Smog Pm10: nel 2022 a Modena, Padova e Venezia limiti superati più del doppio consentito

Sono tra le città più inquinate e secondo il rapporto Mal'Aria di Legambiente gli obiettivi stabiliti dall'Unione Europea per il 2030 potrebbero non essere rispettati

Bologna, 30 gennaio 2023 - Nel 2022 Modena, Padova e Venezia hanno registrato più del doppio degli sforamenti consentiti di Pm10 (35 giorni all'anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi al metro cubo). Sono i dati del rapporto annuale di Legambiente "Mal'Aria di città 2023: cambio di passo cercasi", per combattere l'inquinamento atmosferico. 

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In sintesi, infatti, sono ben 29 città delle 95 monitorate, che hanno superato gli attuali limiti normativi per gli sforamenti di PM10 con le centraline di Torino (Grassi) che si piazza al primo posto con 98 giorni di sforamento, seguita da Milano (Senato) con 84, Asti (Baussano) 79, Modena (Giardini) 75, Padova (Arcella) e Venezia (Tagliamento) con 70.

Secondo il rapporto, in Italia sarebbero 72 le città risultate fuorilegge lo scorso anno per salute umana in relazione alla quantità di polveri sottili Pm10, avendo superato il limite raccomandato dall'Organizzazione mondiale della sanità come media annuale di 20 microgrammi per metro cubo di aria. Per il Pm2.5 la percentuale delle città che non hanno rispettato i limiti si attesta al 84%, mentre sono al 61% quelle che non hanno rispettato i limiti per il biossido di azoto (No2). Queste città, secondo Legambiente, difficilmente riusciranno ad adeguarsi ai nuovi limiti stabiliti dall'Unione europea, che entreranno ufficialmente in vigore il 1 gennaio 2030 e sono pari a 20 µg/mc da non superare per il Pm10, 10 µg/mc per il Pm2.5, 20 µg/mc per l'NO2.

Le città che devono impegnarsi di più per ridurre l'inquinamento sono Torino e Milano (riduzione necessaria del 43%), Cremona (42%), Andria (41%) e Alessandria (40%) per il Pm10; Monza (60%), Milano, Cremona, Padova e Vicenza (57%), Bergamo, Piacenza, Alessandria e Torino (55%), Como (52%), Brescia, Asti e Mantova (50%) per il Pm2.5; Milano (47%), Torino (46%), Palermo (44%), Como (43%), Catania (41%), Roma (39%), Monza, Genova, Trento e Bolzano (34%), per l'NO2.

"L'inquinamento atmosferico non è solo un problema ambientale, ma anche un problema sanitario di grande importanza", dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. "In Europa è la prima causa di morte prematura dovuta a fattori ambientali e l'Italia registra un triste primato con più di 52mila decessi annui da Pm2.5, pari a 1/5 di quelli rilevati in tutto il continente. È necessario agire con urgenza per salvaguardare la salute dei cittadini, introducendo politiche efficaci e integrate che incidano sulle diverse fonti di smog, dalla mobilità al riscaldamento degli edifici, dall'industria all'agricoltura"

Le città più distanti dall'obiettivo previsto per il Pm10 "dovrebbero ridurre le proprie concentrazioni tra il 30% e il 43% entro i prossimi sette anni, ma stando agli attuali trend di riduzione registrati negli ultimi 10 anni (periodo 2011-2021, dati Ecosistema urbano), potrebbero impiegare mediamente altri 17 anni per raggiungere l'obiettivo, ovvero il 2040 anziché il 2030. Città come Modena, Treviso, Vercelli - spiega ancora Legambiente - potrebbero metterci oltre 30 anni. Anche per l'NO2 la situazione è analoga e una città come Catania potrebbe metterci più di 40 anni".