BENEDETTA CUCCI
Cultura e spettacoli

Le donne viste da Yvonne Sciò: "Cado e mi rialzo: mi piace lottare"

Al Biografilm di Bologna con il doc ’Womeness’: "Non è la Rai? Ho preferito uscire dalla comfort zone"

Al Biografilm di Bologna con il doc ’Womeness’: "Non è la Rai? Ho preferito uscire dalla comfort zone"

Al Biografilm di Bologna con il doc ’Womeness’: "Non è la Rai? Ho preferito uscire dalla comfort zone"

Yvonne Sciò arriva al festival Biografilm di Bologna oggi alle 21.30, per presentare il suo ultimo documentario Womeness al Chiostro di Santa Cristina della Fondazza. Racconta l’audace femminilità di cinque grandi donne del nostro tempo come Dacia Maraini, Emma Bonino, Sussan Deyhim, compositrice e cantante iraniana in esilio, Tomaso Binga, artista verbo visiva, fino a Setsuko Klossowska de Rola, pittrice e scultrice giapponese, moglie di Balthus. Ma anche la sua storia personale non è da meno: bisnipote di Jules Brulatour, uno dei pionieri dell’industria cinematografica americana, (in Usa rappresentò la distribuzione dei Lumière), ha respirato cinema tutta la vita e ha recitato accanto a Mastroianni, con Nanni Loy, Pupi Avati, i Taviani e Carlo Verdone.

Signora Sciò, lei racconta cinque donne speciali ma certo che anche la sua storia di donna è avvincente.

"Sono molto aperta alla vita, non ho fatto l’università e credo che gli incontri della mia vita siano stati la mia università. Penso a Bologna e mi viene in mente quando venni in tour con Mario Monicelli negli anni Novanta, recitavo con Laura Morante e Dominique Sanda ne Le relazioni pericolose e ricordo bene la sera in cui mio fratello venne a vedermi e dormì per tutto lo spettacolo. Memorabile come gli insegnamenti di Mario".

Lei ha iniziato con uno spot televisivo per la Sip che ancora si cita ("mi ami? Ma quanto mi ami?"), è approdata a Non è la Rai, poi sono arrivati cinema e teatro e da oltre dieci anni è regista. La comfort zone non fa per lei?

"Non amo la comfort zone. Amo cascare e rialzarmi, rimettermi in discussione. Se non avessi fatto così, quando ho avuto il successo che ho avuto, dopo quei tre mesi di Non è la Rai, non sarei riuscita a fare l’attrice come volevo. Sentivo la necessità di studiare in America e la gente mi diceva che ero pazza, che tanto qui ero già famosa. Perché devi andare a spaccarti le ossa là e ricominciare da zero? Così mi dicevano".

Ecco, perché?

"Sono curiosa, nei miei racconti come regista in Roxanne Lowitt Magic Moments, Seven Women e Womeness, racconto le persone che hanno toccato il mio cuore, che hanno fatto la differenza nella mia vita, quando ho iniziato a dirigere cercavo di spiegare questo… ma tutti mi chiedevano solo di chi fosse il mio outfit. In tutto quello che faccio voglio essere una donna libera e anche un po’ sorprendere. Se accettavo il contratto di quattro anni con Non è la Rai mi avrebbero dato un sacco di soldi, ma non ho mai fatto le cose secondo le aspettative comuni".

In cui rientra anche aver detto di no agli inviti di Brad Pitt. Come si fa?

"Con lui mi sono sentita in soggezione, inadeguata, magari ho fatto malissimo, ma sono passati mille anni. È stata la mia insicurezza. Lui mi ha chiesto di dargli lezioni di italiano e io sono andata nel panico".

Lei però sul lavoro non ha molti dubbi.

"Con gli uomini sono sempre stata un disastro, forse perché sono sempre stata molto focalizzata sulla mia carriera che mi ha cambiato la vita e mi ha sempre salvata. Nulla mi è venuto facile, ma mi piace lottare. Anche per Womeness ho avuto un grande conflitto, è stato un lungo lavoro, anche per montarlo. Ho la mia società, la Magic Women Films, e aggiungo che in Italia è tutto abbastanza complicato, anche per il sostegno economico. Tu fai dei lavor,ima poi non è semplice venderli. Ma per Womeness ho dato il massimo, dal soggetto alle musiche, acquistando quattro pezzi del mio caro amico Richard Horovitz, cui è dedicato il film".