Zone Italia Covid dal 7 gennaio: i colori delle regioni. Cosa cambia

Alla scadenza del Dpcm tornano le differenze. Zona gialla, arancione o rossa: gli scenari possibili in Emilia Romagna, Veneto e Marche

Zone Italia Covid: Veneto, Emilia Romagna e Marche cambieranno colore?

Zone Italia Covid: Veneto, Emilia Romagna e Marche cambieranno colore?

Bologna, 1 gennaio 2021 – Le restrizioni durante il periodo festivo hanno ‘colorato’ i giorni, cercando di limitare il più possibile gli spostamenti all’interno delle regioni e dei comuni. Di fatto è stata vietata in tutta Italia l’uscita dai confini regionali per non permettere al Coronavirus di espandersi, ma anche con lo scopo di contenere i parametri che determineranno il via libera o meno una volta che le vacanze saranno finite. 

AGGIORNAMENTO L'Emilia Romagna rischia la zona arancione

Se, infatti, ora tutto il territorio nazionale è una grande zona rossa, a partire dal 7 gennaio (primo giorno in cui non sarà più in vigore il Dpcm Natale), ogni regione tornerà a colorarsi di giallo, arancione o rosso. Una decisione che si prenderà in base ai parametri sanitari.

L’Emilia Romagna ha registrato dati stabili per tutto il mese di dicembre, mantenendo l’indice Rt puntuale sotto l’1. Questo le permetterebbe di tornare ad essere gialla. "Nel giro di poche settimane abbiamo dimezzato l’Rt”, ha affermato il governatore Stefano Bonaccini, commentando i contagi Covid in Emilia-Romagna. “Ma sappiamo che non bisogna mai cantare vittoria", ha sottolineato.

Le Marche, invece, sono state più altalenanti. L’Rt a fine novembre era sceso a 0,81 per poi risalire a 0,99. Il presidente della Regione, Francesco Acquaroli, si è espresso così in un’intervista al Carlino: “Abbiamo un aumento di positivi, di ricoveri, di sintomatici e l’Rt è a 0,99. Se non stiamo attenti il 7 gennaio rischiamo di non tornare gialli ma andare avanti con limitazioni più dure". E l'assessore alla Sanità, Filippo Saltamartini ha rincarato la dose: "Le Marche hanno numeri da zona rossa".

Situazione diversa e più grave per il Veneto, che potrebbe essere zona arancione dal 7 gennaio, perché presenta un Rt superiore a 1 (1,07 per la precisione). Il governatore Luca Zaia ha detto che ancora non sa cosa aspettarsi dopo le feste, ma la condizione per diventare arancioni sarebbe l’aumento dell’indice di contagio a 1,25.

Vediamo nel dettaglio tutti i parametri divisi per Regione.

Emilia Romagna

In base ai dati del Ministero della Salute, l’indice Rt della regione, ovvero l’indice che misura quanto velocemente si propaga il virus tra le persone, era di 0,82 nella settimana prima di Natale, cioè dal 14 al 20 dicembre. È poi aumentato leggermente nella settimana festiva, quella dal 21 al 27 dicembre, raggiungendo lo 0,98.

Gli altri indicatori, però, sono positivi. L’incidenza settimanale (quante persone su 100mila abitanti hanno contratto il virus) è scesa a 184, quando solo un mese prima era a 225. E anche i casi settimanali scendono progressivamente di settimana in settimana. Dal 21 al 27 dicembre ci sono stati 8.254 nuovi casi di Coronavirus. Dal 14 al 20 dicembre se ne erano registrati 8.702, mentre la settimana antecedente 9.527.

Per quanto riguarda l’occupazione dei posti letto, le terapie intensive hanno una saturazione del 30%, un punto percentuale sopra la media nazionale (dato del 30 dicembre). Mentre i reparti Covid non critici sono occupati al 44%, percentuale che registra un sovraccarico, perché la soglia è del 40%. Sono però dati che inseriscono la Regione in zona gialla e che registrano un miglioramento rispetto a un mese fa. A inizio mese i reparti Covid erano saturi al 50%, le terapie intensive stabili al 31%.

