Vaiolo delle scimmie: come si trasmette, sintomi e mortalità. Cosa sappiamo

Casi confermati in 5 paesi europei tra cui l'Itaila

I sintomi del vaiolo delle scimmie

I sintomi del vaiolo delle scimmie

Roma, 19 maggio 2022 - Regno Unito, Spagna, Portogallo, Italia, Usa, Svezia: sono questi i paesi finora con casi confermati di vaiolo delle scimmie. Il virus è comparso il 7 maggio nel Regno Unito: probabilmente è stato importato dalla Nigeria, dove il paziente malato aveva viaggiato di recente. Da allora, ad oggi, sono stati individuati 25 casi confermati e decine di casi sospetti in Europa, ed è arrivata la prima segnalazione anche dagli Usa. Ecco tutto ciò che sappiamo finora del virus.

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Che cos'è e come si riconosce

Il vaiolo delle scimmie è una zoonosi silvestre, ovvero una malattia riguardante gli animali selvatici, con infezioni umani accidentali prevalentemente nelle parti boscose nell'Africa centrale e occidentale. La malattia è causata dal monkeypox virus, 'cugino' del vaiolo umano, entrambi appartenenti al gruppo degli orthopoxvirus.

Anche i sintomi del vaiolo delle scimmie sono simili: febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena, gonfiore alle ghiandole linfatiche, brividi, stanchezza, oltre ad eruzioni cutanee sul volto e altre parti del corpo, simili a quelle di altre malattie esentamiche. Il periodo di incubazione è 6-13 giorni, ma può variare da 5 fino a 21 giorni. L'infezione prima si manifesta con febbre, malessere generale, dolori muscolari, linfonodi gonfi e spossatezza, poi nell'arco di 1-3 giorni il paziente sviluppa eruzione cutanea pustolare che appare solitamente prima sul volto, ma a volte anche su altre parti del corpo. La malattia generalmente si autorisolve e dura da 2 a 4 settimane. In Africa il vaiolo delle scimmie è fatale in circa il 10% delle persone che lo contraggono; la mortalità per il vaiolo umano era di circa il 30% dei casi prima che fosse eradicato. Al momento tra i pazienti attualmente malati nessuno è in condizioni gravi. 

Trasmissione

Come si trasmette il vaiolo delle scimmie? Gli uomini possono contrarre il virus attraverso un morso o il contatto diretto con sangue, liquidi organici o lesioni di un animale infetto. La trasmissione da uomo a uomo è più difficile, e avviene tramite gocce di saliva nel respiro durante il contatto prolungato faccia a faccia, attraverso altri fluidi corporei, o anche tramite oggetti contaminati quale biancheria o abbigliamento. 

Vaccini e trattamento 

È stato riferito che in Africa il rischio di contrarre il vaiolo delle scimmie si riduce nelle persone precedentemente vaccinate per il vaiolo umano. Negli Stati Uniti esiste un vaccino approvato specificamente contro il monkeypox virus dal nome Jynneos, in Europa chiamato Imvanex. Ad oggi non esistono trattamenti specifici, ma si sta valutando l'uso di farmaci antivirali come il cidofovir. Per ora la vaccinazione è consigliata solo agli operatori sanitari a potenziale contatto con pazienti infetti. 

La storia

Il vaiolo delle scimmie è chiamato così perché fu scoperto nelle scimmie da laboratorio nel 1958. In seguito, dagli studi sono emerse evidenze d'infezione anche in roditori come scoiattoli, topi e ratti. Nel 1970 in Africa è stato riscontrato il primo caso umano, con sintomi molto simili al vaiolo umano, il quale alla fine è stato eradicato nel 1980. Durante gli anni Ottanta nella Repubblica Democratica del Congo hanno identificato 338 casi, con un tasso di mortalità di circa 10% per persone precedentemente non vaccinate contro il vaiolo. La trasmissione oggi è facilitata rispetto ai decenni precedenti per colpa della sospensione della vaccinazione di massa contro il vaiolo dopo la sua eradicazione. Il virus è diventato endemico in Nigeria e nella Repubblica Democratica del Congo. Nel 2003 è comparso un focolaio negli Stati Uniti in seguito all'importazione di roditori dall'Africa. 

Le raccomandazioni dell'Oms

Sulla base delle informazioni attualmente disponibili, l'Oms avverte che "l'entità della trasmissione locale nel Regno Unito non è chiara in questa fase e vi è la possibilità di trovare altri casi". L'organizzazione ribadisce l'importanza del tracciamento dei contatti e raccomanda il rafforzamento della sorveglianza locale delle malattie da eruzione cutanea, soprattutto nella comunità gay, dove è stata riscontrata la maggior parte dei casi individuati finora. E' cruciale la sensibilizzazione degli operatori sanitari, comprese le cliniche di salute sessuale e dermatologia, per una gestione efficace dell'attuale focolaio e per prevenire ulteriori infezioni. Qualsiasi paziente con sintomi sospetti deve essere indagato e isolato.