Spiagge e concessioni: i numeri Nelle Marche canoni sotto media

La Banca d’Italia ha censito 942 affidamenti per gli stabilimenti balneari, pari all’8% nel Paese

Spiagge e concessioni: i numeri  Nelle Marche canoni sotto media

Spiagge e concessioni: i numeri Nelle Marche canoni sotto media

di Vittorio Bellagamba

ANCONA

Quasi mille concessioni demaniali nelle Marche generano un canone medio di 3.740 euro annui, ben al di sotto della media nazionale pari a 6.340 euro. Ad analizzare la situazione delle concessioni balneari delle Marche è la Banca d’Italia che ha realizzato un apposito focus inserito all’interno del rapporto annuale ’Economia delle Marche’. "Nel 2019, ultimo anno pre-pandemia – si legge nel rapporto – nei comuni litoranei delle Marche si concentrava il 74 per cento delle presenze turistiche e si raccoglieva il 92 per cento dell’imposta di soggiorno. Nel complesso, i proventi dell’imposta di soggiorno rappresentano circa l’uno per cento delle entrate tributarie dei Comuni marchigiani. Le spiagge appartengono allo Stato e sono ricomprese nel demanio pubblico. Si tratta cioè di una particolare categoria di beni pubblici destinati, per loro natura, all’uso da parte della collettività. A differenza, ad esempio, degli immobili istituzionali degli enti, è possibile assegnarle all’uso, anche esclusivo, da parte di terzi sulla base di apposite concessioni". La Banca d’Italia ha spulciato i dati del Sistema informativo del Demanio (SID), istituito per monitorare e catalogare le concessioni in essere, nel 2021. Sulla base di questo documento "nelle Marche risultavano 942 concessioni per stabilimenti balneari (l’8 per cento di quelle censite, in una regione con poco più del 3 per cento delle spiagge italiane). Nel SID è possibile reperire l’importo dei canoni solo per i tre quarti delle stesse, quota superiore alla media nazionale. In base a queste informazioni parziali il canone medio ammontava a circa 3.750 euro, un valore significativamente inferiore a quello nazionale (6.340); in circa il 5 per cento dei casi il canone annuo era superiore ai 10.000 euro annui.

Utilizzando i dati Istat sulle 412 imprese che nel 2019 avevano come attività principale la gestione di stabilimenti balneari è possibile osservare come l’incidenza del canone medio sul valore aggiunto era circa dell’8 per cento, in linea con la media nazionale. Lo studio della Banca d’Italia prende in esame anche i monitoraggi eseguiti dagli ambientalisti: "Nelle stime di Legambiente circa il 38 per cento della costa sabbiosa marchigiana non era occupata da attività in concessione, un valore significativamente più basso di quanto osservato in media a livello nazionale. Un marcato assorbimento di costa da parte delle concessioni si registra a San Benedetto del Tronto e a Numana, con solo il 10 e il 20 per cento rispettivamente di costa non occupata. Una legge regionale fissa al 25 per cento la quota minima di spiagge da garantire alla libera fruizione. Le Regioni possono applicare un’imposta sulle concessioni statali sui beni del demanio marittimo che ha per base imponibile proprio il canone versato dal concessionario allo Stato. La Regione Marche ha fissato un’aliquota del 10 per cento che nel triennio pre-pandemico 2017-19 ha fruttato incassi registrati in Siope per un importo medio annuo di poco superiore al mezzo milione di euro. Ipotizzando un’incidenza contenuta dei mancati pagamenti , si può stimare che i canoni demaniali, che includono quelli pagati dagli stabilimenti balneari, si siano collocati nel periodo in esame intorno ai 5 milioni di euro, ossia poco meno del 5 per cento del totale degli incassi erariali". Sul tema concessioni e obbligo di gara sollecitato a più riprese dell’Europa, la Banca d’Italia ritiene che "un riordino della materia verrebbe incontro all’esigenza degli operatori del settore di usufruire di un quadro normativo stabile che, conformemente ai principi del diritto dell’Unione europea, consenta lo sviluppo e l’innovazione dell’impresa turistico-balneare-ricreativa".