Il Veneto resta in zona arancione

Lo ha deciso il ministro Speranza: ordinanza in vigore dal 17 gennaio. Zaia: "I dati stanno migliorando". Però l'Iss dice che la regione ha la più alta incidenza nazionale

Veneto verso la conferma dell'arancione

Veneto verso la conferma dell'arancione

Venezia, 15 gennaio 2021 - Il Veneto resta in zona arancione. Lo ha deciso il ministro della Salute, Roberto Speranza, sulla base dei dati e delle indicazioni della Cabina di Regia. Il Ministro firmerà nelle prossime ore una nuova ordinanza che andrà in vigore a partire da domenica 17 gennaio. Il Veneto resta in arancione così come Emilia Romagna e calabria. Mentre ben nove regioni passano all'arancione e tre diventano rosse

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Zaia: "Non è ancora finita"

"Diamo per scontato che oggi arriverà la zona arancione, nonostante l'Rt sia sotto l'1. Ci hanno assegnato l'arancione In virtù del tasso alto di ospedalizzazione. Oggi il Veneto è sesto a livello nazionale". Lo aveva detto il governatore Luca Zaia nella consueta conferenza stampa nel centro della protezione civile a Marghera, che ha anticipato la decisione del ministro. Alla conferenza stampa era presente anche il noto professore e virologo Palù. 

"Mediamente la zona arancione dura 2-3 settimane - ha detto Zaia -. Non mi consola che la classificazione nostra sia classificata oggi come moderata e bassa, col Covid il cambio di scenario repentino è possibile. Abbiamo tanta strada da fare ancora, non è finita. Le vaccinazioni aiuteranno, ma bisogna aspettare maggio per poter chiudere questa partita. Se hanno influito anche le retrizioni natalizie? Può essere". 

Iss: Veneto incidenza più alta

In realtà secondo gli ultimi dati dell'Istituto nazionale di Sanità il Veneto ha la più alta incidenza nella settimana di monitoraggio: 365,21 per 100.000 abitanti. Il Veneto è in compagnia di PA di Bolzano (320,82), Emilia Romagna (284,64), e Friuli Venezia Giulia (270,77). E su tutto il territorio è ancora lontana da livelli che permetterebbero il completo ripristino dell'identificazione dei casi e tracciamento dei loro contatti. Così nella bozza del monitoraggio settimanale ministero della Salute-Iss. "Il Ssn ha mostrato i primi segni di criticità - si legge - quando il valore a livello nazionale ha superato i 50 casi per 100.000 in sette giorni e una criticità di tenuta dei servizi con incidenze elevate". 

"Alta mortalità, ma il sistema ha tenuto"

"I tanti morti? - ha detto Zaia -. Lo condividiamo con altre regioni. E non ci fosse stata questa sanità la mortalità sarebbe stata più alta. Non è un elemento di valutazione sulla qualità sel sistema sanitario. I nostri medici - ha proseguito - hanno preso in carico tutti i pazienti, con enormi difficoltà. A differenza di marzo non abbiamo chiuso tutte le altre prestazioni, abbiamo 450 pazienti in terapia intensiva non Covid e altri pazienti non Covid nei reparti oerdinari. Abbiamo tenuto in piedi il sistema sanitario".

Che il Veneto stia cercando di 'scavallare' la fase più dura lo conferma anche il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro: "c'è una crescita in quasi tutte le regioni - rileva -ma in Veneto e nella Provincia autonoma di Trento c'è una decrescita, anche se in Veneto l'incidenza resta alta".

"Un centinaio di posti liberi in terapia intensiva"

Zaia, parlando sempre del sistema sanitario e del miglioramento dei dati, ha anche ammesso che ci sono "un centinaio di posti liberi in terapia intensiva". Zaia motiva la situazione col calo dei ricoveri "nelle aree non critiche: quando i numeri diminuiscono come in queste ore, la prospettiva è di avere meno ricoveri anche in terapia intensiva ei prossimi giorni". Ci sono 3.158 ricoveri nelle ultime 24 ore (n calo di 60 posti letto nell’area non critica e di due nelle terapie intensive) e più di 3000 persone che hanno cure extrasopedaliere a casa. Questi sono gli unici dati che oggi la Regione Veneto è riuscita a fornire sul bollettino Covid a causa di un problema informatico.  

"Le superiori in presenza forse dal primo febbraio"

Le scuole superiori potrebbero riaprire alle lezioni in presenza il primo febbraio "solo se non ci sono rischi. Sennò si valuterà lo scenario epidemiologico", ha precisato Zaia riferendosi all'ordinanza regionale che fino al 21 gennaio mantiene chiuse le aule delle superiori. "Gli studenti hanno ragione se protestano, e non è certo loro colpa de le scuole sono chiuse. Ho sempre detto che ritenevo una sconfitta dover chiudere. Ma qui, con i rischi di una comunità come quella scolastica, siamo davanti ad un tema di sanità pubblica, non è una argomento per zotici localisti. Come mai, se il problema non c'è, anche il Governo dice che si potrebbe riaprire ma solo al 50%?". "E non accetto - ha concluso - che ci dicano che non apriamo le scuole perchè non siamo pronti con i trasporti".