Terrorismo, si addestrava online per la jihad. Condannato

La sentenza nei confronti di un operaio tunisino arrestato nel 2020 a Parma al termine di una indagine della Polizia postale. Maxi sequestro di immagini e video legati alla lotta armata

Alcune immagini per l'auto addestramento nelle disponibilità dell'uomo

Alcune immagini per l'auto addestramento nelle disponibilità dell'uomo

Bologna, 25 febbraio 2021 – Condannato a 3 anni e 6 mesi di reclusione il tunisino Mounir Barhoumi, l’aspirante jihadista arrestato un anno fa con l’accusa di ‘auto-addestramento all’attività con finalità di terrorismo anche internazionale’. Così ha deciso ieri il Tribunale di Bologna, con una sentenza che per la prima volta vede applicare la pena prevista per il reato di cui sopra, al termine della requisitoria del pubblico ministero Antonella Scandellari. Nell’ambito dell’attività di contrasto al cyberterrorismo, a seguito di un’articolata attività d’indagine avviata dal compartimento Polizia postale e delle comunicazioni di Perugia in collaborazione con le Digos territoriali, scaturita dai riscontri ottenuti mediante un account di copertura inseritosi su WhatsApp, erano stati individuati tre gruppi sui quali gli utenti espressamente invitati interagivano con messaggi di propaganda e sostegno dello ‘Stato Islamico’. L’esame degli account appartenenti a tali gruppi WhatsApp aveva evidenziato la presenza di un’utenza mobile italiana, che si è accertato essere in uso al ventiquattrenne Barhoumi, di origini tunisine, regolarmente soggiornante a Parma e titolare di contratto di lavoro come operaio edile. Le investigazioni informatiche hanno rivelato che l’uomo su Facebook manifestava apprezzamenti a pagine con riferimenti allo Stato Islamico e alla lotta armata. Nel tempo, l’acuirsi della pericolosità delle condotte del tunisino, anche in considerazione dei contenuti dei suoi profili social, aveva convinto la Procura di Bologna a emettere un decreto di perquisizione personale, locale e informatica nei confronti dell’uomo. Durante le operazioni di perquisizione era stato sequestrato un cellulare unitamente a corposo materiale cartaceo rivelatosi di notevole interesse probatorio. L’analisi del telefonino ha evidenziato invece la presenza di migliaia di immagini e decine di video di propaganda del sedicente Stato Islamico con foto che ne ritraevano alcuni dei membri più importanti, scene di guerra nei territori medio orientali ed esecuzioni

. Presenti anche manuali di sopravvivenza in scenari di guerra, dove si trovavano illustrate, tra l’altro, tecniche utili per liberarsi da un ammanettamento, modi per occultare un cadavere, elencazione di componenti per fabbricare bombe Molotov o modalità di disarmo e difesa da minacce armate. “Dalla disamina del corpus dei documenti rinvenuti – ricordano dalla Questura – emergevano elementi a sostegno di una possibile attività preparatoria all’organizzazione di azioni di carattere terroristico o comunque di attività propedeutiche allo scopo; nello specifico, si rinveniva numeroso materiale chiaramente volto al proprio auto addestramento, a commettere atti di terrorismo, in particolare lezioni relative a corsi di addestramento su elementi esplosivi, nonché immagini di un manuale operativo sulla realizzazione di bombe incendiarie”. Gli accertamenti informatici hanno confermato inoltre un coinvolgimento dell’indagato nei gruppi di messaggistica istantanea d’ispirazione jihadista. Per questo motivo, la Procura aveva emesso un provvedimento di fermo nei confronti di indiziato di delitto a carico di Barhoumi, per il quale ora è arrivata la condanna.