Saman Abbas, il padre Shabbar in videocollegamento col tribunale di Reggio Emilia: “Sì, sono io”

Dalle autorità pakistane è stata richiesta la presenza di un traduttore italiano. Dopo un paio d’ore l’uomo ha detto che non voleva la riproduzione della sua immagine

Reggio Emilia, 19 maggio 2023 - E’ iniziato  il videocollegamento dal Pakistan con Shabbar Abbas, il padre di Saman, la giovane di 18 anni uccisa a Novellara. L’annuncio è arrivato in apertura di udienza da parte del giudice Cristina Beretti, presidente della Corte d'Assise di Reggio Emilia, davanti alla quale si sta celebrando il processo per l'omicidio della ragazza, a carico di cinque imputati: i genitori Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, lo zio Danish Hasnain, i cugini Nomanulhaq Nomanulhaq e Ikram Ijaz.

Solo dopo un paio d’ore di dibattimento, Shabbar Abbas ha negato la riproduzione della sua immagine (che per questo abbiamo oscurato).

Il padre di Saman, Shabbar Abbas, si è videocollegato in aula
Il padre di Saman, Shabbar Abbas, si è videocollegato in aula

"Stamattina sono state fatte le prove tecniche di videocollegamento - ha detto il giudice Beretti - ma dalle autorità pakistane è stata richiesta la presenza di un traduttore italiano”.

L'udienza è stata  sospesa e raggiornata alle 10.30 in attesa di trovare il traduttore e poi stabilire il videocollegamento. Intorno alle 11.30, poi, Shabbar è comparso in video. E ha confermato la sua identità davanti ai giudici.

L’immagine compare in video

Indossa una camicia bianca e una mascherina Ffp2 che gli copre parzialmente il volto. Alle 11,27 è apparso così Shabbar Abbas, in videocollegamento dal Pakistan con il tribunale di Reggio Emilia dove si sta svolgendo il processo per l'omicidio della figlia 18enne Saman per il quale è imputato assieme ad altri quattro familiari della ragazza (lo zio Danish Hasnain, i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq e la madre Nazia Shaheen, unica ancora latitante). "Finalmente ce l'abbiamo fatta", ha detto il giudice Cristina Beretti che presiede la Corte d'Assise, riferendosi alle lunghe tempistiche negli scorsi mesi per avere il collegamento. "Lei parla italiano?", gli chiede il giudice. "Poco", risponde Shabbar. Dopo il riconoscimento di rito ufficiale della sua identità, confermata grazie ad un'interprete urdu-italiano presente a Islamabad, i suoi legali italiani Enrico Della Capanna e Simone Servillo hanno avuto un colloquio con lui. Il giudice ha così sancito la "riunificazione della posizione di Shabbar", che era stata stralciata temporaneamente in attesa del videocollegamento. Per poi riprendere l'udienza di venerdì scorso con la testimonianza di un investigatore. Un interprete tradurrà a Shabbar, nella sua lingua madre, tutto ciò che verrà detto in aula a Reggio Emilia.

La parola è poi passata al maresciallo Cristian Gandolfi, del nucleo investigativo dei carabinieri. La sua deposizione viene tradotta a Shabbar passo passo.

L’arresto e l’estradizione

Il padre di Saman era stato arrestato in Pakistan, dove ora si trova detenuto in carcere, nel novembre 2022: su di lui pende una richiesta di estradizione dell'Italia sulla quale il suo Paese natale, dopo numerose udienze, non ha ancora formalizzato il consenso o il diniego. Da qualche tempo Abbas aveva fatto sapere tramite il suo avvocato Simone Servillo di essere disponibile a partecipare al processo: stamattina sarà la prima volta in cui sarà presente al rito ordinario attraverso il videocollegamento.