
Con Silvia Truzzi lunedì sera al teatro Duse di Bologna per una serata sul filosofo "Nel 1911 c’era già il nucleo del suo pensiero e l’analisi su Europa e America" .
Nei suoi temi del liceo si intravedeva già il pensatore politico che sarebbe diventato. Raffinato nell’italiano, erudito nelle citazioni, sorprendente nelle intuizioni, il giovane Antonio Gramsci lascia tracce del suo pensiero futuro in tre fogli protocollo, ritrovati fortuitamente da Gad Lerner nel fondo dell’armadio della nipote di Francesco Scotti. Questi testi, che verranno letti da Giacomo Marini, ragazzo ventiduenne bolognese, sono il cuore di ’Il sogno di Gramsci’, la lettura teatrale messa in scena da Gad Lerner e Silvia Truzzi, con la regia di Simone Rota, lunedì alle 21 al Teatro Duse di Bologna.
Gad Lerner, cosa ha pensato dei temi del liceo di Gramsci? "Quando li trovai, quasi per caso nel 2022, nell’armadio di Francesco Scotti (partigiano, deputato dell’Assemblea Costituente e amico di Carlo, fratello di Gramsci ), inizialmente pensai che fossero falsi. Il voto, la sigla e il giudizio del professore permisero però alla Fondazione Gramsci di autenticarli rapidamente. Già altri documenti simili erano stati pubblicati, e anche questi saranno inclusi nell’edizione nazionale dei suoi scritti. Risalgono al 1911, l’ultimo anno di liceo di Gramsci a Cagliari, dove, nonostante la povertà, i suoi insegnanti spronarono la famiglia a fargli proseguire gli studi. È incredibile pensare che li abbia scritti un liceale".
Nello spettacolo si esplora anche la vita privata di Gramsci... "Silvia Truzzi racconterà la sua vita sentimentale, e ci saranno anche lettere, tra cui la testimonianza del figlio di Gramsci, che ho intervistato trent’anni fa. La sua visione offre uno sguardo sulle difficoltà di Gramsci con l’Unione Sovietica, Togliatti e il comunismo dell’epoca".
Secondo lei cosa c’è di attuale in questi temi? "Gramsci è spesso preso come modello anche dall’attuale destra italiana, il che è abbastanza paradossale… Tuttavia, la cosa più attuale che emerge è il suo studio sul modello americano. Lui lo definisce ’l’americanarsi della vecchia Europa’. Questo concetto anticipa le riflessioni che poi svilupperà sull’ americanismo e il fordismo nei Quaderni del Carcere, e prefigura anche i tempi moderni. È sorprendente, considerando che Gramsci nel 1911 analizzò così puntualmente l’America, senza Internet e con mezzi di informazione molto limitati".
Durante la serata saranno anche voci registrate. Quali sono le più significative? "Tra le voci più toccanti c’è quella di Gustavo Trombetti, bolognese, compagno di cella di Gramsci nel 1933 e colui che salvò i Quaderni dal Carcere. La sua testimonianza chiuderà lo spettacolo, rendendolo ancora più speciale per il pubblico di Bologna. Ci saranno anche voci di operai dei consigli di fabbrica di Torino, di Sandro Pertini e Umberto Terracini, raccolte dal nipote di Gramsci e conservate nella Casa Museo di Ghilarza (Sardegna)".
Per che pubblico è pensato? "Per tutti, anche per i giovani. Gramsci scrisse ’odio gli indifferenti’ a 26 anni e, a neanche 30 era già dirigente dei consigli di fabbrica. La sua precocità e il suo impegno sono un’ispirazione anche per chi oggi conosce poco di lui".
E quale messaggio spera che il pubblico porti a casa? "Che l’egemonia culturale di cui troppi si riempiono la bocca nasce dallo studio e dal prendere sul serio la cultura, non dalla propaganda o dal mettere gli amici e i figli degli amici nei posti chiave, ma studiando e sforzandosi di interpretare il mondo, come ha fatto Gramsci".