Vaccinazioni agli anziani in Emilia Romagna: c'è qualcosa che non va

Non possiamo lasciare indietro i più fragili, il problema va risolto per un senso morale e di giustizia

Le vaccizionazioni alle persone fragili vanno a rilento in Emilia Romagna

Le vaccizionazioni alle persone fragili vanno a rilento in Emilia Romagna

Bologna, 22 marzo 2021 - Il servizio vaccinazioni in Emilia Romagna sta funzionando meglio che da altre parti, ma anche qui ci sono vuoti da colmare, aspetti da rimettere in equilibrio perché penalizzano soprattutto i più fragili: anziani e portatori di handicap con l'aggiunta dei loro familiari che devono farsi carico di un disagio enorme.

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L'assessore alla sanità della Regione Emilia Romagna, Raffaele Donini, un giorno sì e uno pure lancia messaggi rassicuranti e ne siamo contenti. Dice ora: "Domenica abbiamo superato 11.000 dosi somministrate di vaccini. Siamo all'85% delle dosi consegnate. Percentuale fra le più alte in Italia. Il 9,5% delle persone che hanno completato il loro ciclo di immunizzazione con la somministrazione anche della seconda dose, sono cittadini emiliani - romagnoli".

E ancora: "Questa settimana, con l'arrivo di nuove consegne di vaccini, scatterà 'l'allert 2' della nostra organizzazione e ci avvicineremo alle 20.000 dosi somministrate al giorno, intanto la vaccinazione degli ultra ottantenni sale al 70% del target". Molto bene. Però c'è qualcosa che non quadra. In redazione giungono diverse lettere di cittadini che non riescono ad accedere alla vaccinazione per familiari molto anziani che non sono seguiti dalla rete sanitaria per patologie specifiche ma che sono costretti a casa dall'età o da inefficienza fisica.

Telefonano e non hanno risposte, oppure ricevono appuntamenti a lungo termine. Sarà anche una minoranza di casi, ma  vanno affrontati. E' comprensibile la difficoltà di gestione di questa gigantesca operazione vaccinale, eppure non possiamo lasciare indietro i più fragili. Tutti lo dicono, compresi il premier Mario Draghi e il commissario dell'emergenza, generale Francesco Figliuolo, ma poi la realtà è in parte diversa. Serve probabilmente anche un codice di comportamento univoco dettato dalle autorità sanitarie nazionali per evitare che le Regioni su questo fronte avanzino in ordine sparso.

Ecco di seguito due lettere molto significative che segnalano il problema:

"Sento il dovere di rappresentare, al momento solo a mezzo stampa, ma non escludo di rivolgermi anche all’Autorità Giudiziaria affinché si possa valutare anche la eventuale sussistenza del reato di omessa/ritardata  assistenza medica, il caso di mia madre, Dozza Fiorenza, nata a Bologna il 3 maggio 1924 (prossima quindi ai 97 anni) residente a Bologna, che in quanto sofferente per varie patologie (demenza senile, diabete) non può andare personalmente a vaccinarsi, come sarebbe suo diritto. Ho pertanto chiesto fin dal 16 febbraio u.s. che a mia madre, immobilizzata e non autosufficiente, che vive praticamente in assoluta clausura da tempo immemore (evito anch’io di farle visita per non esporla al maggior rischio) con la sola presenza della badante (ovviamente anche lei non ancora vaccinata) venisse prestata la vaccinazione a domicilio, onde limitare il rischio del contagio.  In data 2 marzo 2021 mi è stato scritto dall’Ausl Bologna che la mia richiesta era stata presa in carico e che sarei stato contattato dal personale sanitario dell’Azienda USL: “il calendario è in via di definizione pertanto al momento non abbiamo informazioni circa la tempistica”. E’ passato oltre un mese dalla mia prima richiesta e, nonostante mei ripetuti solleciti, nulla più mi è stato comunicato.Sento spesso alla televisione e leggo puntualmente sul Carlino che il Presidente della nostra Regione magnifica l’efficienza del nostro apparato medico/infermieristico e della tempestività con cui il servizio di vaccinazione viene assolto. Se questo è il risultato..., ma forse il mio è solo un caso isolato e particolarmente sfortunato". Mauro Morelli

"Mio padre è nato il 7 marzo del 1932, ha da poco festeggiato gli 89 anni, da un anno vive nel terrore di poter contrarre il virus. Ha appreso con gioia e speranza l’arrivo del vaccino ed aperte le prenotazioni ho subito chiamato per prenotare la vaccinazione. Viste le condizioni di mio padre, impossibilitato a muoversi, ho chiesto che potessero recarsi presso il domicilio per fargliela. Mi hanno risposto che mi avrebbero fatto sapere. E’ da circa un mese che aspettiamo con ansia la chiamata, nessuna risposta dal Cup, che non accede a questa “lista segreta”, né dal numero dell’Asl che mi hanno detto di contattare né tantomeno dall’indirizzo mail a cui mi hanno detto di scrivere. Potete immaginare la gioia quando ieri ho ricevuto la chiamata dell’ Asl che mi diceva di aver preso in carico la richiesta per mio padre, gioia che si è tramutata in stupore quando mi hanno detto che la lista è lunga, c’è una “graduatoria” e mio padre, che ha solo 89 anni con patologie gravi, potrà essere vaccinato solo dopo l’estate. Vergognoso. Sarò costretto a prendere un’ambulanza privata, non facile da trovare in questo periodo, sono tutte a disposizione dell’Asl per il Covid, per trasportare mio padre, che non vorrei spostare viste le sue fragilissime condizioni e portarlo presso la struttura dove prenoterò la vaccinazione. Speravo che l’Emilia Romagna, regione all’avanguardia in tutto, cosa di cui gli amministratori si vantano sempre, fosse meglio organizzata, invece, con amarezza, ho dovuto constatare che almeno nel mio caso , così non è stato". Maurizio Nardozza

Dunque il tema delle persone più fragili esiste e va risolto per un senso morale e di giustizia. Le forze non mancano perché la rete sanitaria è abbastanza solida. Si tratta probabilmente di organizzarla meglio. Il virus corre veloce ma la sanità italiana, se vuole, può accelerare e superarlo.

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