Vaccini: da Pfizer a Moderna, ecco le pagelle. La Cina: "I nostri un flop"

L’ammissione di Pechino: coprono poco, dobbiamo aggiustarli. Guida alla profilassi anti Coronavirus

La vaccinazione è l'arma fondamentale contro il Covid

La vaccinazione è l'arma fondamentale contro il Covid

L’ultima doccia fredda nella lotta al Covid-19 arriva dal fronte vaccini. Versante cinese. Le autorità sanitarie di Pechino hanno ammesso "la scarsa efficacia" dei loro sieri. Per risolvere il big problem i ricercatori stanno vagliando un paio di vie d’uscita da imboccare in fretta e furia per recuperare la credibilità perduta. La prima ipotesi sarebbe quella di aggiustare il dosaggio dei farmaci.

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In pratica, si potrebbe variare l’intervallo tra le due dosi o aumentarne il numero. La seconda opzione, invece, prenderebbe in esame il mixaggio tra i diversi vaccini. Oltre ad essere stato il primo Paese a fronteggiare la pandemia, la Cina è anche tra quelli che hanno sviluppato in tempi record le profilassi. In Europa, dove non sono stati approvati, di questi tre preparati – il principale si chiama CoronaVac – non si sa nulla. Fatto salvo che impiegano il virus inattivato per evitare l’insorgere della malattia.

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Sputnik V

Sperando che Pechino possa sbrogliare l’inattesa matassa, in Europa ad oggi sono quattro i sieri che hanno ricevuto il via libera dall’Ema (Agenzia europea per i medicinali). Di Pfizer-BioNtech, Moderna, AstraZeneca e Johnson&Johnson cerchiamo di cogliere pro e contro, senza dimenticare il russo Sputnik V. Innanzitutto, però, è possibile consigliare una profilassi piuttosto di un’altra a seconda dell’età? "In teoria ogni vaccino dovrebbe essere indicato per la platea sulla quale è stato testato – risponde Silvio Garattini, fondatore e presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche ’Mario Negri’ –. Per intenderci, Pfizer (16-80), Moderna e Johnson&Johnson (18-80), AstraZeneca (18-55). In realtà abbiamo visto come quest’ultimo in Inghilterra sia stato somministrato anche agli over60 e la mortalità si sia drasticamente ridotta. Come dire, usiamo i vaccini, che sono disponibili, senza distinguo". In futuro anche Sputnik V? "Perché sia somministrabile – chiarisce Garattini – è necessario che la Ue verifichi gli standard di produzione in Russia. Il vaccino utilizza due adenovirus, necessita di richiamo e ha una copertura attorno al 90%. Ha una sua valenza, il limite sta nella scarsità attuale dei livelli produttivi".

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Pfizer e Moderna

Sul piano della tecnologia utilizzata Pfizer e Moderna sono i sieri più innovativi. Contengono una molecola denominata RNA messaggero con le istruzioni per produrre una proteina presente sul SARS-CoV-2, la Spike. Le proteine sviluppate finiscono per stimolare il sistema immunitario a produrre anticorpi specifici. Quanto all’efficacia, sono pressoché identici: la profilassi statunitense-tedesca (Pfizer-BioNtech) evita la malattia nel 95% dei casi, quella a stelle e strisce si ferma a 94,1%. Si tratta dei livelli più alti di copertura. Di contro i punti deboli si concentrano sulla necessità di effettuare un’iniezione di richiamo e sulla modalità di conservazione. Tradotto, Pfizer ha bisogno di -70 gradi, anche se le fiale possano resistere per due settimane a -25°, come Moderna.

Johnson&Johnson

Non ha bisogno di congelamento Johnson&Johnson che impiega un adenovirus (al pari di AstraZeneca) e ha nel dosaggio l’asso nella manica: è l’unica profilassi a dose unica. L’efficacia, però, è inferiore a quella dei sieri Pfizer e Moderna (72%). "Questo dato va contestualizzato – predica prudenza Guido Rasi, ex direttore esecutivo di Ema –. Gli studi sui vaccini anti-Covid non sono facilmente comparabili. Sono avvenuti in fasi distinte della pandemia, in Paesi differenti, con diversi livelli di protezione ed esposizione, e non hanno interessato identiche fasce anagrafiche".

Astrazeneca

Bassi costi per gli Stati della Ue (1,78 euro a dose a fronte dei 12 e 18 di Pfizer e Moderna), uniti a una banale conservazione in frigo, sono gli elementi di punta di AstraZeneca. Le noti dolenti arrivano alle voci efficacia (82%) ed effetti collaterali. Se è vero che sul primo punto, l’impiego massivo ha dimostrato una copertura superiore (Londra docet), Ema, dopo ulteriori indagini, ha ammesso la sussistenza di "un legame tra il vaccino e rare trombosi". Da qui la decisione del nostro governo di raccomandarlo agli over60. Ma c’è chi getta acqua sul fuoco dell’allarmismo, che in Calabria e Puglia ha fatto segnare un 30% di disdette. Tra questi Giuseppe Remuzzi, direttore del ’Mario Negri’. A suo dire, "il vaccino è più sicuro dell’aspirina e di qualunque antibiotico: per farmaci simili il rischio di morte è più alto".

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