Test sierologici Emilia Romagna, tra 10 giorni anche per i privati

Per ora le prorità restano le forze dell'ordine e i dipendenti che stanno per rientrare al lavoro nella fase 2

I test sierologici saranno presto a disposizione anche dei privati

I test sierologici saranno presto a disposizione anche dei privati

Bologna, 23 aprile 2020 - Prima i dipendenti, i datori di lavoro e le categorie più a rischio in vista della Fase2, ossia della riapertura delle fabbriche e delle aziende. Poi, fra una decina di giorni, anche i privati cittadini. Questa è la linea che Sergio Venturi, commissario ad acta per la gestione dell’emergenza covid-19, detta per i test sierologici delle prossime settimane: dal sistema sanitario pubblico i test saranno garantiti prima ai dipendenti e alle categorie più a rischio. Ma per cittadini bisognerà pazientare solo una decina di giorni: poi chiunque ne sentirà la necessità potrà prenotare ed eseguire un test, a proprio carico, per capire se si è contratto o meno il coronavirus.

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Venturi mette un punto definitivo alla questione ‘white list’, di cui "forse ho contribuito a creare ambiguità", commenta. ‘La delibera della Regione - spiega Venturi - prevede che oltre ai laboratori dell’Emilia Romagna del servizio sanitario, i laboratori stessi possano presentare una richiesta per poter effettuare i test sierologici per coloro che stanno per tornare al lavoro. Questi test, poi, vengono esaminati dalla rete laboristica regionale, validati e bollinati’.

Oltre a dipendenti e datori di lavoro, la possibilità di effettuare un test sierologico rimane "un diritto che il sistema sanitario pubblico deve garantire", dichiara Venturi. E aggiunge: "noi non vogliamo impedire a nessuno di fare il test, ma prima lo facciamo alle categorie a rischio: abbiamo cominciato con le Forze dell’ordine, andremo avanti".

Ai cittadini, quindi, Venturi chiede di avere ancora pazienza. Solo 10 o al massimo 15 giorni e poi, chiunque lo riterrà opportuno o ne sentirà il bisogno, potrà prenotare il test sierologico ed effettuarlo a proprie spese. "Fra una decina di giorni - dichiara Venturi - io credo che ci siano gli strumenti e un certo numero di test differenti, commerciali, che si possono autorizzare, cioè saranno testati, e a questo punto i laboratori potranno anche offrirli anche ai cittadini".

E aggiunge: "Ovviamente sarà a loro carico, perché il sistema sanitario paga le cose che ritiene strettamente necessarie". Nell’eventualità, poi, di risultare positivi al test e quindi di aver contratto il coronavirus, seguirà ‘la conferma del test con il tampone - spiega Ventur i-, se invece il test è negativo, non va fatto alcun che, perché non si è avuta la malattia’. Ma attenzione, ricorda il commissario, il "test non è risolutivo", niente impedisce insomma a chi è risultato negativo di potersi ammalare in futuro.