Vaccino Covid meno efficace e più contagi. Campagna della terza dose non decolla

In 7 giorni i nuovi positivi crescono del 33%. Balzo dei ricoveri. Terza dose solo al 28,4% del target previsto

Vaccini anti Covid: la protezione per chi ha completato il ciclo

Vaccini anti Covid: la protezione per chi ha completato il ciclo

Che il sensibile aumento dei contagi da Covid (+33% su base settimanale) sia imputabile solo all’incremento dei tamponi processati, legato all’obbligo di Green pass in ufficio, non ci crede più nessuno. La sensazione, che si fa certezza giorno dopo giorno, è che piuttosto stiamo entrando nella stagione invernale e, tra influenza e pandemia, rischiamo di farci trovare a dir poco impreparati. Colpa della progressiva perdita d’efficacia del vaccino ant-Covid e del virus che sembra correre più delle somministrazioni delle terze dosi, ultimo argine contro l’infezione. La profilassi, sia chiaro, funziona, gli ospedali non sono ancora sotto stress come lo scorso anno (in rianimazione c’erano 1.208 pazienti contro i 338 di oggi), ma riduce la sua copertura dopo sei mesi dal completamento del ciclo d’immunizzazione.

Bollettino del 27 ottobre: contagi Covid in Italia

Lo dimostra nella pratica il numero dei sanitari (la prima categoria in ordine di tempo a sottoporsi alla profilassi, tra gennaio e febbraio scorsi) che si sono contagiati nell’ultima settimana (371 rispetto ai 306 di quella precedente); lo ripetono in coro epidemiologi, virologi ed infettivologi, anche se poi, quando devono quantificare la perdita d’efficacia dei sieri, snocciolano cifre diverse. Le più inquietanti evidenziano uno scarto dal 95% al 40%, solo restando alla protezione dal rischio di contagio. Sempre gli scienziati sono quelli che invocano un’accelerazione nella somministazione del secondo richiamo, dove, però, siamo, stando alle cifre del governo, appena a 850mila iniezioni completate. Tradotto solo il 28,4% della popolazione potenzialmente oggetto di dose booster (in primis sanitari, fragili e over 80, ovvero chi, nonostante abbiano completato la doppia vaccinazione da almeno sei mesi, oggi si trova ’scoperto’). L’ultimo campanello d’allarme su un cambio di registro nello spartito della pandemia arriva dal duplice fronte, ospedaliero e del famigerato Rt. Da un lato, ieri i ricoverati per Covid-19 nei reparti ordinari hanno compiuto un balzo di ben 106 unità rispetto a domenica (al momento in corsia ci sono 2.579 malati), dall’altro, l’indice di contagio ha varcato la soglia psicologica dell’1%.

Lo scenario in cui rischiamo di scivolare, se non acceleriamo sul doppio richiamo, è quello del Regno Unito. Qui per una decina di giorni consecutivi si sono registrati 43-49mila nuovi positivi al giorno e centinaia di vittime. Solo da domenica si è iniziato a tirare un po’ il fiato (ieri, i nuovi contagi sono stati 36.567, 38 le vittime). D’accordo, Oltremanica hanno revocato tutte le restrizioni, ancora stanno discutendo se imporre l’obbligo vaccinale per i sanitari, ma la percentuale di popolazione con due dosi non si discosta troppo da quella italiana (66,5% a fronte del 70% di casa nostra, anche se Londra ha scommesso sul meno performante AstraZeneca). E la situazione epidemiologica si sta complicando anche in Germania, dove l’incidenza dei contagi nell’arco di sette giorni è salita a 110,1 casi ogni 100mila abitanti (+30 punti).

Dall’agosto scorso la copertura vaccinale si è sensibilmente ridotta per i sanitari, così come per i pazienti nelle Rsa e gli over 80. L’ultima circolare del ministero della Salute ha esteso il doppio richiamo, oltre alle categorie sovracitate, anche agli over 60, a patto che siano trascorsi sei mesi dal completamento del ciclo d’immunizzazione. Tuttavia, nella pratica le Regioni viaggiano a velocità diverse. Se in Piemonte sono aperte le prenotazioni per il booster anche agli over 60, così come in Puglia o nel Lazio, altrove si naviga a vista. Il generale Figliuolo ha raccomandato agli enti locali di accelerare, somministrando il richiamo indistintamente ai soggetti interessati. Il cambio di passo si fa attendere, così come l’ok alla terza dose per tutti. "C’è ancora tempo per decidere se darla ai più giovani", prova a rassicurare Giovanni Rezza, direttore generale Prevenzione del ministero della Salute. Sarà anche vero, ma l’impressione è che il Covid lanci la volata e noi siamo ancora indecisi se cambiare rapporto per stargli in scia.