È tornato nel cuore della sua Bologna, Luca Carboni, dopo il toccante racconto della malattia che lo ha colpito a marzo di due anni fa, quando gli è stato diagnosticato un tumore al polmone. Un periodo di silenzio, un percorso di guarigione lontano dai riflettori. Fino a ieri, quando il cantautore è salito sul palco per un breve ricordo del musicista Jimmy Villotti, punteggiato da applausi calorosi, all’inaugurazione delle nuove stelle del jazz in via Orefici dedicata ad Amedeo Tommasi e al chitarrista bolognese. Basco e occhiali scuri, "voglio solo dire due parole su Jimmy – ha detto il cantante –. È stato un maestro, non solo a livello musicale. Era molto bello ascoltare le sue improvvisazioni, anche quelle verbali, i suoi studi, i suoi viaggi mentali, le sue fissazioni e le sue intuizioni".
Carboni ha ricordato l’amicizia con il chitarrista, che li ha legati dai primi momenti: "Andavo a lezione da lui. Un pomeriggio mi fece fare un giro per insegnarmi i movimenti di settima maggiore, io improvvisai e così nacque Silvia lo sai. Quindi, grazie Jimmy". Il mitico singolo del 1987 consacrò Carboni nel panorama della musica italiana ed europea. Tassello importante di una carriera che verrà ripercorsa nella mostra in arrivo a novembre sotto le Torri a quarant’anni dall’esordio del cantante (sarà curata da Luca Beatrice e prodotta da Elastica), in attesa del nuovo album cui Carboni stava lavorando. All’artista il sindaco di Bologna Matteo Lepore ha poi consegnato la Targa della Strada del Jazz, il festival giunto ormai alla quattordicesima edizione che ogni anno svela la posa nelle centralissime via Orefici e via Caprarie delle nuove stelle dedicate ai grandi interpreti che hanno suonato in città negli anni d’oro del Bologna Jazz Festival.
A Villotti, scomparso nel dicembre dello scorso anno, il Comune di Bologna ha conferito anche la Turrita d’argento alla memoria (consegnata alla moglie Natascia Mazza) "per aver lasciato un solco indelebile nella storia culturale della città". Tanti gli ospiti e amici del mondo culturale e musicale che si sono alternati sul palco per ricordare Jimmy. A partire da Paolo Jannacci, che ieri sera si è poi esibito in piazza Maggiore nel Concerto per Enzo, con tanti successi del padre, dopo avere ricevuto il premio Strada del Jazz 2024. "Il jazz è un grande modo di potersi esprimere e mettersi a nudo davanti a chi ci ascolta – ha detto Jannacci –. Amedeo e Jimmy lo hanno fatto per tutta la vita".
Presenti anche i giornalisti Red Ronnie e Giorgio Comaschi, il filosofo Stefano Bonaga e il fratello Giorgio, professore. Con la voce spezzata dalla commozione, il compositore Fio Zanotti ha ricordato quando "alle 6 di mattina andavamo in spiaggia insieme a salutare il sole e poi suonavamo, suonavamo sempre. Tutt’oggi mi servono i suoi insegnamenti per i lavori che sto facendo. Lo porto dentro al mio cuore".