
Il Codice Santini è tornato tra le mura del Palazzo Ducale di Urbino, acquistato dallo Stato
Nel Rinascimento c’era una biblioteca preziosissima, da alcuni definita la più ricca e sfarzosa del mondo, con codici illustrati dai più famosi miniaturisti dell’epoca e testi di religione, scienza, filosofia, ingegneria. Era la biblioteca del duca di Urbino Federico da Montefeltro, accresciuta poi dai successori Della Rovere.
Nel 1657, estinta la dinastia, la città fu praticamente costretta dal papa a vendere tutti i codici, che oggi sono uno dei nuclei più preziosi della Biblioteca Apostolica Vaticana. Il destino però ha voluto che un pugno di volumi, per cause ignote, sfuggissero al trasloco.
Da qualche giorno uno di questi, forse il più simbolico, detto Codice Santini dal nome degli ultimi proprietari, è tornato tra le mura del Palazzo Ducale di Urbino, acquistato dallo Stato. Dopo una lunga trattativa coi proprietari che lo avevano messo in vendita, grazie ad un finanziamento del Ministero della Cultura, la Galleria Nazionale delle Marche diretta da Luigi Gallo finalmente può riappropriarsi di un libro ‘nato’ tra le sue mura. Ed è uno dei più simbolici della cultura scientifica e rinascimentale urbinate: infatti le sue 136 pagine di pergamena sono interamente disegnate con macchine ingegneristiche a uso civile e militare.
Nel dettaglio, troviamo macchine civili e idrauliche, macchine da guerra, carri da lavoro, navi o ponti mobili, utensili, strutture lignee, sistemi di rilevamento per gallerie e perfino un orologio. Il libro, che misura 21 per 15 centimetri, è databile agli inizi del Cinquecento e ha una rilegatura in pelle coeva con ricchi decori; più che nei progetti contenuti all’interno, il suo pregio è quello di testimoniare l’interesse per le discipline matematiche e scientifiche nella Urbino del Rinascimento.
L’autore è tuttora sconosciuto: alcuni studiosi lo attribuiscono all’architetto del Palazzo Ducale Francesco di Giorgio Martini, senese, altri all’urbinate Giovanni Battista Comandino, ingegnere militare, altri ancora all’influenza di Leonardo da Vinci, che studiò i disegni martiniani e possedette un suo trattato.
Resta indiscusso ad ogni modo il legame strettissimo con la cultura urbinate del momento, espressa da disegni simili che furono incisi a bassorilievo nelle formelle che ornavano la facciata del Palazzo, dette Fregio dell’Arte della Guerra. L’unica certezza è che un libro ducale è finalmente tornato… a casa sua.
Giovanni Volponi