Sara Pedri, il vescovo di Forlì: "Serve verità"

Tanta partecipazione e commozione alla messa con il vescovo Livio Corazza alla Cava per la ginecologa scomparsa, a dodici mesi dal suo ‘addio’

Il vescovo Livio Corazza con i genitori e la sorella di Sara Pedri

Il vescovo Livio Corazza con i genitori e la sorella di Sara Pedri

Forlì, 5 marzo 2022 - Era piena , ieri sera, la chiesa di Santa Maria Ausiliatrice della Cava. L’occasione non era solo quella della messa del primo venerdì di Quaresima: molti dei presenti erano parenti e amici di Sara Pedri, la giovane ginecologa scomparsa in Trentino, dove lavorava, esattamente un anno fa e si trovavano lì proprio per ricordarla e stringersi in un abbraccio con la sua famiglia, che da dodici mesi cerca risposte a interrogativi che ancora stentano a sciogliersi.

Nella prima fila di panche ci sono loro: la mamma, il papà e la sorella Emanuela. Le persone si avvicinano, scambiano qualche parola e la loro emozione dietro alle mascherine. A celebrare la messa, insieme al parroco Davide Brighi, c’è il vescovo Livio Corazza ch e già nei giorni scorsi aveva incontrato i familiari di Sara e ne accolto la storia. "Sara – comincia il vescovo – è scomparsa lo scorso anno, proprio in tempo di quaresima, lasciando tutti noi, e soprattutto la sua famiglia, nel dolore. Per questo ora ci affidiamo alla preghiera. Quando ho incontrato Mirella, la mamma, nel cuore mi è subito risuonata una parola precisa – continua – e quella parola è ‘amore’. Ho colto tanto amore nei confronti di Sara da parte della sua famiglia e di chi l’ha conosciuta, ma quello stesso amore l’ho colto anche in lei, attraverso le sue espressioni che oggi vengono ricordate".

Le parole del vescovo Corazza sono accolte dai fedeli con commozione. "Peggio della morte – va avanti – è la morte dell’anima, quando viviamo, ma non sappiamo amare, quando il male entra dentro di noi e ci contagia. Invece nella famiglia di Sara ho percepito tanto amore a convivere con la sofferenza e le tante incertezze. Mai odio". La riflessione, poi, si sposta: "La seconda parola che mi è venuta alla mente è ‘verità’. È importante che si continui a provare di capire cosa è successo e a cercare: cercare la verità, ma anche dove sia finita Sara".

Il vescovo , infine, tocca il tema del lavoro, cruciale in questa vicenda: "Tanto si parla di incidenti e morti sul lavoro; in questo caso parliamo di relazioni sul luogo di lavoro. Troppo spesso dimentichiamo quanto sia importante che le relazioni tra le persone siano sane. La terza parola della quale voglio parlare, infatti, è ‘Pasqua’, ovvero la rinascita dell’umanità. Cristo muore e a Pasqua risorge nella sua umanità. Siamo qui a pregare stasera proprio per questo: perché resusciti l’umanità nella relazione tra le persone in famiglia, a scuola, sul posto di lavoro. Ora – conclude il vescovo – ringraziamo il Signore che, anche grazie alla famiglia di Sara, riusciamo a trovare quell’amore che vince sull’ingiustizia, sulla violenza… Non so nemmeno io che parola usare", dice monsignor Corazza, nel toccare fatti complessi, ancora al vaglio.

Anche don Davide Brighi spende qualche parola per quella famiglia che ha imparato a conoscere bene: "Ricordo il 4 marzo di un anno fa quando abbiamo ricevuto la notizia e ci siamo trovati in casa ad affrontare questo grande dolore. Subito abbiamo capito che da soli non ce l’avremmo fatta, ma forse ora, insieme, ce la facciamo". L’ultimo atto è di fronte all’altare della Madonna dove è stata posizionata una foto che ritrae Sara sorridente, con i suoi capelli rossi e lo sguardo profondo. Ed è proprio sotto il suo sguardo che, una volta pronunciata la ‘preghiera dei figli in cielo’, il vescovo Corazza, don Brighi e i familiari di Sara si stringono in un lungo abbraccio.