Tampone obbligatorio per vaccinati: le regioni frenano, il governo decide il 23

L'ipotesi è imporre test a tutti prima di feste o anche cene al ristorante, ma i governatori sono quasi tutti in disaccordo

Bologna, 21 dicembre 2021 – Da un lato le festività natalizie e i cenoni di Capodanno, dall’altro la quarta ondata covid. In mezzo, purtroppo, la nostra voglia di socialità che rischia di avere anche quest’anno la peggio. I numeri dei contagi da covid e dei ricoveri sono in aumento ovunque, anche se ovviamente non paragonabili a quelli dell’anno scorso in epoca pre-vaccino: in zona gialla ci sono già 5 regioni e una provincia autonoma, Marche e Veneto comprese. Altre, Emilia Romagna in testa, potrebbero arrivarci a breve. E lo spauracchio zona arancione è molto, molto vicino.

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L'andamento dei vaccini nelle varie regioni italiane
L'andamento dei vaccini nelle varie regioni italiane

Per salvare il salvabile, da giorni circola l’ipotesi di imporre l’obbligo di tampone anche per i vaccinati prima dell’accesso a feste ed eventi di massa, ma anche per andare al cinema o al ristorante. L’idea resta sul tavolo della cabina di regia governativa che si svolgerà giovedì 23 e che varerà (ormai è quasi certo) un nuovo pacchetto di misure anti covid, in vista del picco di questa ondata che, a cusa del dilagare della variante Omicron, è stato spostato in avanti, a gennaio inoltrato.

Ma l’ipotesi del tampone obbligatorio pone alcuni dubbi, a cominciare dal proliferare delle feste abusive che aggirerebbe l’obbligo. Inoltre, questa strada fa infuriare quasi tutti i governatori, Stefano Bonaccini per l’Emilia Romagna in testa che bolle l’ipotesi come "sbagliata e controproducente". "Acceleriamo con le vaccinazioni per mettere in sicurezza noi stessi e gli altri, gli ospedali e le scuole, il lavoro e le imprese, i servizi e la socialità- sostiene Bonaccini- chiedere invece ai vaccinati di fare il tampone per entrare nei cinema o nei teatri, nei ristoranti o negli stadi è sbagliato e controproducente". Secondo il governatore, infatti, "indebolisce la priorità assoluta di proseguire nella campagna vaccinale (terze dosi, bambini e ragazzi, luoghi di lavoro) e genera confusione nei tantissimi cittadini che stanno facendo la propria parte con grande senso civico e responsabilità".

Più possibilista, invece, il governatore delle Marche, Francesco Acquaroli: "Sono favorevole, in alcune occasioni, che si possa accertare che non ci sia la presenza di una possibile concausa che scateni focolai poi incontrollabili e sono favorevole che a farsi carico di questi costi sia lo Stato e non il Sistema sanitario regionale, che non ce la fa più”. Insomma, sarebbe “una risposta importante" e necessaria "soprattutto dove ci sono tanti assembramenti ed è elevato il rischio che non si utilizzi la mascherina". "In questa fase così tanto particolare – conclude Acquaroli - credo che il tampone sia uno strumento che abbassi il rischio di creare focolai".

Il presidente del Veneto, Luca Zaia, oggi ha avvisato che "la zona arancione si avvicina" sul tema tamponi ha avvisato che le farmacie sono al collasso e quindi bisognerebbe sdoganare i test fai da te.

“Aver chiesto un sacrificio a 50 milioni di italiani che hanno fatto 1-2 o 3 dosi di vaccino e poi pensare di obbligarli al tampone per vivere, vuol dire che c'è qualcosa che non funziona”, tuona il leader della Lega, Matteo Salvini. "Non dobbiamo abbassare la guardia, quello che succede in Europa è sotto gli occhi di tutti. Come il virus si adatta e muta, così anche noi dobbiamo essere bravi ad adattarci. Se il mondo della scienza ci dice che è meglio fare tamponi e tracciamento, anche rispetto ai vaccinati, io dico che dobbiamo farlo per mantenere in sicurezza la popolazione", è invece il punto di vista della deputata Pd Beatrice Lorenzin.

“È chiaro che dobbiamo aspettare i dati. Certo, un utilizzo maggiore dei tamponi - spiega il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri - ha l'utilità di ridurre quanto più possibile la circolazione del virus individuando le persone eventualmente positive che possono innescare contagi secondari e quindi altri focolai. Dobbiamo aspettare e valutare quella che sarà innanzitutto la prevalenza della variante Omicron in Italia e poi mutuare anche quella che è l'esperienza, purtroppo, di Paesi che stanno vivendo un'esplosione di contagi legati alla Omicron”, conclude Sileri alla trasmissione 'Non stop news' di Rtl 102.5.

"Non c'è nulla di deciso. Aspettiamo i dati del sequenziamento per vedere come avanza la variante Omicron”, ha detto ieri il premier Mario Draghi nel tentativo di calmare le acque. Intanto, in vista dei pranzi tra amici e familiari, le file davanti alle farmacie per ricevere un tampone sono chilometriche.

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