STEFANO MARCHETTI
Cultura e spettacoli

Gandolfi, pittore del cuore. La riscoperta delle pale

In mostra alla Pinacoteca di Cento le grandi opere e i lavori preparatori. Dal modello del Guercino seppe sviluppare una poetica inconfondibile.

In mostra alla Pinacoteca di Cento le grandi opere e i lavori preparatori. Dal modello del Guercino seppe sviluppare una poetica inconfondibile.

In mostra alla Pinacoteca di Cento le grandi opere e i lavori preparatori. Dal modello del Guercino seppe sviluppare una poetica inconfondibile.

San Gaetano da Thiene tiene fra le braccia Gesù Bambino e lo culla teneramente, chino su di lui a occhi socchiusi, come se fosse suo figlio. E intanto la Madonna, assisa sulle nuvole, lo accarezza su una guancia. "Ubaldo Gandolfi ha avuto il dono speciale di saper parlare al cuore di chi guarda le sue opere", osserva la professoressa Donatella Biagi Maino dell’Università di Bologna. Nella sua pittura sentimento e ragione, emozione e cura del dettaglio si abbracciano meravigliosamente, come ci dimostra la piccola, deliziosa mostra che sarà aperta fino al 2 marzo 2025 alla Civica Pinacoteca di Cento.

Le due grandi pale d’altare di Gandolfi, già presenti nelle collezioni centesi, vengono affiancate a preziosi lavori preparatori: accanto alla straordinaria ’Annunciazione’ del 1775, originariamente nella chiesa della Santissima Annunziata all’Ospedale di Cento, vediamo un bozzetto definitivo (in prestito da una collezione privata), mentre a lato della tela con ’San Gaetano da Thiene’ ammiriamo un disegno preparatorio, a sanguigna e gessetto bianco, concesso in mostra dalla galleria bolognese Fondantico di Tiziana Sassoli.

Nato nel 1728 a San Matteo della Decima, nella pianura bolognese, Gandolfi crebbe ovviamente nella cultura del Guercino che fu tra i suoi primi modelli. Studiò a Bologna all’Accademia Clementina e seppe acquisire uno stile inconfondibile per poetica e forza espressiva: "Gandolfi riesce a interpretare in maniera smagliante la verità del vivere", aggiunge la professoressa Biagi Maino che cura la mostra. "Il confronto con i lavori preparatori ci rivela la meticolosità dell’artista e il suo rigore. Studiava ogni singolo dettaglio", sottolinea Lorenzo Lorenzini, direttore della Pinacoteca centese. Sappiamo, per esempio, che Gandolfi provava su lavagna le pose e i volti, poi faceva diversi schizzi su carta e modellava con la creta i singoli personaggi per verificare le ombre e le luci, dopodiché eseguiva vari disegni a carboncino o a sanguigna, prima di affrontare il disegno definitivo, utilizzando anche lo ‘sfumino’, uno strumento amato già dal Guercino. L’ultima tappa, prima di passare alla grande tela, era il bozzetto, "ma spesso, a quel punto, c’erano ben poche differenze rispetto al dipinto finale", annota Lorenzini.

La mostra su Gandolfi è una delle novità della Pinacoteca di Cento che, allo scoccare del primo anno dalla riapertura, ha accolto in questi giorni anche una pregiatissima replica, realizzata da Haltadefinizione, tech company del gruppo Panini Cultura, de ’La Carraccina’ di Ludovico Carracci che è in trasferta a Roma per la grande mostra su Guercino alle Scuderie del Quirinale. All’evento romano è ‘volata’ anche l’incantevole ’Sibilla’, di proprietà della Fondazione Cassa di risparmio di Cento, ma in Pinacoteca c’è una sua ‘pronipote’ contemporanea, la ’Sibilla’ immaginata da Wainer Vaccari, celebre artista modenese che si è cimentato in un ideale dialogo con Guercino, lasciandosi ispirare da lui.