Sara Pedri, le ricerche non sono finite

Non si fermano le perlustrazioni del lago. La sorella Emanuela: "Da febbraio in poi, saranno in campo cani e sommozzatori"

Sara Pedri (a destra) con la sorella Emanuela. I vigli del fuoco in gommone

Sara Pedri (a destra) con la sorella Emanuela. I vigli del fuoco in gommone

Forlì, 1 novembre 2021 - Le ricerche del corpo di Sara Pedri, non si sono mai interrotte. Il lavoro dei sub è finito – per ora – con l’estate. Ma ancora adesso, una o due volte a settimana, i vigili del fuoco calano un gommone nel lago di Santa Giustina. Nella speranza che riaffiori, lungo le rive, magari una scarpa. "So com’era vestita Sara quel giorno – spiega Emanuela, la sorella della ginecologa 32enne scomparsa il 4 marzo –, la riconoscerei".

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L’ultima traccia di Sara è sul ponte sospeso sul torrente Noce. Ha lasciato la sua abitazione a Cles al mattino presto, all’indomani delle dimissioni dall’azienda sanitaria trentina ("mi sono tolta un peso", disse). Lascia in auto il telefonino. I cani molecolari indicano il punto esatto dal quale – questa la convinzione degli investigatori e dei famigliari – si sarebbe buttata: un salto di 50 metri. Ma dov’è il corpo di Sara? Alcuni cani speciali, addestrati a sentire la presenza di un corpo umano anche sott’acqua, hanno indicato un altro punto chiave per le ricerche, nel lago di Santa Giustina. Ma ci sono stati altri suicidi mai trovati.

A marzo, l’avvio delle ricerche: i sommozzatori si sono immersi nel punto indicato dai cani, senza trovare nulla. A giugno, è stato invece dragato il torrente Noce, che si tuffa poi nel lago Santa Giustina. Da allora (inizialmente 2-3 volte a settimana, poi ridotte) anche il gommone dei vigili del fuoco perlustra le rive del lago. Finora nessun esito: il corpo potrebbe essere incastrato tra le rocce, o tra i rami, o sepolto da detriti a molti metri di profondità. In agosto, quando l’acqua cala e si scalda, è più facile che i corpi riaffiorino. Niente. Non è facile: come tutti i laghi artificiali, ha rive scoscese e fondo melmoso, acqua torbida e gelida. Una bara d’acqua profonda 50 metri: sono 45, ora, dopo un autunno non particolarmente piovoso; in primavera potrebbe scendere a 25-30, agevolando il lavoro dei sub.  

"Tra febbraio e aprile, dipenderà anche dal meteo, le ricerche riprenderanno – dice Emanuela –. Questo le forze dell’ordine me l’hanno promesso. Serviranno di nuovo i cani molecolari, perché le correnti potrebbero avere spostato il corpo rispetto alle prime ricerche. E poi i sub torneranno a immergersi". Di nuovo con robot e visori per agevolare le ricerche. Essendo artificiale, il lago potrebbe anche essere parzialmente svuotato di 15 metri: finora però le istituzioni trentine hanno detto no a un’operazione sicuramente più complessa (e anche costosa). "Non abbiamo dubbi che Sara sia lì, purtroppo gli indizi sono chiari e univoci. Finora il lago non ci ha restituito niente di lei, ma le ricerche per noi non finiranno mai. Anche una scarpa sarebbe una prova".  

Ritrovare Sara darebbe una svolta anche all’inchiesta della procura di Trento, che ora vede indagati il primario Saverio Tateo e la sua vice Liliana Mereu? "Noi abbiamo puntato sull’abuso di potere nei confronti di mia sorella. Da questo punto di vista, la situazione non cambierebbe. Né, se il corpo non emergesse, si smonterebbe la nostra richiesta di parte civile. Ma è ovvio che per noi famigliari avrebbe un grande valore".