Sara Pedri news, gli ultimi messaggi alle amiche: "Mi sento in una lavatrice"

Esclusa dai turni di Natale, era delusa e temeva di fallire. L’ex primario sottoposto a procedimento disciplinare

Sara Pedri, gli ultimi messaggi alle amiche

Sara Pedri, gli ultimi messaggi alle amiche

Forlì, 22 luglio 2021 - "Le sue ultime parole della nostra chat di whatsapp sono state: ’Sono dimagrita un sacco un sacco, ma tengo duro e non mollo, non appena potrò scenderò’". Inizia così la testimonianza di Serena D’Agostino, amica e collega di Sara Pedri (con lei nella foto) durante i suoi 5 anni di specializzazione a Catanzaro. Una lettera che la dottoressa ha fatto avere alla famiglia della ginecologa in segno di vicinanza e che si conclude con la firma di 10 colleghe e colleghi che "si uniscono alle parole scritte" e "chiedono la verità".  

"Io Sara l’ho conosciuta 5 anni fa – racconta Serena – quando con il suo accento romagnolo e i suoi fulgidi capelli rossi si è presentata a noi, entrando a far parte del nostro gruppo di 5 giovani specializzandi ancora impauriti e pronti ad imparare a diventare ginecologi. Da sempre esplosiva, con la sua caratteristica camminata frettolosa, il suo spiccato senso del dovere che le imponeva di portare a termine tutti i piani della giornata lavorativa e di farlo nel migliore dei modi. Il suo essere così frizzante le aveva fatto guadagnare l’appellativo di ’Red Bull’, perché la sua presenza aveva un effetto energizzante sugli altri".  

Al ricordo umano si affianca poi quello della professionista, seria e scrupolosa: "Sara – continua l’amica – è da sempre stata molto attenta sul lavoro, anche troppo: dava un grandissimo peso alla sua responsabilità e se qualcosa non le riusciva perfettamente viveva un senso di mortificazione, a tal punto che da amica mi trovavo a farle notare le mille cose nelle quali eccelleva, piuttosto che quel piccolo errore o imperfezione per la quale si crucciava". E ancora: "Un grande senso del dovere sì, ma anche una grande voglia di mettersi a disposizione per fare e fare bene. Il suo obiettivo, che non ha mai nascosto in 5 anni, era imparare la professione per poi raggiungere una stabilità economica, data da un contratto a tempo indeterminato. E lo aveva raggiunto, vincendo il concorso a Trento. Era entusiasta del suo traguardo".

Quindi, il rapido e inatteso declino. "Poi il Covid e il suo trasferimento a Trento. Da lì sempre meno messaggi, il suo grande entusiasmo si percepiva sempre meno, sebbene lei cercasse di camuffare la cosa, sostenendo che ’in tutti gli ambienti ci sono gli st...’. Era rimasta mortificata dal fatto che l’avessero esonerata dalle guardie natalizie perché non considerata ‘idonea’ e questo non faceva che accrescere le crepe nel suo senso di adeguatezza professionale".

Una frattura irreparabile si era creata nella 32enne, che si è sempre più chiusa in se stessa fino a desiderare di sparire. "Non so cosa sia successo, – conclude Serena – ma dal primo momento in cui ho avuto la notizia ho pensato che qualcosa l’avesse minata come medico, perché lei teneva tanto al suo lavoro, forse più che a se stessa. Metteva davanti a sé la sua vita di medico, in secondo piano quella di trentenne con una vita da vivere e una famiglia".  

Anche la tutor di Catanzaro, Roberta Venturella, conferma: "Quando ci siamo salutate, l’ho abbracciata e le ho detto che mi dispiaceva veramente che stesse andando via. Ma era sicura, un treno in corsa, certa della sua scelta. Mi rammarico di non averla ’perseguitata’ nei mesi a seguire. Di non aver interpretato i suoi silenzi, i messaggi sempre più radi. Ero convinta che avesse voluto tagliare i ponti con il passato, non potevo mai immaginare che stesse vivendo un dramma di quelle dimensioni totalmente da sola. In uno dei suoi ultimi messaggi mi ha scritto: ’Mi sento dentro una lavatrice, come tutti i nuovi inizi. Ma ce la faccio’. Parlando con le ragazze che l’hanno sentita anche dopo, so che stava male e si vergognava a chiamarmi perché temeva di essere giudicata e di dover ammettere un fallimento. Ma il fallimento – conclude la dottoressa – non è di Sara, è di chi l’ha trattata talmente male da tarparle le ali, l’entusiasmo, la voglia di vivere". E poi quella domanda, senza risposta: "Ancora mi chiedo come sia possibile che una ragazza partita da qui in piena salute mentale, felice, propositiva, possa essere caduta in una depressione così grave e acuta in soli 3 mesi. Non me lo spiegherò mai".