È uscito proprio in questi giorni il nuovo disco del duo bolognese-marchigiano C’Mon Tigre, che per l’occasione divente ’C’Mon-Tigre Instrumental Ensemble’, includendo altri musicisti già nella fase di scrittura iniziale dei brani: Mirko Cisilino, Marco Frattini, Pasquale Mirra e Beppe Scardino, coinvolti nel collettivo da molti anni, ma in questo progetto specifico a fianco del duo come compositori.
Il debutto è intrigante e avviene con con ’Soundtrack for imaginary movie vol. 1’, ovvero una colonna sonora per un film immaginario di cui esiste solo la sceneggiatura, nella quale il duo (che ha sempre mantenuto l’anonimato) ha lavorato con la collaborazione dell’Intelligenza artificiale, nutrendola con gli scritti di Raymond Carver, scrittore, poeta e saggista americano, scomparso nel 1988.
C’Mon Tigre, solitamente si chiede di cosa parla il film ma nel vostro caso vogliamo sapere: di cosa parla la musica? "Parla del fare risuonare una storia solo attraverso la musica, senza creare un immaginario visivo a cui aggrapparsi, come se fosse una vera provocazione artistica, per quanto riguarda la produzione del cinema di oggi e alla luce di quello che è stato e che stiamo vivendo. È in atto una rivoluzione gigantesca della produzione, perché cambiano i metodi e i modi per produrre e anche i contenuti artistici, il cinema ne è parte e noi vogliamo indagare il reale. Quindi, perché non rovesciare il tutto e usare la musica come primissimo embrione di una storia, in modo tale che poi ci si possa lavorare sopra anche filmicamente, guidati però da un’emotività già esistente?"
Che storia è uscita facendo lavorare il modello linguistico di AI sull’analisi di scritti di C’mon Tigre e di Raymond Carver? "Un intreccio di quattro personaggi e quattro luoghi geografici ben definiti che si fanno sentire a livello musicale, dando una guida. E sono i luoghi che abbiamo esplorato nei nostri dischi fino ad oggi, quindi Lagos e l’Africa, Rio de Janeiro con tutto quello che rappresenta la musica brasiliana riscoperta nell’ultimo album, New York e Tokyo come parte importante legata alle nostre influenze principali, il legame con la musica elettronica".
Perché avete scelto proprio Carver? "Perché ha un tipo di scrittura ottima, naturalmente ci piace, ma è anche molto cinematografica, con molte descrizioni e pochi fronzoli dal punto di vista narrativo. Insomma un po’ come fosse un film di Altman. Abbiamo allenato AI a confrontarsi con contenuti e stile".
Voi date voce a un mondo discografico fatto ancora di ricerca e sperimentazione. "E il disco, oltre che in digitale, uscirà in doppio vinile, edizione limitata, con un libretto di 12 pagine con le storie da leggere per un’esperienza completa. Le storie sono state tutte capitolate in 23 parti e poi intrecciate, una sorta di ‘scalettone’ in senso tecnico, come nel cinema, per guidarci, con la cronologia degli eventi, nella composizione delle tracce. E tra un po’ uscirà anche un piccolo film, generato totalmente da AI".