Tutti questi dati sono compatibili con uno scenario di tipo 1. Significa che la trasmissione del virus è localizzata ed è più ‘semplice’ controllarla. La classificazione complessiva di rischio però è moderata e potrebbe evolvere ad una progressione a rischio alto. A inizio dicembre era alta.

Se i dati rimangono stabili e non peggiorano, l’Emilia Romagna potrebbe tornare gialla, il 7 gennaio.

Marche

Gli indicatori sanitari delle Marche hanno avuto un leggero picco nella settimana prefestiva. Dal 14 al 20 dicembre solo l’indice Rt era sceso a 0,81, erano invece saliti i casi settimanali e l’incidenza, spostando la classificazione di rischio da moderata ad alta.

La settimana dal 21 al 27 dicembre ha riportato un equilibrio, solo l’indice Rt è salito di nuovo, raggiungendo lo 0,99. Unico dato che stona, perché l’incidenza (numero di persone positive su 100mila abitanti) è scesa a 127, quando tra novembre e dicembre era a 154. I casi settimanali sono stati 1.940. Di media ce c’erano più di 2mila ogni settimana.

I posti occupati in terapia intensiva sono in linea con la media nazionale: 29% (aggiornamento del 30 dicembre). Un dato che registra la forte e progressiva decrescita in corso nella Regione: il 10 dicembre l’occupazione era al 44%. In area non critica, cioè negli altri reparti Covid, invece, è stabile al 40%. Un dato che comunque negli ultimi 20 giorni non è mai sceso sotto al 34%. Queste percentuali di occupazione dei posti letto collocano le Marche in zona gialla.

Le valutazioni di rischio contagio e di impatto della pandemia sono classificate come ‘basse’. Un notevole miglioramento, rispetto alla settimana precedente. Visto però l’aumento dell’Rt, è probabile che saranno i dati della prossima settimana a determinare il colore della Regione a partire dal 7 gennaio.

Veneto

Situazione completamente diversa per il Veneto, rispetto ad Emilia Romagna e Marche. Qui l’Rt puntuale è a 1,07. Valore che colloca la Regione in uno scenario di tipo 2. Classificazione valida per gli Rt regionali che vanno da 1 a 1,25, il che significa che la trasmissibilità del Coronavirus è sostenuta e diffusa, ma ancora gestibile nel breve-medio periodo dal sistema sanitario. Una volta che l’Rt sorpassa la soglia dell’1,25, ci possono essere rischi di tenuta del sistema sanitario nel medio periodo. Per questo il presidente di Regione, Luca Zaia, ha detto che per il cambio colore “la conditio sine qua non è l'Rt sopra 1.25”.

Gli altri indicatori sanitari sono in leggero calo. Secondo i dati del Ministero della Salute, dal 21 al 27 dicembre, l’incidenza (numero di persone positive al virus su 100mila abitanti) è stata di 444, quando la settimana prima era a quota 524. I casi settimanali sono scesi a 21.802, dai 24.362 della settimana dal 14 al 20 dicembre.

I posti in terapia intensiva sono occupati al 36%, ma ancora sotto la soglia più critica del 40%. Negli altri reparti Covid, invece, la saturazione è al 45%, ben sopra la media nazionale del 37%. Il Ministero della Salute ha segnalato un sovraccarico delle strutture sanitarie venete, insieme a un’alta probabilità che vengano ulteriormente occupate dei prossimi 30 giorni. Per questo la valutazione di impatto nella Regione rimane alta. Il rischio è moderato con un alto rischio di progressione.

Visti questi dati, è possibile che il Veneto diventi arancione a partire dal 7 gennaio.