
L’artista sarà al teatro Duse di Bologna dal 25 marzo con lo spettacolo ’Arrivano i Dunque’: quando le parole possono cambiare il mondo
Una scenografia essenziale, come lui le ha sempre volute. Tutto gravita intorno a un tavolo, che non è quello ‘delle trattative’ che campeggiava con la sua necessità della pratica dell’intorno a Palazzo Pepoli durante ArtCity di Bologna. Questo è molto più semplice, serve per rendere ancora più penetrante la parola di Alessandro Bergonzoni che, dal 25 al 30 marzo (ore 21, domenica anche ore 16), va in scena al Teatro Duse di Bologna (via Cartoleria, 42), con il suo nuovo spettacolo, ‘Arrivano i Dunque (avannotti, sole Blu e la storia della giovane Saracinesca)’ . L’attore si aggira per il palco, indossando sugli abiti un camice bianco, a evocare il bisogno, che tutti abbiamo, di suggestioni salvifiche, che provano a risvegliare, nel nostro profondo, quel che rimane di una umanità dissolta. Per il resto, provare a raccontare cosa succede in scena, quando c’è Bergonzoni, è un compito che tocca solo allo spettatore, non perché faccia largo uso di improvvisazioni, ma perché, ogni sera, la precisione chirurgica delle sue fiabe, apparentemente esercizio di stile, in realtà riflesso perfetto della vita di ogni giorno, si affina, diventa un meccanismo che non lascia vie di uscita.
Obiettivo, rappresentare quella che lui chiama, con uno degli ultimi neologismi che ha partorito, la ‘Crealtà’ una realtà cangiante, che dobbiamo reinventare passo dopo passo, in un processo che deve portarci, auspica, a un futuro di pace. Non si tratta, per lui, di una utopia d’artista, ma di un lavoro pianificato che, anche quando ci fa ridere, e questo, ovviamente, succede in continuazione mentre lo spettacolo va avanti, ci mette di fronte a frammenti di informazione con i quali ci chiede di fare i conti. Una nuova era per il teatro civile, la sua, dove non si narra di notizie prese dai media e commentate, ma si stravolge il senso comune, allestendo, per usare una sua definizione, "un’asta dei pensieri, dove cerco il miglior (s)offerente per mettere all’incanto il verso delle cose: magari d’uccello o di poeta". Il suo è un viaggio continuo e funambolico dentro e fuori la quotidianità. Le guerre, i diritti civili, le carceri, ma tutto trasfigurato da una mente psichedelica che crea figure fantastiche alle quali affida le sue declamazioni che non trascurano nessuno. E proprio frequentare altre dimensioni è il suo obiettivo, quello di un teatro che non si accontenta più delle pareti della sala e delle sedie in platea, ma aggiunge strumenti (a breve potrebbe essere un podcast), per rendere ancora più immersiva l’esperienza-Bergonzoni.
"Se questo è l’uomo, annuncia, vorrei disertare. Si usa sempre più spesso l’espressione, ‘torniamo umani’, ma puoi tornare in un posto che già conosci, dal quale provieni. Ho sempre di più il dubbio che in molti di noi di umano sia rimasto poco, quindi dove dobbiamo tornare?". Ironia e amarezza ancora di più si mescolano in questo ‘Arrivano i Dunque (avannotti, sole Blu e la storia della giovane Saracinesca)’ che non lascerà sicuramente il pubblico indifferente, specie quando il protagonista, come ha promesso, tenterà un esperimento mai fatto sino ad oggi: "Scriverò sui libri degli altri, ma in senso letterale, iniziando dai testi di Lacan e Joyce". Cosa significa lo scopriremo al Teatro Duse.