Da Mazzolino a Dosso, i maestri del Cinquecento a Ferrara

La mostra "Il Cinquecento a Ferrara" al Palazzo dei Diamanti esplora l'arte ferrarese del periodo 1471-1598, focalizzandosi su Mazzolino, Ortolano, Garofalo e Dosso. Curata da Sgarbi e Danieli, presenta 120 opere internazionali e si concentra sul primo Cinquecento ferrarese. Un percorso artistico unico e ricco di scoperte.

Da Mazzolino a Dosso, i maestri del Cinquecento a Ferrara

Un’opera di Dosso in mostra, Circe, Washington, National Gallery of Art, Samuel H. Kress Collection

Tutto è cominciato dall’arrivo a Ferrara, sul finire del Quattrocento, di un pittore come Boccaccio Boccaccino, proprio nel momento in cui si sentiva la mancanza di una personalità artistica in grado di trainare la città nel nuovo secolo. Una personalità in grado di far dimenticare le esperienze visionarie della generazione di Cosmè Tura, Francesco del Cossa, Ercole de’ Roberti. La domanda sorge di conseguenza: i nuovi artisti ferraresi, quelli che operano nel Cinquecento, si sono davvero lasciati alle spalle i vecchi maestri?

È questo uno dei punti fondamentali su cui si baserà la prossima mostra sul Rinascimento, che inaugurerà al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, il prossimo 12 ottobre. Il titolo – Il Cinquecento a Ferrara. Mazzolino, Ortolano, Garofalo, Dosso – lascia intendere già il contenuto della seconda tappa di Rinascimento a Ferrara, percorso di varie esposizioni, inaugurato sotto la presidenza di Vittorio Sgarbi alla Fondazione Ferrara Arte, che intende analizzare le fasi più importanti dell’arte ferrarese nel periodo che va dal 1471 al 1598.

La prima mostra, che nel 2023 ha ricevuto la medaglia del Quirinale, ha analizzato le vicende artistiche di Ercole de’ Roberti e Lorenzo Costa. La seconda, che aprirà le porte tra meno di un mese e si potrà visitare fino al 16 febbraio 2025, è curata da Sgarbi e dallo storico Michele Danieli e si concentrerà sul primo Cinquecento a Ferrara, dagli anni del passaggio di consegne da Ercole I d’Este al figlio Alfonso I (1505) fino alla morte di quest’ultimo (1534), committente raffinato e di grandi ambizioni, capace di rinnovare gli spazi privati della corte come quelli pubblici della città.

Le sale del Palazzo dei Diamanti ospiteranno 120 opere provenienti da tutto il mondo, da Lewisburg a Cracovia, da Cambridge a Vienna, da Roma a Dresda. Un lavoro imponente, che ha visto la città estense dialogare con prestigiosi prestatori, che si sono privati di opere fondamentali per le loro collezioni. La mostra, quindi, si concentrerà sulle quattro punte di diamante (è il caso di dirlo) della pittura ferrarese di quei decenni: Ludovico Mazzolino, Giovanni Battista Benvenuti detto Ortolano, Benvenuto Tisi detto Garofalo e Giovanni Luteri detto Dosso. "Le loro opere – come ha spiegato Danieli durante l’inaugurazione – sono state riorganizzate, modulando il percorso all’interno di Palazzo dei Diamanti. Un percorso impossibile da riassumere".

Un cammino artistico che Sgarbi ha definito "miracoloso e travolgente. Quattro maestri così diversi e così uniti da un pensiero comune: mantenersi fedeli a Ferrara e guardare quello che accade nel mondo per farlo diventare ferrarese. Non vi sarà in tutto l’anno una mostra più importante di questa, per varietà, originalità e quantità di scoperte".

Francesco Franchella