Varianti Covid, Sambri: "Il virus ne ha già due romagnole"

Sambri, direttore di Pievesestina: "Sono forme derivate di quella inglese, ma non sono né più contagiose né più resistenti al vaccino"

Il professor Vittorio Sambri, direttore dell’unità di microbiologia di Pievesestina

Il professor Vittorio Sambri, direttore dell’unità di microbiologia di Pievesestina

Rimini, 18 aprile 2021 - Il virus corre veloce, e continua a mutare. Tant’è che "sono state individuate già almeno un paio di varianti del Covid in Romagna". E il professor Vittorio Sambri, direttore dell’unità operativa microbiologia del laboratorio Ausl di Pievesestina, non esclude che "possano essere individuate presto altre forme mutate dal virus". Intanto sono state già trovate due varianti romagnole del virus. "Si tratta, di forme di mutazione che provengono dalla variante inglese del Covid. Ce ne siamo accorti perché sottoponendo il materiale all’esame del sequenziamento abbiamo notato che il genoma era leggermente diverso da quello osservato nella variante inglese. Mettiamola così: il codice genetico di queste due varianti mostra alcune differenze con quelle della variante inglese. Per dirla ancora più semplice, in una delle varianti romagnole mancano sei pezzi rispetto alla variante inglese, nell’altra ne mancano cinque". Sono più contagiose? Causano maggiori problemi? "Non cambia nulla, né dal punto di vista clinico né da quello epidemiologico. Le due varianti romagnole, entrambe riscontrate su positivi del Ravennate, sono piccole mutazioni della variante inglese. Non sono né più contagiose né più resistenti al vaccino. Però la scoperta ha una sua rilevanza scientifica, e soprattutto ci dimostra che è importante continua a svolgere con il massimo rigore il lavoro di analisi e sequenziamento. Perché questo ci permette di tenere l’epidemia sotto controllo e di intervenire in caso di varianti più aggressive". Le varianti sono state riscontrate sui tamponi delle persone rimaste contagiate dai focolai? "Non solo. E appaiono due mutazioni indipendenti tra loro. Sono state individuate su soggetti che non avevano avuti contatti tra loro". Quanti sono i tamponi che sottoponete al sequenziamento? "Parecchi. Finora abbiamo eseguito analisi sui tamponi di persone sospettate di aver contratto la variante inglese (o altre variant già identicate)i, oppure sulla base di particolari caratteristiche del contagio. Adesso il lavoro cambierà: sarà eseguito uno screening molto più allargato". Sulla base di quali criteri? "Le linee guida nazionali impongono, da martedì, l’analisi di almeno il 5% dei tamponi effettuati ogni giorno. Quindi: se ci arrivano 4mila tamponi al giorno su almeno 200, scelti a campione, verrà eseguito il sequenziamento per individuare il genoma del virus. Inoltre continueremo il sequenziamento sui tamponi delle persone coinvolte in focolai o che si sospetta siano state contagiate da una delle varianti del virus".