
L’attore ravennate da domani in sala con ’Tornando a Est’, sequel del film girato a Cesena. E a Bologna firma la regia di ’Gramsci gay’
Al cinema è protagonista di Tornando a Est assieme a Lodo Guenzi e Jacopo Costantini, nelle sale da domani. A teatro firma la regia di Gramsci Gay, in scena, alle Moline di Bologna, da oggi fino a domenica. Matteo Gatta, ravennate classe 1996, formazione teatrale, aveva esordito sul grande schermo cinque anni fa, nel prequel Est - Dittatura last minute, road movie diretto sempre da Antonio Pisu. Il secondo film, che segue le vicende di tre amici di Cesena, Pago, Rice e Bibi, li porta in Bulgaria dopo la caduta del Muro. "Quasi un thriller", lo definisce l’attore, perché, nonostante si raggiungano picchi di comicità, i tre finiscono nel mirino della criminalità balcanica e dei servizi segreti italiani. Lo spettacolo Gramsci Gay, invece, si articola su due piani a un secolo di distanza l’uno dall’altro. Nel primo, ambientato nel 1920, a parlare è un giovane Gramsci. Nel secondo, è Nino Russo, il vandalo che scrisse ‘gay’ sul murale, raffigurante il volto del filosofo e politico, dipinto sul carcere di Turi.
Gatta, ha detto di "pensare in forma teatrale". Al cinema, invece, com’è andata? "Sono terrorizzato dal mondo del cinema, ho paura dei tempi di produzione, degli enormi cachet, della grande mobilitazione di persone, ma ho avuto la fortuna di lavorare con professionisti che amano il pubblico". ‘Est - Dittatura last minute’ è stato il suo esordio cinematografico. Pisu l’ha scelta come protagonista dopo un provino durato dieci minuti. Come lo ha convinto? "L’ho torturato per farmelo dire, mi ha semplicemente risposto di avermi trovato molto aderente al personaggio. Credo di essere una persona buona e timida davanti alla camera, e che questo sia piaciuto ad Antonio".
Qual è stata la difficoltà più grande? "Affrontare un sequel, perché devi riuscire a dare continuità al lavoro di attore, senza tornare indietro. Un personaggio che ti accompagna per così tanti anni è come una seconda pelle. Allo stesso tempo, però, la telecamera è spietata". Si è piaciuto quando si è visto sul grande schermo? "Purtroppo questo non è un privilegio che mi è dato avere (sorride, ndr). Trovo sempre qualcosa da migliorare".
Chi può dire siano stati i suoi maestri? "Il mio primo insegnante di recitazione, Mario Battaglia, aveva una compagnia amatoriale a Ravenna che ho iniziato a frequentare alle medie. Facevamo teatro in parrocchia, non potevo credere che la religione fosse così noiosa e il teatro così divertente. E poi Luca Ronconi, che mi prese alla scuola del Piccolo di Milano. Rimane un riferimento assoluto, affascinante e profondo per me. E lo farebbe sorridere sentirmelo dire".
Restando in teatro, come ci parla oggi Antonio Gramsci? "Il punto non è tanto capire come, ma ’se’ ci parla. L’idea dello spettacolo nasce nel 2018: mi astenni dalle elezioni (vinse il governo giallo-verde di Conte e Salvini, ndr) e mi chiesi se la politica del momento stesse parlando anche a me. Riconoscevo il fatto che ci fosse stata un’epoca d’oro, in cui la politica era comprensibile e diventava strumento di emancipazione individuale. Ma è ancora così?".
Continui… "Con Iacopo Gardelli, il drammaturgo, e Mauro Lamantia, che interpreta Gramsci, abbiamo intervistato i ragazzi per chiedere loro che rapporto avessero con la politica. Abbiamo registrato grande sfiducia e confusione. Per tornare alla domanda, Gramsci ci parla e ci trasmette il fuoco, la passione, la voglia di comprendere profondamente la realtà. Ma io mi rivedo in Nino, il ragazzo che deturpò il murale".
Perché? "Ha vinto il disfattismo, la passione politica ha perso. Forse questo governo burocratese, amministrato più attraverso la finanza che con la democrazia, ci rispecchia. Bisognerebbe chiedersi se non sia legittimo per un ragazzo dire che non gliene importa nulla di questo sistema".
Progetti futuri? "Sto provando uno spettacolo che debutterà a Roma a fine mese. Si intitola Toccando il vuoto di David Grieg per la regia di Silvio Peroni (al Masini di Faenza il 5 marzo, ndr). Lavoro di nuovo con Lodo Guenzi, ma a teatro".