LEONARDO DAMEN
Cultura e spettacoli

Lino Guanciale nel corto ’In the box’: "C’è libertà e sperimentazione"

L’attore al festival di Pesaro con un ruolo insolito nel film di Staasch: "Felice di tornare nelle Marche"

L’attore Lino Guanciale è fra i protagonisti di questi giorni a Pesaro

L’attore Lino Guanciale è fra i protagonisti di questi giorni a Pesaro

È stato proiettato al Pesaro Film Festival In the Box, cortometraggio in prima visione assoluta firmato dalla regista Francesca Staasch. Un’opera breve, ma intensa, che affronta solitudine, perdita e bisogno di conforto con sguardo delicato, muovendosi su un confine sottile tra intimità e realtà. Tra i protagonisti, Lino Guanciale, attore amatissimo dal grande pubblico televisivo, che si è misurato qui con un personaggio diverso, introverso, trattenuto.

Marco, il suo personaggio, sembra distante dai ruoli televisivi a cui il pubblico è abituato.

"Lavorare su un cortometraggio è per me un’occasione di ricerca pura, che ho sempre cercato di coltivare. La considero una delle forme di cinema più libere e sperimentali, un orizzonte dove si può testare sé stessi anche su corde meno conosciute. La scrittura di Francesca, che conosco da tempo, mi offriva proprio questa possibilità".

Il corto parla di fragilità. Argomenti troppo spesso evitati? "Sono temi che toccano realtà che non raccontiamo abbastanza. Poche cose ci accomunano quanto la perdita e la finitezza. Lì nascono le storie che parlano davvero di noi. Avere il coraggio di raccontarle permette di crescere. Questo film mostra tre piccole vite, non quelle di grandi eroi. Ma è lì che si annida il cuore di ogni grande storia. Il rimosso, narrativamente, mi affascina. Affrontarlo educa lo sguardo alla realtà".

La sua carriera è attraversata dall’impegno civile. Vale anche per ’In the Box’?

"Non penso che tutti gli artisti debbano impegnarsi in questo senso. Ma quando lo senti, è importante farlo. Per me lo è e questo lavoro ne è un esempio".

In questo progetto ha anche il ruolo di produttore. Perché? "Perché il corto rappresenta uno spazio di libertà, anche nei contenuti. Non autocensurarsi è fondamentale. È una chiamata personale che ora vivo anche oltre alla recitazione".

Che legame ha con le Marche?

"C’è un’affinità. Il paesaggio richiama quello del mio Abruzzo, e lo sport da ragazzo (nelle giovanili di rugby, ndr) mi ha portato qui le prime volte. Prima ancora degli spettacoli teatrali, sono tornato a Pesaro da spettatore, anche al Rof. La Mostra del Cinema ha una storia importante: sono felice di esserci con questo lavoro. In un momento difficile per l’audiovisivo italiano, dove le prime vittime rischiano di essere proprio il cinema indipendente e i corti, è importante continuare a mostrare progetti di questo tipo".

Nei prossimi mesi dove la rivedremo?

"Tornerò su Rai 1 con la terza stagione del Commissario Ricciardi e con Le libere donne di Magliano. Sto girando in questi giorni un film Rai sulla cattura di Matteo Messina Denaro. A teatro, sono artista associato del Piccolo di Milano e presto sarò in scena con un progetto ispirato a Miracolo a Milano. A maggio invece dirigerò un testo di un giovane autore".