Federico Fellini e il film sognato in ospedale: "Sulle stragi del sabato sera"

La rivelazione dei medici di Ferrara che nel 1993 avevano in cura il grande regista dopo l’ictus: "Alle sei del mattino telefonava ad attori in tutto il mondo"

Federico Fellini

Federico Fellini

Ferrara, 21 gennaio 2022 - "Inizierà così: un ascensore che sale verso il cielo. Quando torno a Roma lo farò". Federico Fellini, immortale Maestro di cinema, nonostante i giorni difficili dopo un ictus celebrale che locolpì quell’estate del 1993 mentre soggiornava in Svizzera, pensava ancora al futuro, ai giovani. Durante il suo programma cognitivo riabilitativo all’ospedale san Giorgio di Ferrara – realtà sanitaria da sempre all’avanguardia – il grande regista rifletteva su come realizzare un cortometraggio per sensibilizzarli le giovani generazioni a una guida sicura. Le stragi del sabato sera che in quel decennio erano una vera e propria piaga sociale. Ma il destino non glielo permise.

Il regista di ’8 e mezzo’ e ’La dolce vita’ aveva già in mente tutto. Ma la vita la pensò diversamente. Il Maestro non riuscì mai a portare a termine l’opera, quell’ultimo ’dono’ all’umanità non venne mai alla luce. A svelarlo è Anna Cantagallo, medico neurologo e fisiatra di Padova che lo seguì durante tutto il progamma cognitivo a Ferrara quell’estate di 29 anni fa, tanto da entrare in confidenza con il regista e ricevere questo segreto.

"La scena che ci aveva illustrato partiva con la salita di un ascensore al cielo. Poi, all’improvviso, la camera avrebbe inquadrato l’apertura dell’ascensore e l’immagine si sarebbe focalizzata sulla visione choc di un giovane su una carrozzina, ripreso in prospettiva centrale. Voleva rappresentare, con sequenze forti, il dramma degli incidenti stradali, creando negli spettatori l’occasione per riflettere sui rischi dell’alta velocità. Aveva messo il suo genio al servizio dell’educazione stradale inducendo una riflessione".

Il professor Riccardo Modestino, oggi in pensione, che consigliò il ricovero "all’eccezionale reparto di riabilitazione diretto dal professor Nino Basaglia", ricorda che, in ospedale "alle sei del mattino", Fellini "telefonava a registi e attori di tutto il mondo e affascinava tutti con i suoi racconti. Il suo era come il suono di un flauto magico che incantava chiunque fosse intorno a lui". Quegli ultimi giorni furono davvero un calvario per colui che diresse attori come Anita Ekberg, Alberto Sordi e Marcello Mastroianni.

"Ebbe un ictus con emiparesi sinistra e una riduzione dell’attenzione nello spazio di sinistra – spiega Cantagallo –. Quei disturbi gli facevano percepire ‘il mondo a metà’, scriveva e disegnava, inizialmente, in metà foglio. All’inizio non se ne rendeva conto, poi, col procedere della riabilitazione, recuperò la consapevolezza della metà mancante e iniziò a esplorare a sinistra".

La grande umanità del regista è ancora impressa nei professionisti che lo seguirono fino a quel giorno del 31 ottobre del 1993: "Ritornato dalla Svizzera lo visitaì al Grand Hotel di Rimini – spiega Basaglia –. Lo trovai provato dal punto di vista psicologico, dopo una traversia sanitaria problematica. Era una figura eccezionale. Riusciva ad avere le simpatie di tutti, dal presidente della Repubblica ai medici".