Mercoledì 24 Aprile 2024

Tra oggi e domani il presidente Casini in pole, su Draghi è stallo

Alle 11 parte la quarta chiama, il quorum scende a 505. Trattativa serrata fino all’alba. Ecco tutti gli scenari

Pier Ferdinando Casini, 66 anni

Pier Ferdinando Casini, 66 anni

di Antonella Coppari

Una lunga notte dopo il giorno del massacro. I candidati vengono falcidiati uno dopo l’altro: l’unico che continua a raccogliere consensi è Sergio Mattarella: 125 i voti per il presidente della Repubblica nel terzo round. Un messaggio, inviato soprattutto dai grillini, ai partiti. I fan del bis non demordono: è uno dei pochi punti fermi in ore frenetiche, segnate da scontri interni, silenzi tattici e colloqui a 360 gradi alla vigilia della quarta votazione. Come un fiume carsico, la soluzione appare per poi inabissarsi all’improvviso. A sera, l’idea della spallata della destra sembra sparita: si tratta su un nome che tenga insieme la maggioranza di Draghi. Dopo una telefonata con Silvio Berlusconi, è l’opzione che prende in considerazione Matteo Salvini: "Vedrò gli alleati di governo". Rilancia Enrico Letta. "Qualunque presidente voteremo domani non sarà di parte". Se non si troverà una quadra entro le 11, il centrosinistra voterà di nuovo scheda bianca.

Alle 22, quando partono i “conclavi“ dei grandi elettori nei partiti, il nome in pole position è quello di Pier Ferdinando Casini. Se non il più gradito, di sicuro è meno sgradito: è il responso del giro di orizzonte sull’ex presidente della Camera. Poi, arriva la prima doccia fredda: "Se gli alleati lo votano, M5s andrà all’opposizione", fanno sapere "fonti" del Movimento. Uno stop rimangiato: "Non abbiamo detto no a nessuno", assicura Conte. Però i Cinquestelle insistono sul capo del Dis, Elisabetta Belloni. Nel frattempo, piombano i dubbi di Lega e Fd’I, anche se sul nome di uno dei fondatori della Cdl aumentano i consensi dentro il Pd. Resta papabile, ma solo oggi si capirà se salirà sul Colle.

Prima di lui, era passata la meteora Sabino Cassese: il costituzionalista che, sulla carta, avrebbe potuto mettere d’accordo tutti. "Sarebbe una sorta di Mattarella bis, senza Mattarella", notava nel pomeriggio un acuto osservatore del Palazzo. Il "coniglio" che Salvini tira fuori dal cilindro, assicura il Foglio on line, raccontando di un incontro tra il Matteo milanese e l’ex ministro di Ciampi. Il leghista smentisce di averlo visto: certo è che la sua candidatura viene impallinata poco dopo.

Naturalmente, c’è Draghi. Gira voce – non confermata – che il leader del Carroccio l’avrebbe sentito di nuovo. Un pezzo del suo partito tifa per il premier: i 19 voti a Giorgetti nel terzo round alla Camera assieme a quelli a Bossi (7) sono un segnale chiaro. Ma troppi sono ancora i contrari: "Dicono che nessuno lo vuole votare. Quindi, se nessuno lo vota, è difficile che diventi presidente", dichiara il ministro dello Sviluppo economico. Si vedrà.

Chi ora pare proprio fuori dai radar è la presidente del Senato Elisabetta Casellati. In mattinata sembrava che Salvini volesse portare il centrodestra e un pezzo di M5s a votare la seconda carica dello Stato. Letta e Renzi si sono mossi in asse per dire no, avvertendo la Lega e i grillini che se si fosse tentato il blitz su quel nome sarebbe caduto il governo. Parole analoghe a quelle di Luigi Di Maio. Scende in campo persino Beppe Grillo: a quel punto anche Giuseppe Conte interviene per dire che sarebbe "un errore" votarla. Così, all’ora di pranzo l’idea tramonta. Quella che non tramonta è l’irritazione di Salvini verso l’alleata Meloni che invece di far votare il partito "scheda bianca" nel terzo round getta nell’agone Crosetto per mostrare la sua forza. "Non erano questi gli accordi", sottolinea il leghista. Quindi? Se Casini non dovesse farcela, se non spuntasse un altro nome "di largo consenso" ora che il quorum è del 51% sarebbe difficile trovare alternative diverse da quella di tornare in ginocchio da Mattarella.