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Addio a Teo Ciavarella: il Pianista jazz di Dalla, Conte e Capossela ci lascia a 65 Anni

Oltre ad essere un musicista di altissimo livello è stato anche insegnante formando una intera generazione di jazzisti

Addio a Teo Ciavarella: il pianista jazz di Dalla e Conte ci lascia a 70 anni

Addio a Teo Ciavarella: il pianista jazz di Dalla e Conte ci lascia a 70 anni

Il mondo della musica italiana è in lutto per la scomparsa a 65 anni di Teo Ciavarella, uno dei più grandi pianisti jazz del panorama nazionale, morto il 15 maggio 2025 a causa di una rara malattia oncologica. Nato a San Marco in Lamis, in Puglia, e trapiantato a Bologna, Ciavarella ha lasciato un’eredità musicale straordinaria, collaborando con leggende come Lucio Dalla, Paolo Conte, Vinicio Capossela e molti altri. La sua vita, segnata da un talento innato e da una passione sconfinata per la musica, si è spenta dopo una coraggiosa battaglia contro il cancro, ma il suo lascito continua a risuonare nei cuori di fan, colleghi e allievi. 

Un talento nato nel Gargano

Teo Ciavarella, il cui nome completo era Matteo Ciavarella, è nato nel cuore del Gargano, a San Marco in Lamis, in una terra ricca di tradizione e calore umano. Fin da bambino, la musica è stata la sua vocazione: a soli nove anni si avvicinò alla batteria, ma fu il pianoforte a diventare il suo vero compagno di vita. “Ho sempre sentito la musica come un linguaggio universale, capace di raccontare chi siamo”, dichiarò in un’intervista nel 2019. Dopo essersi laureato al DAMS di Bologna con indirizzo Musica, si stabilì nella città emiliana, che divenne il fulcro della sua carriera artistica e didattica.

Bologna, con la sua vivace scena musicale, fu il terreno fertile in cui Ciavarella sviluppò il suo stile unico, un mix di jazz, blues, swing e influenze mediterranee. La sua versatilità gli permise di spaziare tra generi, collaborando con artisti di calibro internazionale e diventando una figura di riferimento nel panorama jazzistico italiano. Sul piano personale, Teo era sposato con Anna e padre di Nicoletta, una famiglia che lo ha sostenuto nei momenti più difficili, inclusa la sua battaglia contro la malattia.

Una carriera straordinaria: da Lucio Dalla a Vinicio Capossela

La carriera di Teo Ciavarella è stata un viaggio attraverso la musica italiana, segnata da collaborazioni con alcuni dei più grandi nomi del panorama nazionale. Negli anni ’80 e ’90, Ciavarella divenne un collaboratore fidato di Lucio Dalla, accompagnandolo al pianoforte in tournée e registrazioni che hanno fatto la storia, come gli album Dalla (1980) e Automobili (1976). La sua capacità di improvvisare e di aggiungere colore alle melodie di Dalla lo rese un elemento indispensabile nei live, dove il suo tocco jazzistico dava nuova vita a brani come Caruso e Piazza Grande.

Con Paolo Conte, Ciavarella trovò un’intesa artistica profonda, basata su un amore condiviso per il jazz e il cabaret. Partecipò a diversi tour e registrazioni, contribuendo con il suo pianismo elegante a capolavori come Sotto le stelle del jazz e Aguaplano. “Teo aveva un modo di suonare che era come una conversazione: ti ascoltava e rispondeva con le note”, raccontò Conte in un’intervista del 2015, ricordando la loro collaborazione.

Un altro capitolo significativo della sua carriera fu il sodalizio con Vinicio Capossela, con cui Ciavarella condivise il palco in numerosi concerti. Il suo pianoforte arricchì le atmosfere oniriche e circensi dei brani di Capossela, da Ovunque Proteggi a Marinai, Profeti e Balene. La loro collaborazione, iniziata negli anni 2000, fu un esempio di come il jazz potesse fondersi con la canzone d’autore, creando momenti di pura magia.

Oltre a questi nomi, Ciavarella lavorò con artisti come Samuele Bersani, Luca Carboni, Jimmy Villotti e Henghel Gualdi, dimostrando una versatilità che lo portò a esibirsi in contesti diversi, dai teatri ai festival internazionali. Ha inciso oltre 30 dischi, alcuni parlano addirittura di 50, di cui molti come leader, tra cui Half Way (2007) e Teo Ciavarella & Friends (2012). La sua presenza in trasmissioni radiofoniche e televisive, come Jazz Club su Rai Radio 3, e in festival prestigiosi come Umbria Jazz e il Festival di Sanremo (come sideman), consolidò la sua reputazione come uno dei pianisti più rispettati d’Italia.

