una riorganizzazione a tutto tondo, dunque, che, nelle parole dell'assessore regionale alle Politiche per la Salute, Raffaele Donini, tocca punti nodali come “la riqualificazione e l'ampliamento dei reparti di terapia intensiva e semi-intensiva, la ristrutturazione dei pronti soccorso, i programmi di riabilitazione per chi è guarito dal Covid, l'assunzione di nuove figure professionali e le operazioni di tamponamento”.

Innanzitutto, la Regione ha già messo a disposizione 177 sui 192 nuovi posti letto da predisporre nelle terapie intensive (146 dei quali approntati nell'ambito del piano Covid Care), che si aggiungono ai 449 del periodo pre-Covid e porteranno il totale a 641, toccando la quota sicura di 0,14 posti per 1.000 abitanti individuata dal Governo.

Poi, si è proceduto alla riqualificazione tecnologica di 261 dei 312 posti letto delle terapie semi-intensive, 156 dei quali risulteranno rapidamente convertibili in postazioni di terapia intensiva, e all'individuazione di 1.471 posti letto (il 40% di un monte totale pari a 3.670) immediatamente destinabili, in caso di riacutizzazioni future dei contagi, ai pazienti Covid.

Per chi sia stato contagiato e, dopo la guarigione, debba ora affrontare il percorso riabilitativo, sono invece allo studio percorsi di recupero integrati che partano dai reparti dove sono stati ricoverati e arrivino fino all'assistenza domiciliare, individuando caso per caso la più corretta forma di assistenza.

Nell'ottica di una possibile, anche se per nulla augurabile, riesplosione futura del Coronavirus, poi, la Regione ha già individuato quattro aree attrezzabili per installare strutture di assistenza mobili: l'ospedale fidentino di Vaio (Parma), il Bellaria di Bologna, il Sant'Anna di Ippona di Ferrara e il Santa Maria delle Croci di Ravenna.

Sul fronte dei riallestimenti dei pronti soccorso, ancora, 49 risultano da riqualificare e 43 da ristrutturare, con 15 cantieri già avviati e l'obiettivo di una separazione efficiente fra sospetti casi Covid e altri utenti, a partire dalla fase di pre-triage e dai percorsi dei mezzi di soccorso.

Il trasporto dei pazienti, del resto, sarà agevolato anche dall'arrivo di 17 nuove ambulanze, che sarà affiancato dall'assunzione di 85 infermieri, 85 autisti, 4 medici rianimatori e 6 infermieri specializzati in disaster recovery, con la volontà, parola di Donini, di “stabilizzare il più possibile dei 3.861 professionisti della sanità assunti ad oggi”.

Ultimo ma non ultimo, il nodo tamponi, disponibili ad oggi in 10mila unità giornaliere ma pronti ad arrivare in autunno alle 15mila unità. Proprio i mesi in cui la Regione conterà di innalzare del 44% la quota di vaccinati contro l'influenza stagionale (profilassi gratuita per over 75 e categorie a rischio), per evitare confusione con i sintomi del Covid.

“Queste misure sono il frutto di un lavoro gigantesco, messo in piedi da chi ha sofferto tanto ma ha anche reagito alla grande – ha commentato il presidente della Regione, Stefano Bonaccini – e quello che spero è che nei 36 miliardi di euro di fondi in arrivo dall'Europa ci sia spazio per nuovi grandi investimenti nella sanità pubblica, dagli ospedali alla medicina territoriale e dalle Case della Salute all'assistenza domiciliare”.

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