Superbonus 110% a rischio frenata. "La Cina compra quasi tutti i materiali"

Nelle Marche molte richieste, ma le aziende lanciano l’allarme: un altro ostacolo è l’aumento esorbitante dei prezzi. "Serve una proroga dell’agevolazione almeno fino al 2024 altrimenti non si riusciranno a completare gli interventi"

Superbonus 110%, i numeri

Superbonus 110%, i numeri

Ancona, 6 aprile 2021 - Nel settore edilizio appena si accende la luce e qualcuno comincia a sperare in una ripartenza degna di questo nome, immediatamente si ripropongono vecchie ombre. Tra superbonus e ricostruzione, dopo i danni del sisma nelle Marche, avevano cominciato in tanti a farci la bocca. Un settore importantissimo aveva ricominciato a muoversi ad ogni livello, ma le aziende hanno già lanciato l’allarme. "È dall’inizio dell’anno che i prezzi sono aumentati e non di poco – dice Marco Bilei, responsabile regionale costruzioni della Cna – ma adesso siamo veramente all’allarme per le materie prime. Con due effetti paralleli ma ugualmente devastanti: gli appalti rischiano di diventare tutti fuori mercato con i nuovi costi delle materie prime; il settore privato avrà un aumento non indifferente rispetto a quanto previsto con i prezzi di partenza".

I materiali per coibentare le superfici non si trovano. Il ferro/acciaio è aumentato del 130% in pochi mesi. I tubi in polietilene del 40%, il rame del 17%. I pannelli fotovoltaici sono merce rara, per non parlare delle batterie di accumulo. E i termotecnici? Carichi di lavoro, con le agende piene per settimane. Non è solo l’effetto dell’aumento dei prezzi dei materiali ma c’è anche la corsa al superbonus che pesa.

"Noi abbiamo segnalato questa situazione di rischio per i cantieri – aggiunge Marco Bilei – sia alla Regione che al commissario per la ricostruzione. Abbiamo nostri associati che sono molto preoccupati sia per i cantieri ottenuti con gli appalti ma anche per quelli della ricostruzione del sisma".

Il commissario Legnini ha risposto rassicurando che sta seguendo l’evolversi del problema materiali e dei relativi costi. Una rassicurazione importante ma da sola non basta. Nel frattempo la corsa al superbonus 110% è partita, ma rischia di subire anch’essa un brusco rallentamento a causa delle difficoltà nel reperimento delle materie prime. Molti dei materiali utilizzati provengono dai mercati internazionali e in alcuni casi c’è difficoltà a trovarli perché la Cina è in pratica già fuori dalla pandemia ed il settore edilizio è ripartito alla grande da alcuni mesi.

"Non sappiamo se questi aumenti dipendono solo dalla domanda e soprattutto dalla domanda cinese – prosegue il responsabile della Cna Costruzioni – ma è certo che senza materiali sarà praticamente impossibile stare nei tempi previsti per l’attivazione del superbonus, mettendo insieme le difficoltà di approvvigionamento dei materiali e i tempi della burocrazia. Abbiamo considerato, ad esempio, che dal momento in cui un condominio decide di fare i lavori a quando possono partire passeranno almeno dodici mesi tra burocrazia amministrativa e finanziaria. Con la scelta della scadenza a metà 2022 siamo già fuori".

Per questo quasi tutte le associazioni di categoria hanno chiesto uno slittamento di almeno due anni sulle scadenze. Misure come il superbonus stanno rimettendo in moto un comparto che è stato a lungo rallentato, creando un doppio effetto positivo: gli edifici diventano più sicuri ed efficienti dal punto di vista energetico, a guadagnarne sarà anche l’estetica grazie alla presenza di strutture più moderne. I problemi di queste settimane, però, rischiano di vanificare le buone intenzioni. "Serve una proroga dell’agevolazione almeno fino al 2024. In caso contrario gli effetti positivi del provvedimento potrebbero essere ridimensionati e molti non riusciranno a completare in tempo gli interventi" spiega la Cna. Anche perché le difficoltà non si fermano alla carenza di materiali. Manca pure la manodopera qualificata: dai pavimentisti agli intonacatori, ma questa è un’altra storia.