La musica come terapia: la battaglia contro la malattia

Negli ultimi anni della sua vita, Teo Ciavarella ha affrontato una sfida immensa: una malattia oncologica rara e complessa, diagnosticata alcuni anni fa. In cura presso l’ambulatorio Tumori Rari dell’IRCCS Sant’Orsola di Bologna, Ciavarella non ha mai smesso di suonare, trasformando la musica in una forma di terapia e resistenza. In un gesto di straordinaria umanità, si esibiva regolarmente nella sala d’attesa dell’ospedale, accompagnato dal suo oncologo, il dottor Giacomo Corradi, anche lui musicista. I loro duetti, spesso improvvisati, portavano conforto ai pazienti e al personale medico, dimostrando il potere curativo della musica.

“La musica è stata la mia salvezza, anche nei momenti più bui”, dichiarò Ciavarella in un’intervista. Questi concerti informali, organizzati senza preavviso, sono diventati un simbolo della sua generosità e della sua capacità di trovare bellezza anche nella sofferenza. La malattia, che lo ha costretto a ridurre le sue attività negli ultimi mesi, è stata la causa della sua morte.

L’insegnamento e l’eredità didattica

Oltre alla sua carriera di performer, Ciavarella è stato un educatore appassionato, dedicando gran parte della sua vita all’insegnamento. È stato docente presso la Scuola di Musica Moderna di Ferrara e ha tenuto corsi e masterclass in tutta Italia, formando generazioni di musicisti. Tra i suoi allievi figurano nomi noti del jazz italiano, come Fabrizio Bosso e Giuseppe Milici, che hanno spesso citato Ciavarella come una fonte di ispirazione.

Il suo approccio didattico era basato sull’ascolto e sull’improvvisazione, due pilastri del jazz che insegnava con pazienza e carisma. “Non si tratta solo di suonare le note giuste, ma di raccontare una storia”, ripeteva spesso ai suoi studenti. La sua capacità di trasmettere non solo tecnica, ma anche emozione, ha lasciato un segno profondo nella comunità musicale bolognese e oltre.

Il ricordo dei colleghi e dei fan

La notizia della morte di Teo Ciavarella ha suscitato un’ondata di commozione tra colleghi, amici e fan. Vinicio Capossela ha condiviso un messaggio su Instagram: “Teo era un poeta del pianoforte, un uomo che viveva per la musica e per gli altri. Mi mancheranno le sue note e il suo sorriso”. Samuele Bersani, che ha collaborato con Ciavarella agli inizi della sua carriera, lo ha ricordato come “un fratello maggiore, capace di rendere ogni brano un viaggio”. Anche il Gruppo dei 10, collettivo jazzistico di cui Ciavarella era una colonna, ha dedicato un post su X: “Teo, la tua musica continuerà a suonare nei nostri cuori”.

Anche il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, ha voluto ricordare il musicista scomparso: “Apprendiamo con dolore della scomparsa di Teo Ciavarella – ha scritto. Se ne va una figura importante per Bologna, città in cui aveva scelto di vivere e dove ha svolto attività concertistica, didattica e di promozione culturale. Compositore di fama internazionale, ha dedicato tutta la sua vita alla musica, sia da solista che in collaborazione con i più grandi artisti italiani, tra cui anche Lucio Dalla. Rivolgiamo ai suoi familiari e ai suoi cari il sentito cordoglio dell’Amministrazione comunale".

I fan, sui social e su piattaforme come X, hanno condiviso ricordi personali, dai concerti memorabili al Teo Ciavarella Trio (con Tiziano Negrello al contrabbasso e Lele Barbieri alla batteria) fino agli incontri casuali nei locali bolognesi. “Era sempre disponibile, sempre sorridente. Un vero gigante”, scrive un utente su X. La sua ultima esibizione pubblica, al Santo Stefano in Music del 26 dicembre 2024 a Vigarano, è stata descritta come un momento di pura emozione, con il pubblico che lo ha salutato con una standing ovation.

Un lascito che vive nella musica

La morte di Teo Ciavarella lascia un vuoto incolmabile, ma la sua musica continuerà a vivere. I suoi dischi, le sue collaborazioni e le testimonianze dei suoi allievi sono un testamento della sua grandezza. Bologna, la città che lo ha adottato, sta già pianificando iniziative per onorare la sua memoria, tra cui un concerto tributo previsto per l’autunno 2025. Anche l’IRCCS Sant’Orsola ha espresso l’intenzione di dedicare un evento musicale in suo onore, per celebrare il suo contributo come paziente e artista.

Ciavarella non era solo un pianista, ma un narratore di emozioni, un uomo che ha usato la musica per connettere le persone, anche nei momenti più difficili. Come disse una volta: “Il jazz è libertà, ma anche disciplina. È un modo di stare al mondo”. Con la sua scomparsa, l’Italia perde una voce unica, ma il suo pianoforte continuerà a suonare, nelle note di chi lo ha conosciuto e di chi scoprirà la sua arte.