Siccità Emilia Romagna, Bonaccini firma ordinanza per emergenza nazionale

Il presidente della Regione: "Chiediamo al governo 32 milioni per interventi a Parma, Piacenza e Ferrara. Siamo i primi a farlo". Coldiretti: "Frutta ustionata"

Bologna, 29 giugno 2022 - Subito 32 milioni di euro per interventi contro la siccità a Parma, Piacenza e Ferrara. E poi altre azioni per contrastare l'emergenza siccità in Emilia-Romagna, fino a 36,7 milioni. E' la richiesta che la Regione fa al governo in un'ordinanza firmata questa mattina da Stefano Bonaccini, che lo aveva precedentemente annunciato durante un collegamento con Morning News su Canale 5.

La secca del fiume Po
La secca del fiume Po

La richiesta ufficiale dello stato di emergenza nazionale è stata firmata e inviata questa mattina dal presidente della Regione al presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi e al Capo del Dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio.

“Considerate le caratteristiche, la natura e l’estensione degli eventi, anche con prevedibili aggravamenti nei prossimi mesi, si richiede - scrive il presidente Bonaccini - la delibera dello stato di emergenza nazionale per la grave crisi idrica in atto sull’intero territorio della Regione Emilia-Romagna. Prendendo in considerazione le proposte di intervento arrivate anche nelle ultime ore, sale a 36 milioni e 700mila euro la stima delle risorse necessarie per fronteggiare le criticità: una cifra comprensiva degli interventi più urgenti da mettere in campo con immediatezza e delle opere da attuare nel medio termine”.

Nei giorni scorsi si è svolto un importante lavoro di coordinamento tra Regione, Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile, Atersir, gestori del servizio idrico integrato, Consorzi di bonifica e Anbi per censire tutte le azioni necessarie nell’immediato per affrontare l’emergenza. Come previsto dal Codice di Protezione civile, si tratta delle misure di assistenza alla popolazione, ad esempio l’eventuale fornitura di acqua attraverso autobotti e gli interventi urgenti per ripristinare la funzionalità dei servizi pubblici e delle reti, per salvaguardare la riserva idropotabile e proteggere gli habitat, specie la fauna ittica.

"Questa è un ordinanza di un sindaco ma penso che i problemi siano altri", "in questi minuti io firmo non un'ordinanza per gli shampoo ma un'ordinanza per l'emergenza nazionale", ha aggiunto Bonaccini, rispondendo a una domanda sull'ordinanza del Comune di Castenaso (Bologna) che tra le misure anti spreco dell'acqua vieta il secondo lavaggio ai parrucchieri. Bonaccini sottolinea la necessità di interventi strutturali, anche da realizzare con fondi del piano Anbi e del Pnrr, tra i quali nuovi invasi per garantire acqua in futuro, e manutenzione delle reti idriche per avere sempre meno sprechi. 

Po: cuneo salino da record

Resta grave l'emergenza siccità nel distretto del Po: le portate sono ancora molto basse, il prelievo non è stato ridotto, come chiesto settimane fa, e il cuneo salino - l'avanzamento del mare nel delta - è a oltre 30 chilometri, quota record. Permangono l'assenza di piogge, nonostante i temporali delle ultime ore abbiano ristorato la portata, e temperature altissime. È la sintesi dell'Osservatorio sul Po tornato a riunirsi oggi. Meuccio Berselli, segretario Autorità, avverte: «Problema solo rimandato di 10 giorni se non si rispetteranno le misure decise", ovvero la riduzione di prelievo idrico del 20% sulle acque disponibili. 

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Frutta ustionata

Dalle ciliegie alle pere, dalle albicocche alle angurie, il caldo torrido con temperature oltre i 40 gradi e un vento rovente che sembra uscire da un gigantesco asciugacapelli sta bruciando la frutta sugli alberi con perdite fino al 15%. È quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti sugli effetti della bolla di calore che sta avvolgendo l'Italia con bolino rosso per 19 città, mentre la siccità assedia i campi. Uno scenario drammatico che coinvolge diverse parti del territorio nazionale da nord a sud con danni alle ciliegie in Puglia ed Emilia Romagna, angurie e meloni e scottati dal caldo in Veneto, pere e albicocche rovinate nel Ferrarese. Dove è possibile in alcune aree del Paese gli agricoltori - precisa la Coldiretti - sono ricorsi alle irrigazioni di soccorso per salvare le coltivazioni più in sofferenza, anche se in alcune zone gli agricoltori si ritrovano sugli alberi la frutta addirittura cotta dal sole e dalla bolla di aria torrida. Una situazione che fa salire a tre miliardi il conto dei danni provocati nel 2022 all'agricoltura italiana dalla siccità e dall'eccezionale ondata di calore dopo che l'anno scorso a causa di eventi estremi l'Italia aveva già detto addio a 1 frutto su 4 della propria produzione nazionale. E a preoccupare è anche l'ondata di maltempo al Nord Italia con le grandinate che colpiscono i raccolti.

Cosa chiede la Regione

Dalla ricognizione, emerge un fabbisogno di oltre 36,7 milioni di euro per rispondere alle criticità, comprese le proposte di intervento formulate nelle ultime ore da Consorzi di Bonifica, Comuni e servizi tecnici regionali. Le opere più urgenti e le misure di assistenza alla popolazione, per quanto riguarda l’idropotabile, ammontano a 11 milioni, con più di 4 milioni e 200 mila euro di già in corso o di prossimo avvio tra fornitura di acqua con autobotti, scavo di pozzi, posa di nuove condotte e di sistemi di pompaggio. Altri 2 milioni e 700 mila euro circa afferiscono all’irriguo e, per oltre 1 milione, fanno riferimento a progettualità già in atto o in partenza: impianti di pompaggio, installazione di elettropompe e dragaggi della sezione di presa degli impianti, per fare qualche esempio. Va aggiunta poi una quota di quasi 23 milioni di euro - la maggior parte (16 milioni e mezzo) sull’idropotabile - per interventi di riduzione del rischio residuo, da attuare nel medio termine e dunque non finanziabili con la prima fase dello stato di emergenza. Si tratta comunque di opere non previste, a oggi, in altri percorsi di finanziamento attivi e strettamente legate alla risoluzione delle criticità. Lo scorso 21 giugno, il presidente Bonaccini aveva dichiarato lo stato di crisi regionale per la criticità idrica sull’intero territorio emiliano-romagnolo disponendo che gli enti competenti attuino gli interventi necessari a contenere e ridurre le conseguenze della crisi in atto, compresa l’attivazione, ove possibile, di fonti alternative di approvvigionamento idrico.