
I chitarristi insieme in un tour che quest’estate toccherà anche Bologna. "L’Italia è il Paese delle radici"
Due leggende viventi, una band. L’impegnativo slogan del Surfing with the Hydra 2025 Tour che il 17 luglio porta la SatchVai Band sul palco del Sequoie Music Park, alle Caserme Rosse, mettendo una difronte all’altro Joe Satriani e Steve Vai che oltre a unire i rispettivi nomi in questa nuova avventura fondono nel titolo dello show due loro chitarre iconiche, l’Ibanez JS di Satriani customizzata per il ventennale di Surfing with the alien, l’album con Silver Surfer della Marvel in copertina che l’ha reso una superstar planetaria, e la mitologica Ibanez Hydra a tre manici usata di Vai pure nel viralissimo video di Teeth of The Hydra. Un martello di Dio come sanno bene i fans del G3, il guitar trio a geometria variabile in cui Satriani nell’arco di trent’anni ha coinvolto una dozzina abbondante di colleghi, fra cui lo stesso Vai. A parlarne sono Joe e Steve stessi in collegamento video dalla California.
Siete entrambi nipoti di oriundi italiani.
Vai: "Già. Il mio rapporto con l’Italia è iniziato nel 1982, quando venni con Frank Zappa, per un tour molto lungo che ci portò pure in Sicilia, allo stadio La Favorita di Palermo, dove qualcuno mi disse che eravamo la prima rock band internazionale a esibirsi sull’isola. Ricordo che, con la mia ingenuità di ventunenne, appena arrivato allungai la mano per prendere un pugno di terra e annusarla. Ero finalmente nel paese delle mie radici".
Joe, sua nonna era di Bari.
Satriani: "La famiglia di mio padre era piacentina mentre quella di mia madre barese. Un po’ come qui in America un padre di New York e una madre del Mississippi. Ecco perché da bambino quando i miei litigavano, e se le dicevano in italiano, non riuscissi a capire bene perché parlavano due lingue diverse".
Vai: "I miei nonni Siro e Alessandrina erano, invece, di Dorno. Così quando sono venuto in Lomellina con mia moglie Pia (Maiocco, ndr) e i ragazzi (Julian Angel e Fireper, ndr) per ricevere la cittadinanza onoraria ho voluto visitare i luoghi dove sono cresciuti scoprendo che vivevano a 10 minuti di distanza l’uno dall’altro. Incredibile che si siano incontrati a Westbury Long solo dopo aver traversato l’oceano".
Tra voi com’è cominciata?
Satriani: "C’è qualcosa di speciale nel fatto che siamo cresciuti entrambi a Long Island in un’epoca meravigliosa in cui i ragazzi erano stimolati a chiudersi in cantina o in garage per imbracciare gli strumenti e dare il meglio di loro. Ecco perché oggi, quando questo avviene, finisce col riaffiorare tra noi un passato che non passa".
Un super duo ha bisogno di una super band.
Satriani: "E noi l’abbiamo. Quando ti ritrovi accanto Kenny Aronoff alla batteria, Marco Mendoza al basso e Pete Thorne alla chitarra, cos’altro puoi volere? In prova con Steve ogni tanto ci lanciavamo delle occhiate per dirci: wow, senti che groove!".
Aronoff in Italia è conosciuto anche per aver suonato pure nella band di Vasco Rossi.
Satriani: "Kenny mi ha parlato di aver fatto con Vasco spettacoli fantastici. Credo che pure un altro mio amico, Stef Burns, suoni con lui. Stef è un chitarrista favoloso, che prima di trasferirsi in Italia ha vissuto nel Nord California per molti anni e ha suonato con Alice Cooper".
Altri programmi?
Vai: "Fra tre giorni parto con Tony Levin, Adrian Belew e Denny Carey per il Centro-Sud America per una serie di spettacoli dedicati alla musica dei King Crimson anni ottanta, da giugno ad agosto suonerò con Joe, e poi… non posso ancora perché non c’è stato l’annuncio ufficiale".
Satriani: "Con Sammy Hagar dal 30 aprile abbiamo due settimane di concerti al Dolby Theater MGM di Las Vegas dal titolo Best of All World Tour Residency, poi staremo con Steve in Europa per due mesi e, ad agosto, spero di passare il mio tempo a casa a dipingere. Pure nel campo delle arti visive ho un sacco di collaborazioni, ma ci vuole tempo e non ho ancora il dono dell’ubiquità".