Covid San Marino: c’è l’immunità di gregge. "Sputnik ci ha salvati"

Il 75% della popolazione ha scelto il siero russo che ancora non ha l’ok degli esperti Ue. Ora ci sono 35 contagi: nessuno è ricoverato

Una delle prime vaccinazioni Sputnik a San Marino

Una delle prime vaccinazioni Sputnik a San Marino

San Marino, 27 luglio 2021 - San Marino è uno dei primi paesi al mondo ad aver raggiunto l’immunità di gregge. Ma è anche uno dei pochi che lo ha fatto dichiarando guerra al Covid con lo Sputnik, il vaccino russo che l’Agenzia europea del farmaco ancora non ha autorizzato. Siamo andati a San Marino per toccare con mano la situazione. "Lo Sputnik è efficace". Lo dicono forte i medici, ma anche i sammarinesi sciorinando statistiche e studi. Lo fanno numeri alla mano, con convinzione, pur sapendo che tra poco più di una settimana, passato il confine, non potranno sedersi al tavolo di un ristorante al chiuso.

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Effetto Green pass ed effetto del no dell’Ema allo Sputnik. In poco meno di tre mesi, da fine febbraio a maggio, di corsa, la piccola Repubblica ha immunizzato il 70% della popolazione, utilizzando per oltre il 90% Sputnik. A oggi a San Marino, su un target di 31.000 cittadini vaccinabili, hanno completato il ciclo 22.907 persone. A 19.606 di loro è stato iniettato il siero russo, a 3.301 lo Pfizer arrivato, seppur in forte ritardo, grazie all’accordo con l’Italia. E, in più, 1.508 dosi sono state iniettate ai turisti che hanno scelto il Titano, arrivando un po’ da tutto il mondo, proprio per poter ricevere lo Sputnik. Con il passare delle settimane la fiducia, inizialmente accordata per necessità al siero di Mosca, è stata supportata dai numeri di diversi studi promossi dall’Istituto per la sicurezza sociale di San Marino.

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Con l’stituto Spallanzani di Roma la collaborazione è nata per studiarne l’efficacia, con l’Università di Bologna per valutarne la sicurezza. "Dai dati preliminari sulla risposta dell’analisi anticorpale, su un campione di 1.000 volontari – riporta lo studio con lo Spallanzani – risulta una elevata immungenicità del vaccino russo e nel complesso questi dati confermano l’alta efficacia della campagna vaccinale nella Repubblica di San Marino".  

Parole confermate dai fatti considerando che dal 20 maggio scorso l’ospedale di Stato, che nel mese di febbraio era al collasso, è Covid free. Dal 25 aprile non si registra nessun decesso causato dal virus (90 i morti dall’inizio della pandemia e 5.130 i contagi). Quella del governo di San Marino di puntare sullo Sputnik, ormai cinque mesi fa, è stata una scelta quasi obbligata. Dall’Italia, come da accordi, i vaccini per proteggersi dal Covid non arrivavano, l’ospedale era al collasso, il numero dei morti saliva giorno dopo giorno. Così, si è guardato verso la Russia. "E’ stata una questione di vita o di morte – ricorda Giancarlo Raschi che di professione fa il ristoratore – E’ vero che adesso ci troviamo a fare i conti con un Green pass che in Italia non è valido, ma quella scelta era inevitabile con 12 letti su 12 occupati in Terapia Intensiva".  

San Marino ha iniziato a respirare, le attività hanno ripreso a marciare. Passeggiando per il centro storico si rivedono i turisti, lungo la Superstrada che collega il Titano a Rimini sono riapparse le code di auto. La fiducia accordata allo Sputnik non sembra intaccata nemmeno ora che i contagi sono tornati a salire. A San Marino come in Italia, seppur qui lo Sputnik non è mai arrivato. Nelle ultime due settimane si è passati da zero e 32 contagi. Ma nessun sammarinese ha bisogno di cure ospedaliere. Molti sono asintomatici, alcuni hanno sintomi lievi. Tutti sono monitorati dalla squadra Covid sul territorio. "Circa il 60% delle persone positive ha completato il ciclo vaccinale – dicono dall’ospedale – Si tratta di un dato che non deve sorprendere e che si sta già verificando in altri paesi alle prese con la variante Delta. La vaccinazione non assicura al 100% l’immunità al virus".  

Questo vale per lo Sputnik, ma anche per Pfizer, Astrazeneca e gli altri sieri in circolazione. "Sappiamo che i vaccini – spiega l’infettivologo dell’Iss, Massimo Arlotti – hanno una copertura nei confronti dell’infezione che supera l’80%, nei confronti della malattia supera il 90%, arriva al 95% per il ricovero in Terapia Intensiva ed è quasi assoluta per la mortalità. Questi vaccini funzionano come ci si aspetta. E’ ovvio che non possiamo pensare che nessun vaccinato possa contrarre l’infezione". Sputnik o non Sputnik, a San Marino, proprio come da ogni altra parte del mondo, si continuano a tenere sott’occhio soprattutto le condizioni cliniche dei nuovi malati. "I contagi in risalita non rappresentano un campanello d’allarme. Immaginavamo che sarebbe successo anche qui. Siamo a due passi dall’Italia – dice il dottor Arlotti – Quello che ci aspettiamo è che il carico sul sistema assistenziale sia molto meno importante, anche in termini di mortalità, rispetto alle ondate precedenti". E per il momento lo è confermando che, in realtà, il ‘comportamento’ del vaccino russo non sembra molto diverso da quello degli altri sieri sul mercato. Il virus è tornato a circolare, anche qualche vaccinato non ha scampo, ma i sintomi sono molto più lievi.  

Ora ai sammarinesi non resta che sperare che l’Ema, o più semplicemente i vicini di casa italiani, diano la benedizione alsier. "Questo è diventato più un problema politico che sanitario – sussura il ristoratore sammarinese parlando con un cliente – Lo Sputnik è efficace: perché non viene approvato?".