Rientro a scuola 2022, Bianchi: "Nessun ripensamento, si torna in presenza"

Il ministro dell'Istruzione non cede alle pressioni dei presidi. Giannelli: "Il Governo pensa solo ai lavoratori che non sanno dove lasciare i figli"

Reggio Emilia, 7 gennaio 2022 - Sul rientro a scuola in presenza, nonostante la recrudescenza dei contagi, specie tra giovanissimi (da lunedì ad esempio l'Emilia Romagna passa in zona gialla), e gli appelli dei presidi per un rinvio, il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi non cede di un millimetro. "Nessun ripensamento sul ritorno a scuola in presenza", ha detto a margine delle celebrazioni dell'anniversario della nascita della bandiera Tricolore a Reggio Emilia.

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Il ministro è stato categorico sull'appello firmato da oltre 1.500 presidi per chiedere di posticipare di due settimane (restando in Dad) il rientro tra i banchi di lunedì, per permettere di vaccinare tutti gli alunni. "Siamo molto attenti a voci che ci arrivano dal Paese, ma anche dalle tante voci che ci dicono che la scuola debba restare in presenza", ha rimarcato Bianchi. Dal canto suo il governatore del Veneto Luca Zaia alza la voce: "Avevamo chiesto un parere al Cts, non c'è stata risposta". E preconizza: "Sarà il caos, il testin è insostenibile".

Scuola, il ministro Bianchi: "Nessun ripensamento sul rientro in presenza" (Ansa)
Scuola, il ministro Bianchi: "Nessun ripensamento sul rientro in presenza" (Ansa)

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Il leader dei presidi Giannelli

Di tutt'altro tono le parole di stamane del leader dei presidi Antonello Giannelli: "L'unica preoccupazione del governo è legata ai lavoratori che non sanno dove lasciare i figli. La scuola viene considerata solo un servizio sociale, tutto il resto è contorno e marginale. Bisognerebbe tornare in presenza il 31 gennaio e nel frattempo vaccinare, distribuire le mascherine ffp2 e organizzare il tracciamento", spiega ai microfoni de 'L'Italia s'è desta', su Radio Cusano Campus.  Oltretutto, insiste Giannelli, sul ritorno a scuola in presenza il 10 gennaio "il governo non si è consultato con noi. Abbiamo incontrato il ministro il 4 gennaio e in quell'occasione io ho ritenuto opportuno dirgli che sarebbe stato meglio rimandare di qualche settimana il rientro in presenza. In quelle due settimane si potrebbe alzare la percentuale di alunni vaccinati, si potrebbe organizzare la distribuzione di mascherine ffp2 e organizzare sul territorio una campagna di testing degna di questo nome. Il nostro servizio sanitario nazionale non è in grado di assicurare il tracciamento nei tempi previsti, soprattutto con tutti questi contagi. Se stiamo 2-3 settimane in Dad non succede nulla, c'è una demonizzazione della dad che è senza senso".

Zaia all'attacco: sarà caos

Il presidente del Veneto Luca Zaia prevede un caos dettato da un "testing insostenibile". "Ai genitori diciamo già che non siamo in grado di far fronte a questa fase di testing - ha spiegato - tutte le regioni sono allo stremo e una giornata con 18mila contagiati prevederebbe 18mila telefonate di contact tracing che moltiplicate per almeno una decina di contatti stretti significa 180mila persone da contattare in un giorno. Impossibile". 

Prima della chiusura per le vacanze natalizie in Veneto c'erano 2400 classi in quarantena. "Se aggiungiamo la mancanza di docenti, quelli in quarantena, in malattia e i non vaccinati - ha poi concluso - pare chiaro che il 10 avremo una situazione per cui molte scuole resteranno chiuse o in Dad perché senza altre soluzioni".  

 

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