Vaccino covid under 12, il pediatra: "I danni del virus sono più pericolosi"

Andrea Bergomi, consigliere Fimp (Federazione italiana medici pediatri): "Aspettiamo l’esito degli studi e speriamo nel via libera delle autorità"

La vaccinazione di una ragazzina (FotoFiocchi)

La vaccinazione di una ragazzina (FotoFiocchi)

Modena, 25 settembre 2021 - Per ora è un auspicio: tenuto conto delle conseguenze del Covid-19 anche sulla popolazione più giovane "si spera di poter cominciare a vaccinare" anche i ragazzi con un’età inferiore a 12 anni.

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La vaccinazione di una ragazzina (FotoFiocchi)
La vaccinazione di una ragazzina (FotoFiocchi)

Ma parlarne adesso, quando ancora non sono noti i risultati degli studi compiuti dalle aziende farmaceutiche e in mancanza del via libera delle organizzazioni sanitarie "è prematuro". Lo precisa Andrea Bergomi, pediatra di libera scelta e consigliere Fimp, la Federazione italiana dei medici pediatri.

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Il pediatra Andrea Bergomi
Il pediatra Andrea Bergomi

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Dottore, è giusto e raccomandabile vaccinare adolescenti e bambini contro il Covid-19?

"Non solo è giusto, ma è qualcosa che tutti i pediatri auspicano. È molto importante per dare copertura ai più piccoli che possono essere contagiati dal virus". All’inizio della pandemia gli adolescenti erano più sicuri rispetto gli adulti. Poi cosa è successo? "L’arrivo delle nuove varianti, in particolare la variante Delta che ha dimostrato una contagiosità nettamente superiore rispetto alle precedenti". Quindi anche i bimbi rischiano in modo grave se contagiati? "Bisogna considerare le conseguenze della malattia non solo nel breve termine, ma anche nel lungo termine. Secondo gli studi più recenti il long Covid colpisce sempre più spesso anche bambini e adolescenti, non per forza colpiti da sintomi gravi durante la loro positività al coronavirus. Purtroppo è stato dimostrato che i danni causati dall’infezione possono sopraggiungere anche dopo la guarigione clinica e perdurare diverse settimane. Quindi è nel loro interesse che si devono vaccinare". E poi anche nell’interesse della comunità. "Certamente i bambini possono essere vettori del virus dal momento che, soprattutto i più piccoli, non sono tenuti a indossare la mascherina". Quando comincerà la vaccinazione? "Non lo possiamo ancora sapere perché non sono ancora noti i risultati degli studi che le aziende produttrici di vaccini hanno condotto negli Stati Uniti. Sono studi che riguardano gli effetti collaterali, oltre a quelli già noti come l’indolenzimento al braccio, un leggero mal di testa e un po’ di febbre". Tanti genitori sono agitati. "L’effetto collaterale che genera più ansia è la possibilità che emergano miocarditi o pericarditi, cioè infiammazioni del cuore o della membrana che lo avvolge. Si tratta di pochi casi per milione, rarissimi casi, ma esistono. I risultati degli studi, validati dai comitati esperti delle agenzie regolatorie, dovranno dimostrare se i vantaggi sono controbilanciati agli svantaggi". Per ora è tutto sospeso? "Sì, il primo ente che dovrà dare l’ok è l’americana Fda: se darà il via libera spetterà all’Ema validare i risultati anche in Europa e di conseguenza dare il via libera anche all’italiana Aifa che deciderà se autorizzare la vaccinazione ai più piccoli". Da che età si comincerà a somministrare una dose? "È precoce parlarne, credo che si potrebbe procedere con la fascia 6-12 ma vedremo prima i risultati. Dopodiché gli enti dovranno decidere i quantitativi per ogni bambino e i tempi. È ancora presto discutere di questo, anche se speriamo fortemente in una decisione favorevole". Cambierà il modo di somministrare del dosi? "Per i ragazzi dai 12 anni in su ci si è appoggiati prevalentemente agli Hub dove anche noi pediatri di libera scelta ci siamo resi disponibili a vaccinare con un accordo con l’Ausl. Per i più piccoli si dovranno forse immaginare spazi più ristretti, magari non a contatto con persone anziane".