Sepolto vivo sotto il fango di Sarno. "Sto rivivendo quel dramma"

Il racconto di Roberto Robustelli, che nel ’98 rimase tre giorni nella melma prima di essere salvato: "Ho provato dolore e rabbia a vedere le immagini di Ischia"

"Ho provato dolore misto alla rabbia a vedere le immagini di Ischia. Ho rivissuto la mia tragedia. Ho pianto per quei bambini morti. Perché a 24 anni dalla tragedia di Sarno, una sciagura che si portò via 137 miei concittadini, compreso mio padre, certe cose non dovrebbero più succedere. E invece...". Il 5 maggio del 1998 Roberto Robustelli fu sepolto vivo da una valanga di fango simile a quella che si è abbattuta su Casamicciola, e rimase tre giorni e tre notti sottoterra prima di essere salvato. Aveva 22 anni.

Come è iniziata la sua odissea?

"Stavo ritornando a casa dall’università, da Napoli. Quando sono arrivato a Sarno ho visto gente che con le macchine andava contromano. Uno mi urla: “Cade la montagna!“ La mia famiglia stava a monte. Li cerco. Mia madre al telefono mi grida: “Cade tutto, non venire, non venire!“. Decido comunque di andare a casa. A piedi da dove mi trovavo, ci volevano 5 minuti: ci impiegai un’ora e mezza. Scendevano fiumi di fango".

Una volta in casa, che succede?

"Prendo mia madre e mia sorella e me le porto giù, poi risalgo per portare anche mio padre, che non voleva scendere. Lo convinco, usciamo, facciamo manco 5 metri e sento un rumore assurdo, mi giro e vedo un’onda nera che ci prende alle spalle. Ho ancora nelle orecchie le urla di mio padre che gridava e così di mia zia. Veniamo trascinati in direzioni diverse. Io finisco in un palazzotto di 3 piani, venendo trascinato in una sorta di scantinato. Sono sommerso ma c’è una bolla d’aria vicino al soffitto. Posso respirare. Ho un ramo nel braccio, cerco di togliermelo e a qual punto arriva una ultima ondata che mi fa battere la testa, svengo. Quando mi riprendo inizia la mia odissea di tre giorni e tre notti da sepolto vivo".

Ha perso la speranza?

"Non ho mai perso la speranza, sapevo che mi avrebbero cercato, anche se la paura era che mi trovassero quando ero morto. Il fango mi stringeva il torace, le gambe, i piedi. La testa sanguinava per il colpo preso. Ma la questione drammatica era la disperazione. Ho iniziato a pregare e questo mi dava un minimo di conforto ma la disperazione saliva a ondate. Percepivo le sirene, gli elicotteri, ma le mie grida si spegnevano nel vuoto".

Come la hanno trovata?

"Con una sonda dei vigili del fuoco, che ha percepito il mio battito cardiaco. Ero spossato. A un certo punto mi era pure passata la disperazione e iniziai a pensare a tutte le cose belle, per fuggire dalla realtà. Invece mi trovarono. Ci hanno impiegato 8 ore a tirami fuori, gliene sarò eternamente grato".

Anni dopo, arriva la decisione di entrare in politica, fino alla carica di vicesindaco a Sarno. Perché?

"Per aiutare. Per mettere a frutto la mia determinazione ad evitare tragedie simili a quella di Sarno. Ci ho provato, sono vicesindaco, ma sono amareggiato per la burocrazia che avvolge il nostro sistema. Lotto, mando pec su pec, ma la realtà è che si fanno cose rapidamente solo dopo che ci sono delle vittime. È sconfortante. Mi sento inerme. A Sarno ad esempio hanno costruito 18 chilometri di canali che mettono in sicurezza i valloni, ma poi mancano i soldi per fare la manutenzione. Ho un progetto per la loro manutenzione straordinaria ma non riesco a farlo approvare. C’è sempre un parere che manca, un testo da riscrivere. Sempre un rimpallo di responsabilità. E io che devo fare? Aspettare i prossimi morti? Tra un anno e mezzo finisco il mio mandato e me ne andrò a casa, perché non ce la faccio più". Roberto ha vinto il fango, ma ha perso la guerra con la burocrazia.

Roberto Robustelli, ricoverato in ospedale dopo l’alluvione del 1998 a Sarno
Roberto Robustelli, ricoverato in ospedale dopo l’alluvione del 1998 a Sarno