Stipendio medio: nelle Marche 800 euro al mese è la paga dei nuovi poveri

Nelle Marche 119mila lavoratori percepiscono uno stipendio annuale inferiore ai 10mila euro. E aumenta sempre di più il precariato

I lavoratori delle Marche tra i più poveri e precari

I lavoratori delle Marche tra i più poveri e precari

Ancona, 11 dicembre 2020 - I lavoratori marchigiani sono più poveri (1 su 3 è sotto la soglia critica) ma soprattutto più precari rispetto a dieci anni fa. Il quadro che emerge dall’analisi statistica effettuata dall’Ires Cgil racconta di un territorio produttivo impoverito dopo la grande crisi del 2008 e che adesso, dopo anni di duri tentativi per risalire la china, dovrà fare i conti con le drammatiche conseguenze dell’emergenza pandemica. Lo studio, infatti, prende in esame il periodo intercorso tra il 2008, l’anno della depressione economica, e il 2019 e non tiene conto di quanto accaduto in questo terribile 2020. Difficile ipotizzare al momento gli effetti definitivi del Coronavirus sull’economia visto che l’ondata epidemiologica è ancora in atto, ma non sono da escludere dure conseguenze.  

Già prima dello scoppio dell’emergenza sanitaria la situazione appariva in forte difficoltà, con gli indicatori in costante ribasso e l’allarme di una meridionalizzazione dell’economia regionale. I dati emersi dall’analisi della Cgil confermano un quadro già allarmatne. Partiamo dall’occupazione il vero tallone d’achille dell’intero sistema. Gli effetti della crisi del 2008 si sono concentrati soprattutto sulla forza lavoro, al punto che nei dodici anni successivi non si è più riusciti ad arrivare ai valori registrati fino al 2007. Tempo un paio di anni e la bilancia sarebbe tornata di nuovo in attivo, ma poi il Coronavirus ha reso vani tutti gli sforzi fatti. In realtà il vero dato cruciale, quello che dovrebbe far riflettere, non è quello numerico effettivo, ma la qualità dei posti di lavoro, la loro sicurezza e le tutele ad essi legate.  

Non bisogna nascondersi dietro un dito, ci sono lavoratori di serie A e altri di serie B e quest’ultimi stanno emergendo sempre di più. Stiamo parlando dei precari, termine con cui si riassume una serie di tipologie lavorative: part time, a termine, lavoratori stagionali, somministrati, intermittenti. Insomma, persone il cui regime professionale è regolato da contratti a tempo determinato, con scadenze temporali diverse e con un’unica grande caratteristica: l’incertezza. Lo studio Ires conferma come il numero di contratti ‘forti’, ossia a tempo indeterminato, con tutte le tutele e le salvaguardie di diritto, sia in costante calo negli ultimi vent’anni, mentre quelli a 3, 6 o 12 mesi spadroneggiano. All’estero, in altri Paesi europei, i contratti a tempo esistono, ma ricevono forti incentivi, in Italia, e di conseguenza nelle Marche, accade il contrario. Ecco che le retribuzioni dei lavoratori marchigiani (la media è 19.517 euro) sono molto più basse rispetto alla media delle regioni del centro Italia (-1.7euro lordi) e della media nazionale (2.250 euro). ciò che non conosce crisi è il rapporto tra gli stipendi delle varie categorie base, dagli operai agli impiegati, a quella dei dirigenti. Un rapporto di 5,4 volte maggiore rispetto agli impiegati e addirittura 8,1 volte nei confronti degli operai. Per non parlare dei 119mila lavoratori (il 27% del totale) che ogni anno percepiscono uno stipendio inferiore ai 10mila euro (meno di 850 euro al mese).